Forum Sostenibilità, Sileri: i rischi attuali del Mes sono troppo alti

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Ad aprire il secondo giorno di lavori del Forum Sostenibilità di Fortune Italia è stato Pierpaolo Sileri, ViceMinistro del Ministero della Salute, intervistato dal direttore di Fortune Italia, Fabio Insenga.

 

Quali sono le previsioni sul contagio in vista del Natale?

 

Molto difficile oggi dire oggi come passeremo il Natale. Farei una fotografia sulla situazione due settimane prima del Natale, considerando che l’andamento del contagio in Italia va meglio rispetto a due settimane fa, poiché l’impianto nazionale dell’ultimo dpcm e il monitoraggio stretto delle regioni ha determinato la chiusura più o meno severa delle zone rosse e meno severa nelle zone arancioni. Tutto ciò ha determinato una riduzione dell’esposizione al virus e della circolazione del virus stesso e quindi un miglioramento che verosimilmente nelle prossime settimane porterà altre regioni a tornare indietro rispetto al ‘rosso’, e quindi ad avere meno restrizioni. Quindi se dovessi pensare al Natale oggi, direi che a rigor di logica, secondo il monitoraggio, se la regione sarà rossa le restrizioni saranno le stesse che hanno oggi le regioni rosse, se sarà gialla avrà meno restrizioni. Il problema saranno le cene e i momenti conviviali, in cui molte persone insieme e familiari che magari non si vedono da molto tempo, anziani compresi. È chiaro che in questi casi il rischio si alza. Quindi rimarranno le restrizioni attuali, è possibile che qualcosa possa essere allentato, ma aspetterei la prima decade di dicembre per capire esattamente come è la diffusione del virus e ciò che potrà esser fatto. Non dobbiamo abbassare la guardia perché i sacrifici pagati più dalle regioni ora rosse e arancioni ma anche a livello nazionale da coloro che sono deceduti e dalle loro famiglie, da chi si è ammalato e dal personale sanitario non può essere vanificato per una festività sicuramente importante – e mi dispiace doverlo dire in forma molto dura e pragmatica, visto che so qual è la difficoltà e il dolore nel non poter vivere il Natale come ogni anno – Ma purtroppo con l’epidemia che abbiamo, con la circolazione del virus che vediamo e i 700-800 morti al giorno non ci consentono in questo momento una normalità che vorremmo tutti e che avremo solo rispettando le regole. Quando avremo il vaccino la strada sarà in discesa. Ma non buttiamo tutti i sacrifici fatti finora.

Sappiamo che siamo in attesa che il vaccino arrivi. Come pensate di incentivare la popolazione a vaccinarsi?

Dobbiamo aspettare l’ente certificatore che dia l’ok e che arrivino i vaccini, che arriveranno in maniera scaglionata. Considerate che vi sono dei precontratti fatti a livello europeo che consentiranno a tutti i Paesi europei di avere le proprie dosi di vaccino a seconda della tipologia del vaccino. Il gruppo di lavoro qui al ministero fornisce i dati al commissario Arcuri che sarà diciamo l’esecutore del piano, e sono già state comunicate alle regioni le necessità del numero di centri di stoccaggio e di vaccinazione, ci sarà un centro ogni 20mila abitanti. Inizierà a fare il vaccino chi è più fragile, a partire dagli anziani e coloro che sono più a rischio, come la popolazione che lavora in ambito sanitario. Quando si inizierà, verosimilmente a gennaio, poi si procederà nei mesi successivi, ovviamente io ho sempre detto che per alcune categorie debba esserci l’obbligo vaccinale, per delle categorie selezionate. Per il resto immagino che dopo tutto che si è passato in questi mesi la richiesta sarà estremamente alta. Poi monitoreremo quella che sarà la richiesta del vaccino e al momento non credo che sarà necessario un obbligo per tutta la popolazione.

Se l’emergenza coronavirus ha fatto vedere qualcosa è che il sistema sanitario può andare in grande sofferenza.

Non serviva il Covid. Se ricorda i titoli degli anni passati, prima dell’epidemia, gli ospedali vanno in sofferenza ogni gennaio per una banale influenza. Ogni anno abbiamo l’influenza, ed è abbastanza prevedibile. Quindi il sistema in alcune aree era già sofferente prima, in termini di spazi e personale, ma anche tecnologia e servizi sul territorio. Il nuovo coronavirus ha esponenzialmente accelerato queste sofferenze.

Come è possibile quindi rendere più sostenibile il sistema?

Investire. In tecnologia, ospedali e persone. Noi avevamo carenze e tagli, pensiamo ai posti letto e ai posti di terapia intensiva. Se negli ospedali hanno tagliato i posti dedicati alle malattie infettive, ne abbiamo pagato le conseguenze oggi. Le do dei numeri: ogni anno muoiono circa 25-30mila persone per le infezioni all’interno degli ospedali. È un numero altissimo. Abbiamo 50mila morti per il nuovo Coronavirus, ricordiamocelo. È quindi un problema preesistente. Non ci si può nascondere

 

Sta descrivendo un quadro su cui pesano i dati del passato. Servono risorse. Possono essere utili quelle del Mes?

Il problema del Mes è sempre lo stesso. Prendi sicuramente dei soldi che a un primo sguardo potrebbero sembrare vantaggiosi. Ma poi c’è un trattato, con degli articoli ben precisi, e potresti trovarti tra un po’ di tempo, in base ai meccanismi di rientro, a dover pagare un dazio che è superiore a quello atteso. Abbiamo il Recovery fund che consente di fare ottimi programmi per il futuro e per la sanità, come per la digitalizzazione di cui si parla da 20 anni ma su cui purtroppo è stato fatto poco. Al momento il Recovery fund è la scelta migliore. Poi è chiaro che se il trattato fosse cambiato in maniera radicale si può pensare anche al Mes. Ma in questo momento i rischi potrebbero essere troppo alti.

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