Il governo ‘scivola’ sul carrello della spesa dei no green pass

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La pasta sì, i profumi no. Il cibo per l’animale domestico sì, i superalcolici no. Per qualche ora sui social e nel dibattito politico è impazzata la polemica: cosa si deve intendere per esigenze e beni primari? Già, perché il governo ha varato il nuovo Dpcm  che fissa la lista dei servizi e delle attività essenziali alle quali, dal primo febbraio, si potrà accedere senza green pass.

Sono piuttosto limitate e, tra l’altro, comprendono supermercati e discount vari. Tuttavia, la dicitura scelta aveva causato una ridda di interpretazioni, giacché si parlava di “esigenze alimentari e di prima necessità”. Tanto era bastato a scatenare non solo le critiche dell’opposizione politica rappresentata dal partito di Giorgia Meloni, ma anche dubbi tipo:  davvero non potranno comprare articoli per la casa? O ancora: alle forze dell’ordine toccherà andare a guardare quali prodotti ci sono nel carrello della spesa?

Ancora una volta, insomma, uno scivolone comunicativo di palazzo Chigi. Era già successo, per esempio, con il Consiglio dei ministri che aveva fissato l’obbligo vaccinale per gli over 50, tanto che era stato lo stesso premier Draghi a scusarsi per non aver compreso per tempo che ci fosse la necessità di una conferenza stampa per illustrare le misure. Questa volta la toppa sul buco viene messa attraverso le cosiddette Faq, diventate celebri già durante il primo lockdown ma che, vale la pena ricordarlo, non hanno alcun valore di legge.

Dunque, il governo ha dovuto precisare che una volta entrati negli esercizi previsti dall’elenco, è consentito “l’acquisto di qualsiasi tipo di merce, anche se non legata al soddisfacimento delle esigenze essenziali e primarie individuate dal dpcm”.

Oltre ai supermercati, dunque, le attività a cui si potrà accedere sono:

– Ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimarket e altri punti vendita che abbiano alimenti di vario tipo;
– Negozi di surgelati;
– Negozi dedicati agli animali domestici e specializzati nella vendita di cibo per gli animali domestici;
– Negozi specializzati che vendono carburante per autotrazione;
– Negozi di articoli igienico-sanitari;
– Farmacie, parafarmacie e altri punti vendita specializzati nell’acquisto di medicinali senza ricetta medica;
– Negozi che vendono articoli medicali e ortopedici;
– Negozi specializzati nella vendita al dettaglio di materiale per ottica;
– Negozi che vendono combustibile per uso domestico e per il riscaldamento.

Non rientra invece tra le attività che si possono effettuare senza certificato verde la possibilità di ritirare la pensione: è infatti saltata la norma, prevista in una prima bozza, con la quale venivano annoverate tra le “esigenze essenziali e primarie” quelle “indifferibili e urgenti connesse alla riscossione, presso gli sportelli di Poste italiane Spa e degli istituti di credito abilitati, di pensioni o emolumenti comunque denominati non soggetti ad obbligo di accredito”.

Il provvedimento della presidenza del Consiglio comprende, ovviamente, anche altri luoghi in cui l’accesso viene garantito senza dover esibire il certificato. Si stabilisce, infatti, che non sia necessario per “esigenze di salute”, per le quali è sempre consentito l’accesso per l’approvvigionamento di farmaci e dispositivi medici “e, comunque, alle strutture sanitarie e sociosanitarie”, comprese “quelle veterinarie, per ogni finalità di prevenzione, diagnosi e cura, anche per gli accompagnatori” e “per l’accesso dei visitatori a strutture residenziali, socio-assistenziali, sociosanitarie e hospice”.

Inoltre si può entrare senza green pass negli uffici delle forza di polizia e di vigili per attività istituzionali indifferibili, ma anche attività di prevenzione e repressione degli illeciti, così come si potrà entrare negli uffici giudiziari per effettuare denunce o per richiesta di intervenire per tutelare persone minori o incapaci, ma anche per consentire il normale svolgimento delle attività di indagine.

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