Diabete, l’accesso negato a cure e tecnologie innovative

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Sono circa 4 milioni gli italiani con diabete, ma a distanza di cento anni dalla scoperta dell’insulina, ancora non tutti hanno accesso all’innovazione, né sul versante delle cure, né tanto meno su quello delle tecnologie. E questo per le disparità di offerta tra una Regione e l’altra e spesso anche da una Asl all’altra.

Per questo, il tema della Giornata mondiale del diabete 2021, che ricorre come ogni anno il 14 novembre, “Accesso alle cure. Se non ora quando?” merita un’opportuna sottolineatura, alla ricerca di soluzioni adeguate, sottolineano la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs e l’Università Cattolica. Che quest’anno festeggiano il premio Areteo assegnato dalla Società Italiana di Diabetologia (Sid) ad Andrea Giaccari.

E l’accesso negato all’innovazione ha delle ricadute importanti non solo sulla gestione del diabete oggi, ma anche in termini di risparmio delle complicanze negli anni futuri. “A livello centrale – spiega Dario Pitocco, direttore Unità Operativa di Diabetologia Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e professore associato di Endocrinologia, Università Cattolica, campus di Roma – molti passi avanti sono stati fatti; oggi per la gestione del rischio cardio-metabolico abbiamo a disposizione farmaci come gli SGLT-2 inibitori e gli analoghi del GLP-1, e di recente è stata autorizzata anche l’associazione tra queste due classi di farmaci. Si tratta di molecole in grado non solo di dare un buon controllo del diabete, ma anche di ridurre le complicanze cardiovascolari e cioè infarti, ictus, scompenso cardiaco”.

“Sul fronte dell’innovazione tecnologica, un grande progresso e vantaggio per le persone in trattamento insulinico multi-iniettivo (tutte quelle con diabete di tipo 1 e alcune di quelli con diabete di tipo 2) è rappresentato dai nuovi sistemi di monitoraggio ‘flash’ della glicemia, che risparmiano le tante dolorose punturine al dito per la misurazione della glicemia da sangue capillare, perché il sensore, applicato al braccio è ‘interrogabile’ ogni momento da un lettore apposito o tramite smartphone. I modelli più nuovi sono dotati anche di un allarme che avverte il paziente nel caso sia andando incontro a ipo o a iperglicemia, e questo anche durante la notte, consentendogli di prendere provvedimenti. Ancora più avanzati sono i sistemi, detti ‘semi-pancreas artificiali’, composti da un microinfusore di insulina e da un sensore per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) che si parlano tra loro, consentendo così di erogare una quantità di insulina adeguata ai valori di glicemia rilevati dal sensore”.

“Presso il nostro centro – ricorda Pitocco – assistiamo circa 1.500 pazienti con diabete di tipo 1; almeno 700 di loro sono in terapia con il microinfusore e oltre la metà di questi, con questi dispositivi semi-automatici, che si stanno sempre più diffondendo”.

Il premio Areteo della Società Italiana di Diabetologia è la più alta onorificenza italiana nel campo della ricerca sul diabete e quest’anno è stato assegnato ad Andrea Giaccari, responsabile del Centro per le Malattie Endocrine e Metaboliche Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e professore associato di Endocrinologia, Università Cattolica, campus di Roma. “Sono molto orgoglioso di aver ricevuto questo riconoscimento che si abbina anche ad una lettura magistrale che terrò nel corso del congresso Panorama Diabete a fine mese. Quest’anno il premio Nobel per la fisica è andato a Giorgio Parisi per le sue ricerche sui sistemi complessi. Traslando questo concetto alla nostra realtà, anche il diabete di tipo 2 va considerato un ‘sistema complesso’. Durante tutta la mia vita di ricerca ho cercato di esplorare quali sono le variabili che maggiormente impattano sulla comparsa di diabete di tipo 2, dal ruolo della glucotossicità (il diabete di fatto è una malattia che si auto-alimenta, quindi non curare adeguatamente la glicemia alta, ne comporta una progressione accelerata), all’infiammazione, all’insulino-resistenza, all’obesità, al ruolo della vitamina D”.

“Mi sono in questo ispirato agli studi del mio mentore americano, il professor Ralph DeFronzo, che trent’anni fa ha descritto la storia naturale del diabete, analizzando la traiettoria di malattia di tanti soggetti diversi. Questo ha ispirato la mia più recente linea di ricerca, condotta in collaborazione con la grande chirurgia pancreatica del professor Sergio Alfieri, un filone di ricerca che parte dalla domanda ‘perché alcuni dei soggetti operati al pancreas diventano diabetici dopo l’intervento, mentre altri no?’ Analizzando i pezzi operatori siamo riusciti negli ultimi 10 anni a dare una risposta che ci ha portato ad una prestigiosa pubblicazione su Journal of Clinical Investigation”.

Ma tornando al tema della Giornata mondiale del diabete, l’accesso alle cure, “credo che tutti dopo l’esperienza di Covid – afferma Giaccari – abbiamo imparato l’importanza di un’organizzazione centrale che dia un indirizzo alle organizzazioni locali. Lo stesso dovrebbe valere per la sanità in generale e per il diabete in particolare. E invece, anche all’interno della nostra città, notiamo delle grandi disparità tra una Asl e l’altra, ad esempio sull’offerta delle nuove tecnologie, definita in base al risultato di una gara e non sulle reali esigenze dei pazienti. Ci auguriamo che queste disparità possano scomparire presto”.

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