Covid, affondati in Senato i ristori a famiglie medici morti

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C’è amarezza fra i ‘camici bianchi’ italiani per i mancati ristori alle famiglie dei medici morti per Covid. In Senato, durante la Conversione in legge del decreto-legge 24 dicembre 2021 n. 221 con la proroga dello stato di emergenza nazionale, il subemendamento 2.1500/32, dopo aver incassato il parere contrario della Commissione Bilancio, è stato infatti ritirato e riformulato come ordine del giorno accolto dal Governo.

Una decisione stigmatizzata dagli Ordini dei medici come “un’occasione persa”. L’occasione “di dimostrare gratitudine ai medici che hanno dato la loro vita per continuare a curare durante la pandemia”, come ha affermato il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli.

Un’amarezza condivisa dalla senatrice Maria Cristina Cantù, che aveva presentato il subemendamento. Un’occasione persa due volte, “prima in legge di bilancio e adesso in sede di conversione del provvedimento unificato con l’emendamento del Governo”, di riconoscere “almeno un ristoro alle famiglie dei medici che, soprattutto durante la prima parte della pandemia, quando mancava di tutto (dal piano pandemico ai dispositivi di protezione individuale) e poco si sapeva di come affrontare il virus, con spirito di abnegazione hanno cercato di limitare, talvolta anche a scapito della loro stessa vita, gli effetti pandemici per i loro pazienti”, ha detto in Aula.

“Sono oltremodo dispiaciuta che il subemendamento, nonostante fosse stato condiviso da tutti i Gruppi, opposizione compresa, per ragioni ignote sia stato declassato a non prioritario. Mentre a suo tempo, tanto per fare un esempio, sono stati trovati i fondi per i rifugi che salvano gli animali selvatici, questione molto meritoria ma dal mio punto di vista di priorità molto successiva a quella del ristoro di coloro che hanno salvato vite umane”, ha aggiunto Cantù.

“Dispiace – ha evidenziato Filippo Anelli, invitando tutto il Parlamento a una riflessione – che non si siano trovati i fondi per poter dare un ristoro anche simbolico, oltre che economico, alle famiglie di questi colleghi, medici di famiglia, liberi professionisti, specialisti ambulatoriali, odontoiatri. Famiglie che, in molti casi, sono, insieme alla perdita umana, rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento e alle quali sono negati gli indennizzi Inail”.

“Siamo passati dagli applausi all’oblio”, commenta laconico il presidente dell’Enpam, la Cassa previdenziale professionale cui sono iscritti oltre 370.000 medici e odontoiatri attivi e circa 125.000 pensionati, Alberto Oliveti, parlando con l’Ansa.

Il mancato riconoscimento delle indennità per i medici morti sul lavoro per contrastare Covid “rappresenta una pagina nera per la politica italiana e per l’Italia. Vergogna”, interviene Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici Italiani. “Siamo stanchi, mentre milioni di persone sono già senza medico e altri lo saranno se continuiamo su questa strada della svalorizzazione del ruolo, della dignità e della professionalità dei medici. Potremmo arrivare anche a dimissioni di massa. Intanto stiamo decidendo per uno sciopero della medicina generale, la cui proclamazione arriverà a breve”.

Molto duro anche il segretario nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo. “In una recente lettera pastorale, la Conferenza Episcopale Italiana ha espresso la gratitudine, la riconoscenza, il rispetto e la stima “ai Curanti che da sempre, e negli ultimi tempi in modo decisamente più intenso”, si prendono cura dei malati e dei sofferenti. Lo stesso presidente Mattarella, nel suo discorso del giuramento, ha ricordato l’esempio dei medici e degli operatori sanitari nel garantire nei momenti più critici per il Paese i servizi essenziali per i malati. Nell’emergenza sanitaria siamo stati, come dice Draghi, “quelli che hanno fatto di più”. Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, la politica sembra dileguarsi”.

“Ci chiediamo: chi deve ascoltare i medici? Chi risponde alla rabbia che sale da tutti gli ospedali e gli ambulatori d’Italia? A un grido di dolore che chiede, per donne e uomini, giovani e meno giovani, condizioni di lavoro sopportabili e meno burocrazia? Chi soddisfa richieste minimali di dignità professionale e salariale? Chi interviene per dare a questo mondo professionale un contratto di lavoro, scaduto prima ancora di essere discusso? I medici che si sono contagiati e hanno perso la vita soprattutto nelle prime fasi della pandemia, quando hanno combattuto a mani nude contro il virus, in un contesto in cui mancavano mascherine, guanti, camici, i più elementari dispositivi di protezione individuale, lo hanno fatto per i loro pazienti, per il loro Paese. È giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie e provveda a restituire loro una dignità professionale ed economica”, chiosa Palermo.

Intanto la senatrice Cantù non si arrende: “Abbiamo perso due battaglie, ma non possiamo permetterci di perdere la guerra”.

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