Sintomi di avvelenamento per Abramovich, il giallo

Abramovich
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Ha fatto scalpore la notizia, piuttosto vaga, sull’oligarca russo Roman Abramovich, che avrebbe sofferto di sintomi di avvelenamento dopo un incontro con rappresentanti russi e ucraini per i negoziati di pace tra i due Paesi in guerra. Ma cosa sarebbe accaduto?

Abramovich, che possiederebbe una fortuna da quasi 8 miliardi di dollari (secondo Forbes), è stato sottoposto a sanzioni da diversi Paesi in queste settimane, in seguito al conflitto in Ucraina. Il miliardario avrebbe sofferto di una temporanea perdita della vista, disturbi alimentari e una desquamazione della pelle del viso e delle mani dopo un incontro con rappresentanti ucraini e russi a Kiev all’inizio di questo mese, come ha riferito lunedì il Wall Street Journal. Il Cremlino non ha risposto né al Journal, né alla richiesta di commento di Fortune (che pubblica l’articolo originale).

Il sospetto avvelenamento del miliardario è stato segnalato anche da Bellingcat, un gruppo di giornalismo investigativo e  fact checking europeo, secondo il quale tre persone – Abramovich e due rappresentanti ucraini presenti all’incontro – avrebbero mostrato sintomi compatibili con un avvelenamento chimico. Secondo Bellingcat il sospetto attacco “non aveva lo scopo di uccidere, era solo un avvertimento”.

Non è chiaro chi avrebbe avvelenato Abramovich e i rappresentanti ucraini, anche se fonti vicine ad Abramovich stesso hanno detto al Journal di ritenere responsabili funzionari del Cremlino che tentavano di sabotare i colloqui di pace.

Il Cremlino in passato è stato accusato di aver fatto ricorso a tentativi di avvelenamento chimico nei confronti di dissidenti e rivali politici, più recentemente quando il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è stato ricoverato in ospedale dopo essere entrato in contatto con un “agente nervino dell’era sovietica”. Nel 2006 Alexander Litvinienko, un ex agente del KGB diventato disertore e oppositore del Cremlino, è morto a Londra dopo aver ingerito un agente nervino. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha concluso nel 2021 che due agenti russi erano responsabili del crimine.

Tornando ad Abramovich, l’oligarca ha fatto da mediatore nei negoziati tra Mosca e Kiev dall’inizio della guerra. Un portavoce dell’oligarca ha affermato poco dopo l’invasione che funzionari ucraini avevano contattato Abramovich chiedendogli di aiutare a mediare un accordo di pace con Putin. In seguito è stato riferito che Abramovich avrebbe partecipato in un ruolo di “advocacy” a uno dei primi tentativi di colloqui di pace in Bielorussia, alla fine di febbraio.

Il Cremlino ha recentemente fatto affermazioni simili, secondo le quali Ambramovich sarebbe stato attivamente coinvolto nei colloqui di pace tra Mosca e Kiev. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha affermato che l’oligarca ha cercato di aiutare l’Ucraina mediando nei negoziati di pace, chiedendo anche domenica scorsa agli Stati Uniti di risparmiare Abramovich dalle sanzioni.

Gli Usa devono ancora sanzionare Abramovich, preso di mira da sanzioni canadesi, europee e britanniche. Abramovich è stato colpito settimane dopo rispetto ad altri oligarchi, poiché la  proprietà della squadra di calcio inglese del Chelsea FC, secondo quanto riferito, ha complicato la decisione del Regno Unito. Funzionari inglesi hanno affermato che l’oligarca ha mantenuto “stretti legami” con Putin per anni.

Prima di essere colpito dalle sanzioni il 10 marzo, Abramovich aveva messo in vendita sia la  squadra di calcio che la sua villa londinese da 260 milioni di dollari all’inizio di marzo. La scorsa settimana, poi, ha messo sul mercato anche la sua casa da 50 milioni di dollari in Colorado, preparandosi a eventuali sanzioni da parte degli Stati Uniti.

Abramovich è diventato cittadino di Israele nel 2018, dove possiede più proprietà. Con l’eccezione degli Stati Uniti, praticamente tutti i suoi beni esteri sono stati congelati. Di recente si dice che il miliardario tenga i suoi asset più preziosi, come il superyacht da 700 milioni di dollari, costantemente in movimento per sfuggire al sequestro delle autorità straniere.

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