Giovanni Allevi
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Oggi si celebra la 17° Giornata nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma, sotto l’Alto patronato del presidente della Repubblica. Quello di leucemie, linfomi e mieloma è un tema molto attuale. Anche alla luce delle recentissime dichiarazioni del musicista e compositore Giovanni Allevi, che ha affidato a un tweet l’annuncio di essere affetto proprio da mieloma.

“Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa”. Ma di cosa si tratta esattamente e quali sono le prospettive per quanti scoprono di avere questa malattia? Fortune Italia lo ha chiesto a Fabrizio Pane, professore di Ematologia e direttore dell’Uoc di Ematologia e Trapianti di midollo osseo all’Università Federico II di Napoli e membro del Comitato scientifico di Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma).

Professore, cos’è il mieloma?
Si tratta di un tumore delle plasmacellule del nostro sistema immunitario deputate alla produzione di anticorpi. In condizioni di normalità ciascuna plasmacellula produce un tipo di anticorpo differente. Questo consente all’organismo di difendersi da un grande numero di agenti patogeni diversi. In condizioni patologiche invece (gammopatie monoclonali) una plasmacellula si replica in modo non controllato generando più copie dello stesso tipo di anticorpo.

Quanti tipi di mielomi esistono?
Ci sono due tipi di gammopatie monoclonali: il mieloma multiplo, che è effettivamente un tumore e la gammopatia monoclonale di significato indeterminato (Mgus), che in genere è una forma benigna che però è bene monitorare periodicamente.

Qual è la prognosi per le persone a cui viene diagnosticato un mieloma?
Purtroppo si tratta di una malattia progressiva, oggi ancora mortale.

Quali sono le cause che determinano lo sviluppo di un mieloma?
Si tratta di alterazioni progressive a carico del genoma della plasmacellula che si accumulano, fino ad arrivare allo sviluppo del quadro clinico preciso. A oggi non è ancora chiaro perché queste alterazioni si verifichino e perché si accumulino.

Come si scopre di avere un mieloma? Ci sono dei campanelli d’allarme, esiste una familiarità?
Inizio da quest’ultimo punto. Non pare esserci familiarità per questa neoplasia.
Quanto ai campanelli d’allarme, generalmente dolori ossei inusuali, fratture patologiche, stanchezza, patologie renali, anemia sono sintomi che devono mettere in guarda.
Per verificare se si tratta di mieloma si deve partire con l’analisi elettroforetica delle proteine del sangue (che comprendono anche gli anticorpi). Si tratta di un’analisi di routine che può essere prescritta anche dal medico di medicina generale. Considerando che oggi l’età mediana delle persone che hanno un mieloma è di 60 anni, e che il 33% della popolazione over 65 ha almeno due patologie croniche censite (che spesso richiedono questo tipo di esame) l’individuazione di un’eventuale alterazione del quadro proteico dovrebbe essere abbastanza comune. E, nel caso, il medico di famiglia dovrebbe indirizzare il paziente da uno specialista per approfondimenti.

Esistono dei trattamenti? E che risultati permettono di ottenere?
Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione numerosi trattamenti. Si tratta soprattutto di farmaci biologici usati in combinazione tra loro. A ciò si associa l’autotrapianto di cellule staminali. L’avvento di queste nuove terapie ha portato a un grande miglioramento delle aspettative di vita. Fino a qualche anno fa la sopravvivenza mediana era di due anni. Recenti dati scientifici mostrano che l’80% dei pazienti sopravvive a 7 anni dalla diagnosi. Le nuove terapie biologiche contribuiscono anche a migliorare notevolmente la qualità di vita dei pazienti, che in alcuni casi sperimentano anche la scomparsa dei sintomi.

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