Covid e vaccini, che estate sarà

Covid Zella
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Mentre la campagna vaccinale va avanti, Covid-19 appare in netta frenata e l’Italia si sveglia questa settimana tutta gialla. Ma come saranno i mesi a venire? E che estate vivremo? L’abbiamo chiesto a Davide Zella, scienziato italiano da anni negli Usa dove è Assistant Professor e co-direttore del Laboratorio di Biologia delle cellule tumorali all’Institute of Human Virology dell’Università del Maryland (Usa) e lavora con Robert Gallo, uno degli scopritori del virus dell’Aids.

Zella – forte anche del fatto che nel Maryland i vaccinati ormai sono “senza mascherina e senza distanziamento all’aperto e al chiuso” – è ottimista.

“L’andamento della pandemia in questo momento sta seguendo lo stesso pattern dell’anno scorso: con l’arrivo della stagione calda, e per una serie di ragioni (alcune delle quali ancora poco chiare), la curva dei casi di Covid cala, perlomeno nelle nostre zone. Non mi spiego bene il caso indiano, probabilmente legato alla variante che sta circolando. Sta di fatto che l’estate sarà analoga a quella dell’anno scorso. E in più quest’anno ci sono i vaccini”.

Ha suscitato molte speranze l’annuncio dell’addio alla mascherina con il beneplacito dei Cdc (Centers for Diserase Control and Prevention), ma come stanno andando le cose negli Stati Uniti? “Molto dipende dai regolamenti locali: alcune città come Baltimora hanno lasciato le restrizioni nei luoghi chiusi fino a che non si raggiungerà il 65% dei vaccinati, mentre altre aree hanno levato tutte le restrizioni sia all’aperto che al chiuso, tranne per trasporti e scuole”.

Torniamo all’Italia: il vaccino sta già funzionando, o il calo dei casi è solo merito della stagione estiva? “Bisogna essere chiari: il vaccino sta avendo un grossissimo impatto su Covid-19, ma lo avrà ancor di più a settembre. L’anno scorso, quando a settembre-ottobre la gente ha iniziato a ritrovarsi al chiuso e sui trasporti, c’è stata un’esplosione di casi e la curva è ripartita. Quest’anno non sarà così, o almeno io sono molto ottimista: Israele ha riaperto del tutto e i numeri dei contagi sono limitati a poche decine di infettati al giorno. Anche la Gran Bretagna ha riaperto e ha numeri che fanno ben sperare. I dati americani sono sullo stesso livello”, dice Zella.

Insomma, l’autunno sarà diverso da quello del 2020.

“Mi aspetto per settembre-ottobre un secondo ciclo di vaccini per chi lo ha concluso molto presto – precisa Zella – Ci potrà essere una recrudescenza di casi di Covid-19 tra i non vaccinati, gli anziani fragili e i soggetti immunocompromessi, che potrebbero perdere gli anticorpi prima degli altri vaccinati. Ma mi aspetto numeri decisamente inferiori a quelli visti fino ad ora. E’ importante che siano state vaccinate le categorie a seconda dell’età, e dunque del rischio”.

Cosa fare adesso? “Occorre monitorare e poi decidere tenendo conto di ciò che accade. In questo caso occorre guardare cosa succede in Israele e in Gran Bretagna e prepararsi. Ma soprattutto bisogna monitorare le varianti, perché potrebbero emergerne alcune importanti per i vaccini. Spostiamo gli investimenti sul sequenziamento, per essere pronti. Non ha senso ritrovarci a chiudere tutto di nuovo”.

E il green pass? “Il concetto di green pass non mi dispiace, tutto sta a vedere come viene implementato. Intanto ha senso se il vaccinato non trasmette (o trasmette pochissimo) il virus, cosa che al momento sembra molto probabile. Inoltre il senso del green pass c’è se si tratta di qualcosa di temporaneo, limitato alla durata della campagna vaccinale. Mentre il concetto del volo Covid free è corretto, ma difficile da portare avanti a lungo, soprattutto in previsione di un aumento notevole del traffico aereo”.

E la mascherina? “Vorrei riflettere su una cosa: in questo momento io metto la mascherina per rispetto di chi non ha ancora potuto fare il vaccino. Poi portarla in ospedale o in presenza di persone immunocompromesse avrà senso, per proteggere possibili soggetti che si possono infettare. Ma non ha senso per i vaccinati portarla all’aperto, oppure essere obbligati a portarla perché in presenza di persone che non vogliono vaccinarsi: in questo caso il problema sarà loro”.

In Italia preoccupa il numero quanti non hanno ancora aderito alla campagna vaccinale, il ‘popolo dei senza vaccino’. Alcuni degli scettici sostengono che sia stato proprio il vaccino a far emergere le varianti. “C’è un numero ’N’ di varianti creato dal virus, ma quando applichi una pressione selettiva (come ad esempio vaccinando) evidenzi alcune di queste varianti, che hanno un vantaggio. Prima non le vedevi, ma non è vero che non ci fossero. Il virus, circolando, continuerà a mutare, e il numero di mutazioni sarà proporzionale al numero di non vaccinati che lo potranno trasmettere. Al contrario sembra che i vaccinati lo trasmettano a un livello bassissimo”, precisa Zella.

“Se dovesse emergere una variante che resiste totalmente al vaccino, allora sì, avrebbe un vantaggio. Ma certo non per questo non si deve fare il vaccino. Semmai, si svilupperà un nuovo vaccino adatto a contrastarla”.

Ma allora alla lunga questo virus scomparirà oppure no? “Gli altri due coronavirus che circolano maggiormente nella popolazione non sono scomparsi, e a questo punto è difficile che Sars-Cov-2 scompaia. Penso piuttosto che riusciremo a controllarlo. L’effetto del vaccino in Israele si è visto in maniera drammatica con il 55-60%% della popolazione vaccinata con una o due dosi. In Italia già si potrebbe vedere in alcune aree, come la Bergamasca, dove il virus ha circolato in precedenza in modo pesante. Insomma, in alcune zone, considerando i vaccinati e i guariti, l’immunità di gregge potrebbe essere già stata raggiunta”.

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