Salute mentale, zero investimenti e mille psichiatri in meno in 2 anni

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Se gli anni di pandemia hanno inciso pesantemente sulla salute mentale dei cittadini, soprattutto i più giovani, l’Italia si trova a fare i conti con zero investimenti aggiuntivi per il settore e quasi mille psichiatri in meno in 2 anni.

Insomma, l’impossibilità di garantire i servizi minimi in un settore in ginocchio già ben prima della pandemia, per assenza di investimenti, carenza drammatica di personale medico e ora alle prese anche con un aumento del 30% di diagnosi tra depressione e altre patologie psichiche causate da due anni di Covid, rischia di far deflagrare la situazione. Particolarmente delicato il fronte degli investimenti: sarebbero dovuti crescere almeno fino al 5% del fondo sanitario nazionale, per raggiungere l’obiettivo del 10% indicato in sede comunitaria per i Paesi ad alto reddito, sono tracollati dal 3,5% del 2018 al 2,75% del 2020.

Nel frattempo, complice la pandemia, i 728 mila cittadini in cura nei Dipartimenti di Salute mentale nel 2020 (passati da 183 a 141 dal 2015 al 2020) sono sicuramente aumentati nel 2021-22, anche se non censiti o non ancora individuati. A tutto questo si aggiunge la fuga del personale, sia medico che infermieristico, da dipartimenti già sotto organico da anni. Tanto che nel 2025 mancheranno altri mille psichiatri tra pensionamenti e dimissioni, come emerge da uno studio recente di Anaao-Assomed. E tra le risorse destinate dal Pnrr alla salute, non c’è un euro destinato alla salute mentale.

Ecco perché oggi dalla Sinpf arriva un appello per la creazione di una Agenzia nazionale per la salute mentale, che dovrà ripartire da zero per mettere l’Italia in condizioni di pareggiare i conti con l’Europa e di ridare dignità a chi soffre e a chi lavora in questo settore, così strategico per la società e l’economia italiana.

Un’Agenzia che “può nascere su valori simili a quelli dell’Agenzia Nazionale per la Coesione Territoriale, un altro dramma storico di questo Paese, e può consentire a questo mondo di ripartire da zero – spiegano Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, presidenti Sinpf, nel corso di un evento organizzato con il contributo non condizionato di Ostuka Pharmaceutical Italy e Lundbeck Italia – Cioè dal censimento del mondo della salute mentale per capire i numeri reali dei fenomeni, oggi fermo al 2015″. Obiettivo, garantire un omogeneo e reale funzionamento dei servizi per fare del diritto alla salute mentale un diritto esigibile in tutto il Paese senza diseguaglianze.

“Serve quindi – aggiungono i presidenti Sinpf – un coordinamento tra le Regioni, la definizione di Pdta condivisi e integrati con piani di trattamento individuale, progetti terapeutico riabilitativi personalizzati, maggior coinvolgimento delle farmacie ospedaliere territoriali nel monitoraggio di farmacovigilanza e dell’aderenza terapeutica, sviluppo e supporto in tutte le Regioni di alternative alle strutture psichiatriche, stanziamento di fondi per la ricerca, la ricostruzione di un tavolo di lavoro interministeriale e interregionale. Tutto questo con l’unico vero obiettivo finale di una Agenzia nazionale per la salute mentale: il recupero delle persone che soffrono”.

“Purtroppo le misure sinora adottate, pur segnando un’apprezzabile inversione di tendenza, non sono in grado di recuperare l’impoverimento di mezzi e personale che i Servizi per la salute mentale hanno subìto per anni – precisa Fabrizio Starace, presidente Sip (Società Italiana Epidemiologia Psichiatrica) – Ciò impone un immediato sforzo per raccordare tutti i livelli istituzionali verso un deciso cambio di passo: uno ‘straordinario’ investimento ordinario, che giunga gradualmente a due punti percentuali del Fondo Sanitario Nazionale e riporti allo standard minimo del 5% la spesa per la salute mentale. Un investimento imponente, a regime pari a 2,3 mld in più all’anno, ma dalle dimensioni coerenti con le valutazioni epidemiologiche, i confronti internazionali, le indicazioni normative”.

“Questo impoverimento dei servizi pubblici, ormai sotto la soglia della sopravvivenza, fa sì che si riducano anche le capacità e le possibilità di intervento precoce, mettendo in seria difficoltà le attività di prevenzione, tassello fondamentale per evitare di precipitare nel buio – aggiunge Massimo di Giannantonio, presidente Sip (Società Italiana di Psichiatria) – In particolare il riconoscimento precoce del problema negli studenti, che ci aiuta ad avere una conoscenza vera del fenomeno. Ecco quindi l’importanza di svolgere attività di osservazione e survey nelle scuole, cosi come è fondamentale sviluppare la conoscenza di farmaci e sostanze”.

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