Epatiti misteriose nei bambini, cosa sappiamo

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Continuano ad aumentare le segnalazioni di casi di epatite pediatrica dalla causa sconosciuta. Stando agli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della Sanità sono 12 i Paesi interessati da questo fenomeno, inclusa l’Italia.

Ma di cosa si tratta esattamente? “Quello che abbiamo visto sinora ci parla di epatiti acute contraddistinte, tra l’altro, da ittero (pelle dal colorito giallastro), vomito, dolore addominale, feci chiare e urine scure. E che presentano necrosi epatica”, spiega a Fortune Italia Susanna Esposito, ordinario di Pediatria all’università di Parma e direttore della Clinica pediatrica all’Ospedale Pietro Barilla.

La maggior parte dei casi registrati in diversi ospedali del mondo, 114 nel Regno Unito (di cui 10 hanno richiesto il trapianto di fegato) 12 negli Usa e 169 in Ue, riguardano piccoli pazienti al di sotto dei 10 anni, anche se sono coinvolti anche alcuni adolescenti.

“In Italia al momento si contano 11 segnalazioni, delle quali due corrispondono alla definizione di caso fornita da Oms, per altre quattro si attende l’esito degli approfondimenti, e due riguardano adolescenti di età superiore ai 10 anni, per uno dei quali si è reso necessario il trapianto di fegato”, ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri a Radio Inblu.
Quanto all’origine di queste epatiti, molto è ancora sconosciuto. Tanto che si parla di “epatiti misteriose”.

“Di fatto – commenta Esposito – sembrano di origine infettiva (virale). Ma non siamo ancora riusciti a identificare quale sia il virus responsabile. Andando per esclusione, abbiamo capito che non si tratta di epatiti di tipo A, B, C, D o E, né di epatiti causate dal virus di Epstein-Barr, né da Citomegalovirus. Alcune forme sembrano associate al Sars-Cov-2, ma non abbiamo verificato un rapporto di causa-effetto”.

Con buona probabilità sono escluse correlazioni con il vaccino anti-Covid. Tra l’altro in Gran Bretagna, Paese al momento più colpito, la maggioranza dei casi si è verificata in fasce di età non vaccinabili.

Il fatto di non conoscere la causa di questi quadri clinici simili, presenti in diverse parti del mondo, rende difficile pensare a una strategia di prevenzione. “Purtroppo per i casi più gravi di epatite non ci sono terapie. L’unica strada è quella del trapianto”, spiega la pediatra. Che fornisce anche alcune indicazioni utili ai genitori: “Consiglio di mantenere alta l’allerta. Alla comparsa dei sintomi di cui accennavo prima, rivolgersi subito al proprio pediatra e, al bisogno, al Pronto soccorso”.

Intanto la comunità medico-scientifica è al lavoro per cercare di identificare l’agente responsabile di queste epatiti attraverso studi di biologia molecolare volti a identificare marcatori genetici di agenti infettivi a partire dalle biopsie epatiche effettuate sui pazienti.

“Molti dei casi confermati in GB, e alcuni anche in Italia, presentano una positività agli adenovirus. Virus che di solito provocano sintomi lievi come raffreddore, vomito e diarrea. Si potrebbe supporre la comparsa di una nuova variate (di questo virus, ndr), che durante la pandemia ha avuto una circolazione ridotta”, ha ipotizzato Sileri. Ma è ancora presto per dirlo.

Anche se, come riporta il sito del governo britannico, in Inghilterra “il 75% dei 53 bambini con epatite è risultato positivo proprio all’adenovirus”.

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