Medici di famiglia dipendenti? Le controproposte Fimmg

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Ancora un secco no alla dipendenza dal Servizio sanitario nazionale dei medici di famiglia, in difesa di un rapporto libero professionale basato sulla autonomia dei camici bianchi del territorio e sul rapporto fiduciario con i cittadini che devono restare liberi di scegliere il proprio dottore.

Ma anche la consapevolezza della necessità di innovazione per gli ambulatori dove opera il medico di famiglia, a partire da più tecnologie e adeguato personale di studio. Sono alcuni punti del documento “Per una riforma della medicina generale”, la proposta della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), trasmessa alle istituzioni. Una sorta di controproposta, dunque, che analizza l’esistente con in mente il futuro delle cure sul territorio.

Quattordici pagine che rispondono, in parte, alle proposte delle Regioni che, tra le altre cose, prefiguravano proprio un cambiamento del rapporto di lavoro di medici di famiglia e pediatri attraverso forme di accreditamento o passaggio alla dipendenza.

“L’attuale status giuridico del medico di medicina generale (libero professionista convenzionato) è il solo che prevede e consente la libera scelta del cittadino e di conseguenza l’instaurarsi di un rapporto di fiducia. Non è in contrapposizione con l’impostazione data dal Pnrr, anzi rappresenta un tassello fondamentale nel garantire un equo accesso al sistema sanitario pubblico ed un volano importante nel concorrere agli obiettivi del Piano. Giudicare il rapporto di lavoro libero professionale convenzionato come un orpello è una visione miope, che testimonia la scarsa capacità di cogliere l’opportunità che il periodo post pandemico può dare nel consentire di rendere omogeneo su tutto il territorio nazionale l’accesso al servizio pubblico, con una logica di appropriatezza e professionalismo”.

Il documento, sottolinea Adnkronos Salute, parte dalla constatazione che la pandemia ha evidenziato i limiti attuali dell’organizzazione del territorio e indicato più chiaramente la necessità di riforma. La medicina generale, dice la Fimmg “è un Lea”, Livello essenziale di assistenza.

“Le Case di Comunità possono rappresentare indubbiamente un’ulteriore opportunità solo se realizzeranno un’offerta assistenziale integrativa e non sostitutiva nel sistema attuale delle cure territoriali, opportunità che solo in questo modo sarà di potenziamento come sembra dichiarare politicamente l’investimento del Pnrr”, si legge nel documento critico rispetto alla proposta delle Regioni che dà un ruolo preponderante alle Case di comunità a cui i medici di famiglia dovrebbero obbligatoriamente aderire.

La Fimmg respinge anche ‘l’accusa’ al territorio di essere, a causa delle sue carenze, causa di sovraffollamento dei Pronto soccorso. “I numeri ci dicono che le prestazioni di primo livello erogate sul territorio sono talmente superiori da poter affermare che gli accessi impropri al pronto soccorso non possono essere attribuibili ad una carente risposta da parte del territorio. Il problema del Pronto soccorso è strettamente legato alla difficoltà di assorbire tutte le persone che si rivolgono ad esso in modo appropriato e che non trovano posto successivamente al primo soccorso nelle sedi adeguate. Va poi considerato che la difficile situazione economica del Paese orienta spesso molti cittadini a rivolgersi al Pronto soccorso” per ottenere prestazioni gratuite che in altre sedi rappresenterebbero costi che il paziente non può sostenere.

La parte finale del documento è dedicata alle proposte della Fimmg, che si basano “sull’autonomia organizzativa” del medico e sui microteam che garantiscono l’assistenza, “sulla base dei criteri definiti dal contratto nazionale”.

I micr team sono “unità di medici di famiglia, personale sanitario e amministrativo, organizzati, in relazione ai bisogni assistenziali della popolazione assistibile, in modalità associative diverse con possibilità di condivisione del personale di studio, degli spazi, della rete informatica etc”.

La proposta prevede un’articolazione attraverso le associazioni della medicina generale Aft (aggregazione funzionale territoriale) che “possono rappresentare l’unità cosiddetta ‘spoke’ della Casa della Comunità”. Queste ultime “possono rappresentare uno strumento di integrazione delle prestazioni erogate nel territorio, attraverso la creazione di reti di prossimità, strutture e attività di telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale in modo da coordinare i servizi offerti sul territorio, favorire la multidisciplinarietà dei professionisti della salute nella integrazione socio-sanitaria, nonché la domiciliarità delle cure che diventa il luogo elettivo della assistenza e dell’accompagnamento lungo i percorsi di salute”.

Per la realizzazione delle proposte, Fimmg sottolinea come sia “necessario individuare, nella prossima legge di bilancio, un finanziamento specifico e adeguato alla fornitura alla medicina generale delle risorse umane, professionali e strumentali che consentano l’evoluzione del Sistema medicina generale”.

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