G20, Patto di Roma per vaccinare il mondo

G20 Speranza
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Un Patto per vaccinare il mondo e prepararlo, meglio, a gestire future pandemie, facendo tesoro della lezione di Covid-19.

“Vogliamo portare i vaccini” contro Covid-19 “in tutto il mondo e faremo gli investimenti che sono necessari“, ha spiegato infatti il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la conferenza stampa finale del G20 della Salute, a Roma.

“Noi dobbiamo assumere impegni di bilancio, ma poi gli impegni di bilancio non possono diventare una camicia di forza“, ha sottolineato Speranza. “Io l’ho detto in altre occasioni: è la quantità di diritto alla salute che dobbiamo tutelare a decidere le cifre e i numeri dei nostri bilanci. Non è che noi mettiamo una cifra e poi siamo vincolati a quella cifra e se quella cifra non dovesse bastare ci possono essere comunità che restano senza vaccino”.

Ma poi i finanziamenti saranno sufficienti? “Si parte dall’obiettivo politico istituzionale, noi vogliamo portare i vaccini in tutto il mondo. E faremo gli investimenti che sono necessari. Basteranno quelle risorse? Bene. Ne serviranno altre? I Paesi del mondo si impegnano in questa direzione“.

Si è chiusa così a Roma, ai Musei Capitolini, la ministeriale Salute del G20, un appuntamento di recente istituzione ma diventato rapidamente di importanza strategica a causa della pandemia. La salute rappresenta il tema centrale della presidenza italiana del G20, ed è entrata con forza in tutte le riunioni di alto livello e nel dialogo con la membership e i gruppi di ascolto, a cominciare dal Global Health Summit svoltosi a Roma a fine maggio.

Tutto questo, ricorda il ministero della Salute, avviene in coincidenza con la contemporanea presidenza italiana del Cop-26, di cui siamo co-Chair con il Regno Unito, ciò che dà al nostro Paese un’occasione unica di guidare il dibattito sulle principali questioni globali in un momento di straordinaria rilevanza.

La Ministeriale Salute si è strutturata in tre parti. La prima sessione è stata dedicata all’impatto del Covid-19 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. La prolungata emergenza sanitaria ne minaccia l’avanzamento, con stime che indicano come per alcuni obiettivi il ritardo accumulato possa essere di decenni, particolarmente in determinate aree del mondo, e rende gli sforzi per il loro conseguimento ancora più urgenti e prioritari.

“Appare sempre più chiaro come una risposta efficace alla pandemia debba comportare un migliore sostegno ai Paesi più fragili”, sottolineano dal dicastero di Speranza. Particolare attenzione è stata inoltre rivolta all’obiettivo della parità di genere, altro tema caro alla presidenza italiana.

Il G20 Salute ha avuto come messaggio centrale il mandato a “build back better” così come la realizzazione di una maggiore resilienza, di fronte alle crisi sanitarie e non solo.

Migliorare i sistemi sanitari su scala globale, nazionale e locale a partire dalle cure primarie e investire importanti risorse nella salute e nel benessere sarà di importanza capitale per sostenere nel lungo periodo il progresso socio-economico mondiale e arrivare ad una maggiore prosperità condivisa. Andrà quindi perseguita una ripresa che tenga conto delle lezioni apprese durante la pandemia.

La seconda sessione ha fornito indicazioni specifiche su questi cambiamenti. È stata affrontata la domanda su cosa occorra fare per prevenire, essere meglio preparati e rispondere alle pandemie del futuro, a cominciare da come raggiungere una migliore capacità di collaborazione e coordinamento a livello internazionale, il cui perno dovrà continuare ad essere l’Oms. E proprio dall’Organizzazione mondiale della sanità sono arrivate richieste precise ai Paesi del G20.

