Variante giapponese tra mito e realtà

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Dopo quella inglese, sudamericana e brasiliana, ora è la volta della variante giapponese. Ma dobbiamo davvero allarmarci per questa ennesima variante di Covid-19, che tra l’altro arriva dal Sol Levante alle prese con i preparativi delle Olimpiadi?

A gettare acqua sul fuoco è l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia della facoltà di Medicina dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e fin dai primi mesi della pandemia ‘cacciatore di varianti’ (ha fatto parte del gruppo di scienziati che ha individuato quella italiana). Mentre dal canto suo il virologo dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Roberto Burioni, stigmatizza sui social quello che definisce il ‘varianterrorismo‘, il terrorismo delle varianti.

“La variante B.1.351 (sudafricana) contiene la mutazione E484K (Eek) della quale tanto sentire parlare in questi giorni. Il vaccino Pfizer sembra essere molto efficace contro di essa. Basta varianterrorismo”, twitta lapidario Burioni.

“Nulla di nuovo – sottolinea a sua volta Ciccozzi, sentito insieme ad una serie di esperti dall’Adnkronos Salute – Si tratta della solita mutazione E483K, presente nella variante brasiliana, in quella sudafricana e almeno nel 50% di quella inglese. E’ una variante come tutte le altre che stanno circolando, e non va a inficiare la vaccinazione. Può al massimo diminuire di qualche percentuale l’efficacia dei vaccini, ma per ora funzionano anche contro questa mutazione”.

Questa mutazione “è stata chiamata ‘giapponese’ perché secondo loro (ma su questo non abbiamo certezza, in quanto potrebbe essere sfuggito qualcosa) nasce in Giappone, è stata isolata lì e non si tratterebbe di una mutazione importata dall’estero. Potrebbe essere così, non ci sono dati per affermare il contrario, ma ciò non toglie che sia uguale alle altre. Se davvero è ‘nata’ in Giappone, cioè se abbiamo mutazioni che avvengono in Continenti diversi ma nello stesso punto del genoma del virus (in questo caso il 484) questo potrebbe rientrare tecnicamente nel concetto di ‘omeoplasia’, cioè di ‘convergenza evolutiva’: ciò significa che siamo davanti ai primi accenni che il virus sta evolvendo per potersi adattare al nuovo ospite che siamo noi”, continua Ciccozzi. “Quello che è certo che una vaccinazione importante e seria riuscirà a farlo adattare prima e ad averlo quindi come un compagno di viaggio che ci farà meno male”.

“Se non verranno rilasciate indicazioni che fanno pensare a un’ulteriore evoluzione con cambio di caratteristiche, la variante E484K è una delle mutazioni caratteristiche della variante brasiliana. Chiamarla variante giapponese è per chi ama fare i titoli”, aggiunge Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano. “C’è purtroppo la conferma che anche in Giappone, dove sono estremamente cauti e precisi, si sono ritrovati, e sottolineo a meno che non vengano fuori dati diversi la brutta ma prevedibile sorpresa che si stanno diffondendo dei casi, non moltissimi, della variante brasiliana che era già stata segnalata a gennaio. Le persone che viste a gennaio con quella variante hanno evidentemente lasciato dietro di sé un codazzo di infezioni che, trascorsi alcuni mesi, si ritrovano negli ospedali”.

Sulla variante giapponese (E484K), dunque, “dobbiamo vigilare, con il sequenziamento” ma anche “non fare terrorismo ogni volta che si trova una variante dall’altra parte del mondo. Dobbiamo metterci in testa che, come dovremmo convivere con il virus per anni così dovremmo farlo con le tante varianti che verranno scoperte”, afferma dal canto suo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria.

“In qualche modo come tutte le varianti potrebbe essere più contagiosa, ma non abbiamo certezza che possa sfuggire ai vaccini, occorrono maggiori studi – dice ancora Bassetti – Il Giappone ha gestito molto bene tutte le fasi della pandemia, ma è molto indietro con le vaccinazioni. E’ quindi probabile che essendoci da loro una quarta ondata di casi, la responsabilità sia proprio di questa variante perché il virus sta girando liberamente”.

Ma allora che senso hanno i titoloni sulle varianti, scoperte e cavalcate dalla stampa dopo mesi e mesi di negazionismo da parte di alcuni esperti? Per dire: fino all’estate scorsa abbiamo sentito alcuni grandi nomi affermare che il virus non mutava (sic) e attaccare quanti, come Ciccozzi, lavoravano da mesi analizzando proprio le sequenze del Coronavirus isolate in Italia e nel resto del mondo.

Ormai, invece, “domina il ‘varianterrosimo: ogni variante che compare, si fa terrorismo. E’ normalissimo che un virus nuovo generi varianti, dobbiamo preoccuparci quando queste hanno caratteristiche che le rendono pericolose. La variante inglese, ormai dominante in Italia, è molto pericolosa perché è molto più contagiosa e anche più letale, causa malattia più grave. Poi ci sono la brasiliana e la sudafricana, ma altre varianti preoccupanti non ci sono”, sottolinea Burioni, intervenuto su Rai Radio1.

Inoltre “secondo uno studio condotto dalla stessa azienda – ribadisce Burioni – il vaccino Pfizer sembra funzionare benissimo anche contro questa variante”, ovvero quella giapponese. “Varianti che sono in grado di superare l’immunità indotta dai migliori vaccini non ci sono. Anzi, arrivano notizie eccezionali da Israele, dove, ricordiamoci, domina la variante inglese, ma sono molto avanti con le vaccinazioni”.

Due gli studi “molto interessanti” diffusi in questi ultimi giorni, secondo il virologo: “Il primo descrive come familiari di malati se vaccinati, non si infettano. Mentre dal secondo arriva un primo segno, che è fantastico: stanno calando le infezioni nei bambini, che non sono stati vaccinati. Si sta dunque cominciando a verificare l’immunità di gregge. Una notizia ancora preliminare, ma se confermata è la notizia più bella che poteva arrivare, dopo quella di novembre scorso dell’efficacia dei vaccini” contro Covid-19. Dunque, ribadisce Burioni, “dobbiamo vaccinare il più velocemente possibile”.

Ci piace concludere con le parole dello stesso Burioni su Twitter: “Queste varianti ve le buco“.

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