Sanità, in Lombardia 216 case di comunità

Lombardia, Milano
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La Lombardia si porta avanti con la riforma della sanità regionale. E punta tutto sul territorio e sulle “case della comunità”. Ne realizzerà ben 216 per cercare di avvicinare il Servizio sanitario regionale ai cittadini, e non viceversa.

Questo è quanto prevede la revisione della Legge regionale della sanità licenziata dalla giunta di Regione Lombardia, che dovrà poi passare al vaglio del Consiglio regionale.

Si tratta di un passo importante per una Regione che ha sempre puntato tutto sull’assistenza ospedaliera e poco sul territorio. Come del resto abbiamo visto nella gestione della pandemia da Covid-19.

Forse si è imparata la lezione. Forse ci si prepara ad allinearsi con il Pnrr e con il dictat “più sanità territoriale”. Cosa ciò voglia dire esattamente in concreto dovremo vederlo quando le mission previste dal Pnrr saranno messe a terra.

Intanto in Lombardia si vuole “rafforzare la sanità territoriale, evitare i ricorsi inappropriati in Pronto Soccorso attraverso la realizzazione di strutture dove, grazie al coinvolgimento dei medici di medicina generale e alla loro collaborazione con gli specialisti ospedalieri, i cittadini possano trovare una risposta migliore ai propri bisogni di salute”, ha detto il presidente della Regione Attilio Fontana.

E quindi sotto il vessillo della Rosa Camuna potrebbero spuntare 216 Case di comunità e 64 ospedali di comunità, che Fontana prevede che diventeranno “i punti di riferimento per la presa in carico dei lombardi e per l’attuazione della medicina di prossimità”.

Tutto ciò nonostante da più parti Case di comunità et similia siano fortemente contestate. Soprattutto per il dubbio che una struttura ogni 50 mila abitanti sia realmente in grado di rispondere alle esigenze di salute dei cittadini, come continua a ripetere il presidente Fofi e vicepresidente della Camera, Andrea Mandelli.

Specie se si pensa alle esigenze di visite e consulti periodici di tutte le cronicità, ha sottolineato recentemente il presidente di Federfarma Marco Cossolo.

Critica verso queste “case” anche Cittadinanzattiva che, per parola del segretario Anna Lisa Mandorino, si chiede se sia davvero necessario realizzare nuove strutture, piuttosto che rendere più efficienti e rispondenti ai desiderata di salute della popolazione quelle già esistenti. Magari anche con lil potenziamento del digitale, altro punto su cui si focalizza il Pnrr.

Ma tant’è. E in Lombardia il sentiero pare segnato. “Con questo provvedimento inizia una nuova fase. Abbiamo imparato quanto sia importante mettere a sistema l’innovazione tecnologica all’interno dei percorsi di presa in carico. Per questo le Case di comunità, che potranno essere gestite dai medici di medicina generale, anche riuniti in cooperativa, saranno dotate di attrezzature all’avanguardia e di telemedicina che favoriranno le cure domiciliari”, ha aggiunto Fontana. Che però ha anche messo sotto la lente il nodo del personale, lanciando una richiesta ben poco velata al governo: “I maggiori investimenti” devono andare “di pari passo con l’incremento delle borse specialistiche e il superamento dei numeri chiusi soprattutto per le branche più carenti”.

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