Indennità per operatori del Pronto soccorso, la novità

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Dal 2022 un’indennità per medici, infermieri e altri operatori sanitari che lavorano in pronto soccorso. La novità, prevista nella legge di Bilancio, punta a fronteggiare la carenza e l’emorragia di personale, chiamato a operare spesso in condizioni difficili, anche prima di Covid-19. Con un investimento totale di 90 milioni di euro destinato a chi lavora in prima linea.

“Medici, infermieri e professionisti sanitari dei Pronto Soccorso affrontano quotidianamente l’emergenza e lavorano sovente in condizioni di stress. Per questo ho proposto che dal prossimo anno venga aggiunta alle loro retribuzioni un’indennità accessoria. Servirà a rendere più forte la prima linea del nostro Servizio sanitario nazionale a cui dobbiamo tutti dire grazie”, annuncia il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Una novità che incassa il plauso dei medici, ma anche qualche critica: si evidenzia infatti l’esigenza di un intervento strutturale, che restituisca prospettive ai professionisti dell’emergenza. “Apprezziamo molto la sensibilità del ministro della Salute, Roberto Speranza, nei confronti dei sanitari che lavorano nei pronto soccorso e nelle strutture di emergenza del Ssn, attraverso un’azione concreta che prevede il finanziamento di 28 milioni di euro per i medici come indennità aggiuntiva a decorrere dal 2022″, sottolinea Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed, commentando l’iniziativa del ministro per incentivare economicamente i professionisti sanitari delle emergenze. Ma non basta: Quici chiede al contempo un “intervento strutturale”.

“Ci rendiamo conto che si tratta di un segnale di attenzione verso i medici che lavorano in condizioni di grave precarietà e rischio; tuttavia – prosegue infatti Quici – riteniamo che occorra un intervento strutturale che recuperi ‘motivazione’ per quei professionisti che svolgono tutto il loro lavoro nei pronto soccorso, sulle autoambulanze, nelle strutture di emergenza. Disertare l’accesso alla scuola di specializzazione in Medicina di urgenza rappresenta un campanello di allarme di non poco conto, ma gli interventi che la Federazione Cimo-Fesmed chiede sono di tipo strutturale, avulsi da interessi di parte ma funzionali al vero fabbisogno dei cittadini nell’ambito della sicurezza delle cure e degli stessi operatori sanitari”.

“Troppi disegni di legge in cantiere, troppi contratti di lavoro differenziati, troppi stati giuridici, troppe organizzazioni che non fanno altro che favorire l’ingresso di troppi stakeholder. Cimo-Fesmed rilancia ancora una volta la necessità di avere una rete unica dell’emergenza e uno stato giuridico unico del personale ma, soprattutto, rilancia l’ipotesi che l’intero sistema di emergenza diventi la ‘quarta’ gamba del Ssn perché oggi, è terra di tutti e di nessuno, predata da interessi diversificati che non risolvono – conclude il sindacato medico – i problemi dei cittadini e degli stessi operatori sanitari”.

Anche Anaao Assomed esprime apprezzamento per l’istituzione dell’indennità specifica per il Pronto soccorso, prevista nella legge di Bilancio. “Essa però rappresenta solo un piccolo passo, insufficiente a risolvere la crisi che investe un settore architrave dell’intero Ssn, sia per la sua irrisorietà, quasi un’inezia in termini economici, sia perchè da sola non incide su condizioni di lavoro al limite della sopportabilità, quotidianamente testimoniate dalle fughe fin dalla formazione specialistica e dalla crisi vocazionale”, evidenzia il sindacato. “C’è da scommettere che un finanziamento di questa entità, per di più isolato, non fermerà l’emorragia dei colleghi dai reparti di emergenza, attratti sempre più spesso dalle sirene del privato e delle cooperative. Gli eroi della pandemia, tutti, nessuno escluso, meritano di più e si aspettano dal governo qualcosa di più di una foto ricordo con i grandi della terra”, conclude con un po’ di amarezza Anaao Assomed.

“L’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha proposto un’indennità accessoria per i medici e gli infermieri dei pronto soccorso, va nella direzione auspicata dalla Fnomceo: quella di rendere attrattivo il nostro Servizio sanitario pubblico, arginando l’emorragia di professionisti specializzati proprio da questi presidi così cruciali. Più in generale, quella di investire risorse nella valorizzazione del capitale umano, riconoscendone il ruolo di muro portante del nostro Ssn – commenta il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli – È sacrosanto valorizzare l’operato e la professionalità di questi colleghi, non solo migliorandone le condizioni di lavoro, ma anche con incentivi economici”.

