Tumore al seno, verso un nuovo approccio olistico

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Riaccendere i riflettori sul tumore al seno in Italia. Questo l’obiettivo di un documento realizzato da Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Novartis Italia, dal quale emerge la proposta di un approccio nuovo e olistico per la gestione della neoplasia più diagnosticata nelle donne.

Una “pandemia” che rischia di restare silente, oscurata dall’emergenza Covid-19: secondo un’indagine dell’Osservatorio Nazionale Screening nel 2020 ci sono stati oltre 600mila test mammografici in meno. Si stimano circa 2.800 diagnosi di tumore al seno perse.

Questi numeri dicono che, nonostante gli indubbi progressi registrati in termini di sensibilizzazione, prevenzione e innovazione medico scientifica, è necessario mantenere alta l’attenzione sul tumore al seno, per superare le resistenze e le criticità ancora presenti nell’approccio a questa patologia oncologica e rispondere più efficacemente alle esigenze delle donne che ne sono colpite, mettendo a frutto i risultati raggiunti e le positive esperienze fin qui effettuate.

Con questo spirito Fondazione per la Sussidiarietà e Novartis Italia hanno coinvolto le principali associazioni di pazienti in quest’area terapeutica, Andos onlus, Europa Donna Italia, IncontraDonna Onlus e Salute Donna Onlus nella messa a punto di una proposta di policy, da sottoporre ai legislatori, che inquadri il tema del tumore al seno in Italia nella sua dimensione non solo sanitaria ma anche sociale, in virtù del ruolo trasversale che la donna ricopre nella collettività.

Il documento di analisi e di proposta – realizzato con il contributo determinante di queste associazioni, per la prima volta impegnate in un progetto comune – e con la supervisione scientifica di Giuseppe Curigliano dell’Istituto Europeo di Oncologia, si sviluppa in un’ottica che mette al centro la paziente in ogni fase del percorso, dalla prevenzione alla diagnosi, dal trattamento alla vita oltre la patologia in un’ottica di sostenibilità sociale e di inclusione.

Una proposta di policy che tiene conto anche delle linee di indirizzo della “medicina di genere”, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità identifica come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche, socio-culturali e economiche sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

Secondo l’Istat oggi una donna italiana vive in media almeno 5 anni in più dell’uomo, ed è soggetta ad ammalarsi di alcune patologie più del doppio rispetto alla popolazione maschile (è il caso ad esempio di alcune malattie neurologiche come la sclerosi multipla o, appunto, il tumore al seno). Per questo occorre ripensare al modo in cui vengono approcciate diagnosi e cura di neoplasie come il tumore al seno, che hanno un alta incidenza femminile.

“Ci incontriamo intorno ad un tema che tocca profondamente la vita delle donne – ha spiegato Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia – Il tumore al seno ne colpisce ogni giorno un numero elevato. Si tratta, allora, di tenere alta l’attenzione e di promuovere al riguardo una consapevolezza seria e diffusa, e di mettere in atto politiche che permettano sempre più efficacemente l’accesso delle donne alla prevenzione. Rendere concreto questo impegno per le donne di tutte le età e in tutti i territori del nostro Paese è contribuire a inverare non solo il diritto alla salute ma anche quel principio di pari opportunità che ci anima come Paese”.

“La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere, con nuova forza, la capacità di reazione e aggregazione delle persone per rispondere collettivamente ai nuovi e vecchi bisogni, in una ritrovata dimensione di comunità”, ha detto Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, “in questo si mostra l’importanza della cultura sussidiaria anche nell’alleviare le sofferenza, nel rendere più efficaci la prevenzione e la stessa cura delle malattie”.

Le proposte di sistematizzazione e ottimizzazione degli interventi contenute nel documento sono in linea con quanto indicato nel Piano Europeo di lotta al cancro e si sviluppano attorno alle diverse aree di miglioramento individuate: prevenzione, diagnosi, trattamento e vita con e oltre il cancro al seno

In quella della prevenzione, la criticità maggiore è senza dubbio la disomogeneità territoriale relativa ai programmi di screening mammografico, con forti disparità tra Nord e Sud del paese in merito alla diffusione dei presidi, all’aggiornamento della strumentazione e alla definizione dei criteri anagrafici per accedere allo screening stesso. Intervenire in quest’area è urgente, soprattutto per recuperare il terreno perduto nel corso della pandemia, che ha visto un crollo di queste attività di prevenzione secondaria.

Sensibili le disparità territoriali anche per quanto riguarda la diagnostica, area anch’essa pesantemente condizionata dall’emergenza Covid. Particolarmente critica, in ambito diagnostico, è l’insufficiente accessibilità ai test di analisi dei profili di espressione genica.

“È estremamente importante estendere a tutti, secondo criteri di omogeneità, inclusività e gratuità, l’accesso alle tecnologie di sequenziamento genico che ci aiutano a individuare con precisione le mutazioni genetiche che possono predisporre a un determinato tipo di patologia”, ha sottolineato Curigliano. “Questa è la premessa indispensabile per definire con maggiore appropriatezza e con tempestività i percorsi terapeutici più indicati per ogni paziente, nei quali possono svolgere un ruolo decisivo i farmaci a bersaglio molecolare di nuova generazione, che hanno le potenzialità di rivoluzionare il percorso di cura.”

Altrettanto importante, per migliorare l’approccio alla patologia, è sviluppare al massimo l’integrazione delle professionalità e delle competenze multidisciplinari che definiscono e gestiscono il percorso diagnostico-terapeutico della paziente.

In sintesi, nelle proposte di policy sulla gestione del tumore al seno presentate a Roma ci sono le indicazioni e i suggerimenti per un reale salto di qualità, che segni il passaggio da una cultura della prestazione a una cultura della presa in carico della paziente.

“Con questa iniziativa abbiamo voluto fornire un contributo nella gestione di una patologia in cui Novartis è impegnata in prima linea. Contributo che sentivamo necessario alla luce della riorganizzazione del sistema salute, nella fase che seguirà alla pandemia da Covid-19”, ha concluso Luigi Boano, General Manager di Novartis Oncology Italia.

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