Nella consapevolezza che le ultime crisi sanitarie hanno avuto nella relazione uomo-animale- ambiente i principali fattori determinanti, una delle risposte chiave che i G20 suggeriscono è quella di rafforzare l’approccio One Health, che racchiude in un concetto olistico salute umana, animale e ambientale come determinanti della nostra salute e del nostro benessere, per i quali sono essenziali tra gli altri lo sviluppo sostenibile, i sistemi alimentari, la lotta al cambiamento climatico.

Ma la crisi ha fatto emergere anche l’importanza di avere sistemi sanitari solidi ed efficienti, superando decenni di investimenti inadeguati. Fra i deliverable della riunione vi sono state le indicazioni sulla necessità della raccolta dei dati e della loro condivisione attraverso le frontiere sfruttando le opportunità offerte dalla tecnologia digitale.

Un altro importante focus si è concentrato sui professionisti della salute, a tutti i livelli, che si sono trovati in prima linea nel contrasto a Covid-19. Sono state affrontate le questioni della loro formazione e del loro dispiegamento in situazioni di emergenza, un’idea nata da un progetto specifico dell’Istituto Superiore di Sanità denominato Laboratorium, in collaborazione con l’Oms, che trae origine dall’esperienza vissuta nel periodo più acuto della crisi.

La terza sessione, infine, ha preso in esame i “control tools” che ci stanno permettendo di contrastare con efficacia la pandemia. I G20 hanno affrontato il tema dell’individuazione delle migliori strategie globali possibili per sostenere lo sviluppo e l’equo accesso a vaccini, medicinali e diagnostica.

Covid-19 ha mostrato come ricerca scientifica, collaborazione internazionale e partnership pubblico-privato riescano a produrre risultati eccezionali, fra i quali la creazione di vaccini sicuri ed efficaci nel giro di pochi mesi. Occorrerà proseguire su questa strada, fornendo l’indispensabile sostegno a ricerca e sviluppo di prodotti innovativi, in grado di far fronte alle varianti, incoraggiandone la produzione a livello globale, regionale e locale, nonché rafforzando la resilienza delle filiere produttive e l’efficacia del trasferimento tecnologico.

Solo uniti si vince la pandemia. Ecco perché i ministri del G20 hanno discusso inoltre di come assicurare l’accesso più largo possibile ai vaccini da parte della popolazione mondiale, a partire dai meccanismi di collaborazione esistenti, compreso tramite donazioni di dosi per far fronte alle esigenze più immediate. Occorrerà inoltre colmare il deficit finanziario dell’Access to Covid-19 Tools Accelerator, in particolare nei pilastri dedicati alle cure e alla diagnostica, che continueranno ad essere rilevanti per la gestione della pandemia insieme ai programmi di vaccinazione.

Insomma, dalla riunione dei ministri della Salute del G20 è uscito un messaggio rafforzato di cooperazione, solidarietà ed equità, nella convinzione che “nessuno debba essere lasciato indietro”.

“Abbiamo scritto delle cose impegnative, già dentro questa dichiarazione di 33 punti, ma come è noto il nostro lavoro non finisce qui”, ha aggiunto il ministro Speranza. “Da qui a poche settimane ci sarà una riunione dei ministri della Salute con i ministri delle Finanze: quello sarà un altro momento decisivo, in cui andare a individuare risorse specifiche per finanziare tutti gli strumenti che abbiamo messo in campo”.

Il Patto di Roma è infatti una dichiarazione d’intenti in 33 punti, approvata all’unanimità, che non trascura i bisogni di salute dei Paesi più deboli: “Dobbiamo continuare a sostenere lo sviluppo di capacità per tutti i governi, specialmente in Africa, che necessitino di supporto per rafforzare i loro sistemi sanitari e fornire servizi di alta qualità per le Neglected Tropical Diseases (Ntd). Tenere sotto controllo le Ntd può aiutare ad arginare altre minacce sanitarie future e gli interventi di comunità contribuiscono ad assicurare che nessuno rimanga indietro“, si legge nell’ultimo punto del documento.

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