Coronavirus, in Cina i primi test per un vaccino

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Di Sy Mukherjee – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’epidemia di coronavirus di Wuhan un’emergenza sanitaria globale la scorsa settimana. Ci sono stati più decessi in Cina per questo tipo di virus (più di 350 fino ad oggi, secondo i funzionari sanitari cinesi) di quanto non ce ne siano stati durante l’epidemia di SARS del 2003 – una malattia respiratoria che dall’influenza alla polmonite, ha molte somiglianze con la varietà di coronavirus di Wuhan, soprannominata 2019-nCoV.

Fino ad oggi, i funzionari sanitari globali, inclusa la stessa OMS, hanno sottolineato che il panico non è la risposta ideale a un focolaio, in quanto potrebbe peggiorare le cose, specialmente in paesi con sistemi sanitari relativamente solidi come gli Stati Uniti. Ma in Cina e in altre nazioni con un’alta densità di popolazione, che può accelerare il tasso di infezioni da coronavirus, lo sviluppo di un vaccino potrebbe rivelarsi fondamentale.

Quindi, a che punto siamo?

La biofarmaceutica americana Gilead, nota per i suoi trattamenti per l’HIV e l’epatite C, ha stretto una partnership con il China-Japan Friendship Hospital di Pechino per testare un farmaco antivirale chiamato remdesivir negli umani a Wuhan, il sito di origine apparente dell’epidemia di coronavirus. Le azioni Gilead sono aumentate del 5% nella negoziazione di lunedì.

Atipico per la produzione di farmaci, questo è un esempio di come le società private e le organizzazioni governative possano collaborare in caso di crisi per accelerare le cose. In situazioni di emergenza, le aziende farmaceutiche sono in grado di eseguire prove di sicurezza per dimostrare che i trattamenti non danneggeranno attivamente le persone senza la burocrazia normalmente necessaria per far arrivare sul mercato le nuove terapie.

Sembra che le autorità cinesi siano convinte che la situazione nel Paese sia abbastanza grave da giustificare un approccio così accelerato.

Oltre a Gilead, ci sono un certo numero di aziende biofarmaceutiche che si stanno dando da fare, da Johnson & Johnson a Inovia Pharmaceuticals, a Moderna Therapeutics, a una coalizione di istituti pubblici guidata da ricercatori del Baylor’s College of Medicine: quest’ultimo è in possesso di un vaccino SARS. Secondo il dottor Peter Hotez, preside della National School of Tropical Medicine del Baylor College di Houston, questo vaccino potrebbe essere in grado di proteggere da questo nuovo ceppo di coronavirus date le sorprendenti somiglianze genomiche con il virus che ha portato alla SARS.

Tuttavia, il problema più grande sarà distribuire questi trattamenti sul campo il più rapidamente possibile, e la cooperazione tra aziende e governi in tutto il mondo sarà fondamentale per farlo.

 

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