Lavoro e sanità, il nuovo Ordine dei fisioterapisti

Pietro Ferrante
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Una piccola rivoluzione per una corposa categoria di operatori sanitari, arrivato non a caso nella Giornata mondiale della fisioterapia. Ieri infatti è nato l’Ordine nazionale dei fisioterapisti: finora i 68mila fisioterapisti italiani erano rappresentati in un Albo nazionale.

Quella di ieri è stata una “giornata importante anche per il nostro Paese: è con grandissimo piacere che voglio annunciarvi che ho provveduto a firmare il decreto che istituisce la Federazione Nazionale degli Ordini della professione sanitaria di fisioterapista”, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, annunciando la novità in occasione delle celebrazioni della 19esima Giornata mondiale della fisioterapia.

“È una cosa forte, che generazioni di fisioterapisti hanno voluto. Ne sono passati di colleghi che hanno sperato in questo momento”, ha sottolineato con entusiasmo il presidente della Commissione nazionale d’Albo dei Fisioterapisti, Piero Ferrante, primo presidente del nuovo Ordine professionale.
“Questo non è l’anno zero – ha voluto precisare Ferrante – perché noi fisioterapisti entriamo nelle famiglie e nelle loro sofferenze, cerchiamo di farci portatori sani di istanze delle sofferenze delle famiglie. In questo modo sarà sicuramente più facile perfezionare, quindi non l’anno zero, ma l’anno uno”. L’Ordine, ha aggiunto, “è un luogo di riconoscimento, di confronto ma anche di condivisione e collaborazione fra tutte le professioni sanitarie e solo quando saremo pronti a mettere a punto al cento per cento la nostra macchina organizzativa, noi, mettendoci in relazione con tutte le professioni sanitarie, in primis quelle di cui abbiamo fatto parte e che ringraziamo, saremo capaci di essere più attenti, più accorti, più efficaci e più efficienti”.
“Occorre partire sempre dall’ascolto dei cittadini e dei pazienti, per costituire la nuova Sanità sui bisogni reali e non su ideali organizzativi – ha sottolineato Simone Cecchetto, presidente Aifi – Per questo la fisioterapia nelle case della comunità, a fianco di medici di medicina generale e infermieri, sarebbe fondamentale ad esempio per prendere in carico subito problemi muscolo-scheletrici prima che si aggravino, per potenziare l’autonomia delle persone con disabilità persistenti o progressive attraverso le tecnologie assistive, insieme ad altre professioni, e per promuovere in percorsi di Long term care l’attività fisica fatta in contesti extra sanitari. E sarebbe coerente, peraltro, con quanto emerge dalle evidenze in letteratura. La Fisioterapia è riduzione e prevenzione di bisogni ed è quindi una risorsa fondamentale per garantire la sostenibilità del sistema salute”.
“Il prossimo passo – ha concluso Cecchetto – è la rimodulazione della formazione di base e specialistica e il potenziamento della ricerca, aumentando la presenza di fisioterapisti e altre professioni nel ruoli universitari, per poter sviluppare e diffondere nuove e sempre più efficaci risposte ai bisogni dei cittadini”.
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