Microbiota, scoperto il legame tra intestino e ansia

microbiota Humanitas

Un altro segreto del microbiota svelato dalla scienza. Quattro ricercatrici di Humanitas hanno descritto per la prima volta al mondo il funzionamento di una barriera cerebrale: quando si chiude per proteggere il cervello dall’infiammazione dell’intestino, genera stati di ansia e depressione.

Depressione e ansia accompagnano spesso chi soffre di malattie croniche intestinali, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Non a caso per la comunità scientifica c’è un legame tra intestino e cervello. Ora su Science un team di ricercatrici di Humanitas, coordinato da Maria Rescigno, capo del Laboratorio di immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e docente di Patologia Generale di Humanitas University, ha pubblicato i risultati dello studio che apre nuovi scenari nella conoscenza del funzionamento di una delle barriere (o interfacce) fra circolo sanguigno e cervello, il plesso coroideo.

Lo studio è tutto in rosa: lo firmano Sara Carloni, microbiologa di Humanitas University, Michela Matteoli, docente di Farmacologia di Humanitas University, direttore dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr e Simona Lodato, capo del Laboratorio di Neurosviluppo di Humanitas e docente di Istologia ed Embriologia di Humanitas University.

“A livello del plesso coroideo abbiamo documentato il meccanismo che blocca l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori originati nell’intestino e migrati verso altri organi grazie al flusso sanguigno. A tale fenomeno è associato un isolamento del cervello dal resto dell’organismo che è responsabile di alterazioni comportamentali, tra cui l’insorgenza di stati di ansia – spiega Maria Rescigno – Questo significa che tali condizioni del sistema nervoso centrale sono parte della malattia e non solo manifestazioni secondarie”.

Rescigno è esperta di microbiota e immunità a livello internazionale (suo il libro “Microbiota, arma segreta del sistema immunitario”) e da 5 anni porta avanti un ampio progetto finanziato dall’European Research Council per conoscere il funzionamento della barriera vascolare intestinale, descritta per la prima volta nel 2015 dallo stesso gruppo. La barriera intestinale ha la funzione di proteggerci dal mondo esterno, ad esempio dai microbi che possono entrare nel nostro corpo attraverso il cibo.

Il plesso coroideo è una struttura cerebrale che normalmente consente l’ingresso di sostanze nutritive e cellule immunitarie nel cervello, e filtra il liquido cerebrospinale. La sua attività di membrana vascolare, in grado di aprirsi e chiudersi, come un ‘cancello’, a seconda dello scenario circostante era ignota. “Lo studio dimostra che tale ‘cancello’ si chiude di fronte al pericolo di una forte infiammazione intestinale, per impedire il propagarsi dell’infiammazione al cervello – descrive Carloni – con conseguente sviluppo di ansia e depressione”.

“La scoperta che una barriera vascolare del plesso coroideo si riorganizzi e si chiuda per bloccare l’ingresso di sostanze tossiche prodotte in seguito a una patologia intestinale è di grande interesse”, specifica Simona Lodato. “Ora abbiamo le prove che la comunicazione intestino-cervello è alla base di una corretta attività cerebrale e questo apre importanti domande su tante altre patologie, in primis su quelle neurodegenerative” conclude Michela Matteoli.

Le ricercatrici sono arrivate a questa scoperta a partire dallo studio delle pareti vascolari delle membrane intestinale e cerebrale, da una prospettiva immunologica e infiammatoria.

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