Sanità e corruzione, il dipendente precario è un deterrente

Aboca banner articolo

La storia di una persona, con i suoi alti e bassi, può diventare la fotografia di un sistema che non funziona. Giuseppe Schirru è un ex imprenditore che operava nella sanità, nel campo delle protesi mediche, e oggi fa il tecnico ortopedico. L’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina gli ha appena prorogato l’incarico per sei mesi. Nella delibera del 30 dicembre 2020 c’è scritto, testualmente, che la sua consulenza “è un valido supporto e nello stesso tempo un deterrente verso eventuali forniture incongrue da parte delle ditte esterne“. Un dipendente pubblico a termine è quindi un deterrente. La stessa delibera puntualizza poi che “l’incarico può cessare anche prima della scadenza naturale, qualora intervengano nuove direttive assessoriali in merito al conferimento di incarichi”. Quindi, un dipendente pubblico più che precario costituisce un deterrente ma può essere rimosso in qualsiasi momento, a piacimento di un assessore. Sembra un paradosso, ma è tutto nero su bianco.

 

Un’altra delibera precedente della Asp di Messina, del 30 novembre 2020, aggiorna la composizione della Commissione di Vigilanza e Controllo per la verifica dei requisiti delle forniture: Giuseppe Schirru è regolarmente indicato come componente della Commissione, in qualità di consulente tecnico ortopedico.

 

Schirru, in sostanza, continua a fare quello che fa da anni: cerca di far funzionare, nella sanità, un meccanismo che troppo spesso si inceppa per corruzione e incompetenza. E ha il vizio di denunciare, puntualmente, truffe spesso riconducibili all’associazione a delinquere. Quasi sempre, le forniture che va a controllare risultano ‘incongrue’, perché non rispondono ai requisiti minimi previsti. Ha dimostrato più volte che truffare sulle protesi è fin troppo facile e ogni volta è andato fino in fondo, pagandone le conseguenze sul piano personale.

 

Un passeggino che ha un costo di 1015,20 euro viene pagato dalla Asp di Messina 3630,37 euro. Perché? Perché secondo la Commissione in cui opera Schirru, in mezzo, tra le due somme, possono esserci l’appropriazione indebita, gli sprechi, gli abusi. Partono le segnalazioni, mail su mail, ma succede poco o nulla.

 

 

La storia di Giuseppe Schirru viene da lontano. A raccontarla, già nei primi mesi del 2015 all’Adnkronos, è stato lo stesso imprenditore siciliano. Partito da un negozio a Misilmeri, trentatré anni fa, ha allargato progressivamente l’attività della sua Emyr sanitaria ai distretti sanitari di Palermo, Termini Imerese, Cefalù e Pantelleria. E al crescere del volume degli affari sono proporzionalmente cresciute le richieste di mazzette e favori. “Avere a che fare con la continua questua di posti di lavoro, di soldi da parte di medici e funzionari, mi ha portato a prosciugare l’azienda. A forza di pagamenti e regali, l’azienda ha iniziato a indietreggiare”, ha raccontato con un filo di voce Schirru. Poi, nel 2004, la decisione di fermare il meccanismo perverso che lo stava risucchiando. “Ho iniziato a denunciare tutto: le richieste di tangenti da parte dei direttori di banca, per cui ho vinto delle cause civili; le tangenti nel settore della sanità, che hanno portato alle condanne in primo e secondo grado di alcuni funzionari”. Poi è arrivata anche la mafia. “Ho denunciato che persone già condannate al 416 bis chiedevano con insistenza di entrare nella società, ho raccontato tutto nel dettaglio ai carabinieri di Termini Imerese, che si sono rivolti alla Dia…”. La corruzione ha spinto l’azienda al fallimento. “Guadagnavo diecimila euro al mese tutti dichiarati, e sono finito con 700mila euro di debiti tutti rateizzati con Equitalia“, ha sintetizzato Schirru, che è stato costretto a chiudere definitivamente la Emyr sanitaria a marzo del 2015.

 

L’imprenditore da quel momento in poi ha trovato molte difficoltà a trovare lavoro nel suo campo, la sanità. “Sono un tecnico altamente specializzato ma in Sicilia nessuno si fida di uno che ha avuto il coraggio di denunciare e che vuole vivere nella legalità”, ha spiegato già in quell’occasione.

 

Oggi continua la sua battaglia, tra una delibera e l’altra, come un consulente precario che svolge però anche la funzione, nobile e scomoda, del deterrente.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.