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Vaccini, inviata la diffida dell’Italia a Pfizer per tagli alle forniture

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L’Avvocatura dello Stato ha inviato a Pfizer la lettera di diffida con cui si invita l’azienda a rispettare quanto previsto nei contratti di fornitura dei vaccini anti Covid destinati al nostro Paese. Lo rende noto l’ufficio stampa del commissario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri. Il commissario straordinario, si fa sapere, “valuterà inoltre nelle prossime ore le ulteriori azioni da intraprendere, in sede nazionale ed europea, a tutela della regolare prosecuzione della campagna di vaccinazione e, più in generale, della salute dei cittadini”.

 

A quanto si apprende, la lettera richiama Pfizer al rispetto degli impegni contrattuali, e comunica che in caso contrario l’Italia valuterà se proporre le iniziative giudiziarie più opportune. L’obiettivo, spiegano fonti vicine al dossier, non è quello di arrivare a una causa, ma di ottenere l’adempimento del contratto, con il ripristino del flusso regolare delle forniture (-29% la scorsa settimana). Solo in alternativa si valuterà la strada di un’azione per inadempimento, con la relativa richiesta di pagare le penali (il 20% del valore delle dosi non consegnate) e i danni. All’azienda saranno concessi pochi giorni per rispondere. Nel caso in cui la risposta non dovesse arrivare o dovesse essere di segno negativo, ad avviare l’azione legale potrebbe essere la stessa Commissione europea, che ha stipulato con Pfizer i contratti per conto degli Stati. Ma su chi sia legittimato ad agire in giudizio il quadro non è ancora chiaro: secondo l’Italia è competente la Commissione europea, mentre funzionari della stessa Commissione, nei giorni scorsi, interpellati dai nostri, hanno sostenuto che possono essere anche i singoli Stati a promuovere l’azione legale.

 

Tra le possibili cause di inadempimento, nel caso in cui si dovesse arrivare davanti al giudice – il tribunale competente è Bruxelles, la legge quella belga – c’è la decisione di Pfizer di stabilire autonomamente quali Regioni italiane continuare a rifornire regolarmente (sono sei) e in quali ridurre le consegne. Questo aspetto non è regolato dal contratto e l’azienda, sostiene chi si sta occupando del dossier sul versante italiano, avrebbe prima dovuto consultare il commissario straordinario Arcuri, a cui spettava la decisione.

 

Rispetto all’altra ipotesi sul tavolo, l’esposto alla Procura di Roma, che competerebbe direttamente al commissario straordinario Arcuri presentare, chi se ne sta occupando invita invece alla prudenza: l’iniziativa rischia di trasformarsi in un boomerang, perché potrebbe configurare una causa di risoluzione unilaterale del contratto. Davanti a una eventuale indagine per verificare se i vaccini siano stati destinati ad altri Paesi (cosa che Pfizer ha sempre smentito) ed eventuali ipotesi di reato legate alla mancata fornitura, l’azienda farmaceutica statunitense potrebbe prendere la palla al balzo per liberarsi dell’impegno preso con l’Italia e vendere al migliore offerente la nostra partita di vaccini, avverte chi in queste ore sta valutando tutte le possibili iniziative utili a indurre l’azienda farmaceutica a tornare sui suoi passi sui tagli alle forniture.
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