“I ritmi insostenibili, l’altissimo livello di stress psicofisico, l’elevato rischio di aggressioni, il proliferare di denunce e citazioni in giudizio, spesso temerarie, demotivano i medici che lavorano nei pronto soccorso, spingendoli a trasferirsi in altri reparti o a migrare verso il privato. Solo la scorsa settimana sono state due le aggressioni in un pronto soccorso, quella ai danni della collega di Prato e quella contro due infermieri a Pesaro. Mentre è di questa mattina la violenza perpetrata a Pozzuoli, dove ieri il parente di una paziente ha cercato di strangolare un medico, sempre del pronto soccorso”.

“Altrettanta attenzione va riservata al personale del 118, che gestisce l’emergenza-urgenza sul territorio – aggiunge Anelli – Anche qui, le ambulanze sono sempre più sguarnite di medici. Un vero e proprio allarme, come dimostrano i recenti casi di cronaca di Napoli e della Calabria, dove l’assenza di medici nel personale addetto ai soccorsi sarebbe costato la vita a tre persone. È assolutamente necessario che sui mezzi di soccorso avanzato, chiamati a intervenire nei casi, ad esempio, di infarti, ictus, incidenti stradali, siano presenti tutte le professionalità, il medico di Emergenza sanitaria territoriale e l’infermiere opportunamente formato, oltre all’autista-soccorritore, in modo da poter prestare subito e in sinergia la migliore assistenza possibile, senza perdere istanti preziosi”.

Per Anelli, però, “è il momento di fare un ulteriore passo ed eliminare il tetto di spesa per il personale, che per molti anni, prima degli aumenti voluti dal ministro Giulia Grillo e poi dallo stesso Roberto Speranza, doveva corrispondere all’importo 2004 ridotto dell’1,4%– continua Anelli – Occorre anche comprendere le altre ragioni, se ve ne sono, della mancata assunzione di medici, per porvi rimedio. Questo darebbe modo alle Regioni di poter finalmente effettuare una corretta programmazione delle assunzioni, sollevando i medici dagli effetti della carenza di personale e migliorando le condizioni di lavoro”.

“Infine, è necessario investire, per rafforzarla, sulla medicina del territorio, che – dice Anelli – deve essere il vero front office del servizio sanitario nazionale. Potenziarla significa alleggerire i pronto soccorso, abbattendo gli accessi inappropriati, oltre a ridurre, in generale, le liste di attesa. I due versanti, il territorio e l’ospedale, sono le due facce di una stessa medaglia: entrambi, insieme, costituiscono il Servizio sanitario nazionale e vanno valorizzati allo stesso modo, per fornire la migliore e più completa assistenza ai cittadini”.

Simile il punto di vista delle strutture sanitarie. “L’indennità accessoria da aggiungere alle retribuzioni di chi è in prima linea, annunciata dal ministro della Salute Roberto Speranza, rappresenta un giusto riconoscimento dell’impegno svolto in corsia dai professionisti dell’emergenza-urgenza e un concreto incentivo per il personale a scegliere e a rimanere nei reparti di pronto soccorso dove c’è più bisogno – commenta Giovanni Migliore, presidente della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) – Oltre all’indennità, servono anche interventi di prevenzione e di deterrenza delle aggressioni, con protocolli operativi per la sicurezza del personale sanitario da adottare in sinergia con le forze di polizia”.

“I pronto soccorso sono da sempre la trincea degli ospedali – prosegue Migliore – Qui arrivano le emergenze da gestire, transitano le ambulanze a sirene spiegate, arrivano i pazienti più gravi. Dai pronto soccorso passano ogni giorno migliaia e migliaia di casi che sottopongono gli operatori a un carico di lavoro e di stress non indifferente. A questo bisogna aggiungere gli episodi di violenza e di insofferenza che si verificano sia nelle grandi città sia nei centri di periferia”.

“Solo nell’ultimo mese – ricorda Migliore – abbiamo contato 15 aggressioni ai danni di medici, infermieri e operatori sanitari in servizio nei pronto soccorso italiani. Il più eclatante è stato il blitz no vax all’Umberto I di Roma. Ma le violenze si susseguono quotidianamente, da Pesaro a Pozzuoli, da Vittoria a Trento, passando per Prato, Cerignola, Lucca, solo per citare gli ultimi casi”, conclude.

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