Un Apple Watch per misurare lo stress da Covid-19

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Lo stress del personale sanitario in risposta alla pandemia di Covid-19 è stato inimmaginabile, ed è difficile da comprendere e da oggettivare. Ma adesso lo studio ‘Warrior Watch’ del prestigioso Mount Sinai Health System (che comprende 7 grandi ospedali a New York), appena pubblicato su Journal of Medical Internet Research, dimostra che il livello di stress si può misurare semplicemente indossando un Apple Watch.

La ricerca, condotta su 361 dipendenti, tutti dotati di Apple Watch, si è andata a concentrare sulla variabilità della frequenza cardiaca, come indice di un’alterazione del sistema nervoso simpatico, indotta dallo stress.

Queste registrazioni sono state confrontate con i dati di una survey settimanale che i partecipanti compilavano su un’apposita app e relativa ad argomenti quali lo stress percepito, la resilienza, il fatto di avere o meno a disposizione un supporto emotivo, la qualità di vita e il grado di ottimismo.

I risultati dimostrano che gli operatori sanitari dotati di elevata resilienza e con un importante supporto emotivo presentavano dei pattern di risposta allo stress da parte del sistema nervoso autonomo diversi da quelli con scarsa resilienza e supporto emotivo. Il sistema nervoso autonomo è il componente principale della risposta dell’organismo allo stress e può essere valutato misurando la variabilità della frequenza cardiaca.

“Il nostro studio – sostiene il professor Robert P. Hirten, gastroenterologo presso l’Icahn School of Medicine del Mount Sinai e componente dell’Hasso Plattner Institute for Digital Health e del Mount Sinai Clinical Intelligence Center (Mscic) – dimostra l’importanza del supporto emotivo e della resilienza nel mitigare l’effetto dello stress sugli operatori sanitari, durante la pandemia di Covid-19, tuttora in corso. Valutare questi elementi dunque consente di individuare i lavoratori più a rischio di effetti dello stress a lungo termine (il cosiddetto stress longitudinale) e indirizzare quindi le autorità sanitarie nell’allocazione delle risorse di salute mentale per questi dipendenti a rischio”.

“L’esperienza di questa pandemia – commenta il professor Zahi Fayad, direttore del BioMedical Engineering and Imaging Institute e cofondatore del Mscic al Mount Sinai – è risultata particolarmente stressante soprattutto per gli operatori sanitari, e dobbiamo dunque fare in modo di offrire loro supporto, soprattutto alla luce della persistenza del virus. Questo studio è uno dei primi a documentare in maniera oggettiva non solo il carico che questa pandemia ha esercitato sulla salute dei lavoratori, ma anche l’importanza della resilienza e del supporto sociale, come strumenti concreti per offrire loro un valido supporto”.

Una precedente tranche dello studio Warrior Watch aveva dimostrato che gli orologi ‘intelligenti’, erano in grado di segnalare l’inizio di Covid-19, fino a una settimana prima della diagnosi ufficiale con il tampone; in questo caso veniva monitorata l’attività fisica dei partecipanti per individuare sfumate variazioni nella variabilità della frequenza cardiaca, che segnalavano appunto l’inizio dell’infezione.

È presto, naturalmente, per prevedere se i wearable device entreranno un giorno a far parte delle visite di sorveglianza sanitaria ma intanto, almeno a livello di ricerca, gli orologi smart hanno dimostrato di poter offrire informazioni preziose.

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