Vaccini (e booster) a confronto, gli ultimi dati su Moderna e Pfizer

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In piena quarta ondata continuano a sollevarsi interrogativi sull’efficacia dei vaccini anti-Covid disponibili. In particolare dei due a mRna: Pfizer e Moderna. Ebbene, mentre entrambe le aziende sono al lavoro su versioni aggiornate del loro vaccino contro la variante Omicron, dagli ultimi studi arrivano preziose conferme sull’efficacia protettiva di quelli in uso contro le forme gravi.

E se ormai è chiaro che fare un booster qualsiasi è meglio di nessun booster, sembra emergere una lieve superiorità protettiva del vaccino con Moderna. Un prodotto che, nelle scorse settimane, almeno in Italia si è scontrato con forme di diffidenza e rifiuto. Ma vediamo nei dettagli cosa ci dicono le ultime ricerche.

Un recente studio condotto dai ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine rileva che coloro che hanno ricevuto il vaccino di Moderna hanno meno probabilità di sperimentare casi di Covid ‘breakthrough’, rispetto a quelli che hanno ricevuto Pfizer-BioNTech. Un’infezione di questo tipo, spiegano i ricercatori, si verifica quando una persona viene infettata dopo essere stata completamente vaccinata (con due dosi di vaccino a mRna), secondo i Centers for Disease Control and Prevention Usa.

La ricerca, pubblicata sul ‘Journal of American Medical Association’, ha anche rilevato che i vaccinati con Moderna avevano meno probabilità di essere ricoverati in ospedale, rispetto agli immunizzati con Pfizer-BioNTech. Per amor di precisione occorre dire che lo studio ha esaminato le infezioni fra i vaccinati, i ricoveri e i tassi di mortalità quando la variante Delta era predominante (ormai surclassata da Omicron in molti Paesi).

Ebbene, Rong Xu, professore di bioinformatica e direttore del Center for AI in Drug Discovery presso la Case Western Reserve School of Medicine e autore dello studio, ha analizzato le cartelle cliniche elettroniche di oltre 637.000 pazienti completamente vaccinati, presso 63 organizzazioni sanitarie negli Stati Uniti.

“Le infezioni da Covid, l’ospedalizzazione e la mortalità associate alla variante Delta sono state confrontate tra pazienti vaccinati con Moderna e Pfizer, tenendo conto delle caratteristiche del paziente e del tempo variabile dalla vaccinazione”, ha affermato Xu. I risultati mostrano che il tasso di incidenza mensile di casi Covid è risultato poco più alto in coloro che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech, rispetto a Moderna. E anche il tasso di ospedalizzazione a 60 giorni è stato del 12,7% per il ‘gruppo Moderna’ e del 13,3% per i destinatari di Pfizer–BioNTech.

Nessuna differenza significativa è stata osservata nei tassi di mortalità. “Sebbene vi sia una differenza nelle infezioni breakthrough, entrambi i vaccini sono altamente protettivi contro l’infezione da Sars-Cov2 e, soprattutto, contro le conseguenze più gravi dell’infezione”, ha affermato Pamela B. Davis, del Center for Community Health Integration e coautrice dello studio. “Sono necessari ulteriori studi per valutare i risultati delle dosi di richiamo e anche la protezione offerta dai vaccini alle popolazioni particolarmente vulnerabili”.

Dati simili emergono da uno studio che ha confrontato la protezione offerta dal vaccino mRna-1273 (Moderna) con quella di BNT162b2 (Pfizer-BioNTech) in Qatar, pubblicato sotto forma di lettera sul ‘New England Journal of Medicine’.

Utilizzando i database sanitari elettronici nazionali, i ricercatori hanno indagato sull’incidenza dell’infezione da Sars-CoV-2 dopo la prima e la seconda dose dei vaccini Moderna e Pfizer. Entrambi gli studi hanno coinvolto la stessa popolazione di persone che avevano ricevuto i vaccini tra il 21 dicembre 2020 e il 20 ottobre 2021. I ricercatori hanno coinvolto poco meno di 400.000 vaccinati. Tra le persone vaccinate con mRna-1273 (Moderna), sono state registrate 878 infezioni breakthrough dopo la seconda dose, con un follow-up mediano di 89 giorni. Di queste infezioni, 3 sono progredite a Covid-19 grave (ricovero in terapia intensiva), ma nessuna è progredita in malattia critica (ricovero in terapia intensiva) o morte.

Fra le persone vaccinate con BNT162b2 (Pfizer), sono state 1.262 le infezioni breakthrough dopo la seconda dose, con un follow-up mediano di 86 giorni. Di queste infezioni, 7 sono progredite a grave Covid-19, nessuna a malattia critica e 1 alla morte. In entrambe le coorti vaccinate, le infezioni tendevano a verificarsi tra le persone con un intervallo più lungo dal momento della vaccinazione.

Insomma, la vaccinazione con Moderna è stata associata a una minore incidenza di infezione da Sars-CoV-2 rispetto a quella con Pfizer. Questo risultato è coerente con le differenze nei titoli anticorpali neutralizzanti. Tuttavia “entrambi i vaccini hanno suscitato una forte protezione contro il ricovero e la morte correlati a Covid-19″, precisano gli autori. La natura dell’immunità vaccinale che si sviluppa dopo la vaccinazione, e diminuisce nel tempo, sembra essere simile con entrambi i vaccini.

Un altro lavoro, pubblicato sul Nejm, confronta gli effetti del richiamo omologo o eterologo in pazienti che avevano ricevuto il monodose Johnson & Johnson. Ebbene il richiamo in 434 soggetti ha prodotto livelli più elevati di anticorpi S-specifici, anticorpi neutralizzanti e linfociti T rispetto al monodose. Ma l’aumento degli anticorpi specifici è risultato significativamente maggiore con regimi eterologhi che includevano vaccini a base di mRna rispetto al booster omologo (con J&J). E il richiamo con Moderna è risultato più immunogenico rispetto a quello con Pfizer.

Insomma, se “un booster con qualsiasi vaccino disponibile è meglio di nessun booster”, come scrivono gli autori, “le risposte più forti si sono verificate dopo il richiamo con vaccini a base di mRna”, dunque eterologhi.

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