Ambiente, energia e cibo: ecco cosa preoccupa gli italiani

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Sono davvero solo i giovani a lottare affinché il mondo non sia condannato alla catastrofe climatica? Secondo i dati elaborati dall’ultima rivelazione dell’EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona, a quanto pare no. Almeno nel nostro Paese, dove le preoccupazioni per l’ambiente sono ormai diffuse. 

Il nuovo esecutivo di Giorgia Meloni è in carica da venticinque giorni, e le richieste della maggioranza degli italiani al mondo politico sono diverse. Alcune però sono più urgenti. Basti pensare alla ‘questione rinnovabili’: i governi devono impegnarsi per contrastare i cambiamenti climatici, o presto il nostro pianeta sarà irriconoscibile.

Lo ha detto con altre parole anche Antonio Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, che in apertura del vertice Cop27 in Egitto, ha esortato i Paesi riuniti a lavorare insieme: “L’umanità ha una scelta, collaborare o morire. Bisogna ridurre le emissioni ora per evitare il disastro ambientale”.

Come riportato dallo studio dell’EngageMinds Hub, in Italia la percentuale di chi auspica un aumento per gli investimenti pubblici nelle energie rinnovabili è alta: 79%. In proporzione, sono otto su dieci coloro che desiderano una città più verde e sostenibile. Ma l’86% di questi, contro ogni pronostico, è composto da over 60: una quota che può forse sorprendere, se si considera che la controparte giovanile (18-34 anni di età) costituisce ‘appena’ il 67%. 

Sono in particolare le donne a manifestare questa istanza (82%)”, ha sottolineato la professoressa Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia della salute e dei consumi e direttore dell’EngageMinds Hub. Ma la lotta ai cambiamenti climatici non è nè generazionale nè di genere.

“Un elemento interessante – ha continuato Graffigna – è quello che mostra come ci sia una relazione inversa tra richieste e aspettative. Se infatti sono le donne a chiedere più massicciamente alle istituzioni politiche di investire in fonti energetiche rinnovabili, sono sempre le donne del nostro campione che credono meno che questa prospettiva si concretizzerà”.

E’ un problema di scarsa fiducia: come quello che bolla i consumatori italiani come poco attenti agli acquisti sostenibili perché sospettosi di fronte al greenwashing.

In numeri, si parla del 61% contro il 67% della media nazionale. Esattamente l’opposto di quanto rilevato tra gli uomini: con il 75% che spera che l’Italia si doti di politiche a favore di energie rinnovabili (contro il 79% della media nazionale), e ben il 71% che ritiene che saranno realmente il futuro nel nostro Paese.

Lo studio dell’EngageMinds Hub arriva in un momento particolare: mentre a Sharm el-Sheikh entra nel vivo la Cop27, e mentre tutto il mondo subisce gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina (con conseguente crisi energetica).

Il contesto è importante, perché aiuta a chiarire le principali motivazioni dietro alle preoccupazioni degli italiani. Ma cosa preoccupa gli italiani?

Dal clima, all’energia, al cibo

In cima alle preoccupazioni, dopo gli impatti dei cambiamenti climatici c’è il costo del gas, con il 72% del campione sondato convinto che il la guerra determini ulteriori rincari del prezzo.

In realtà, l’analisi ha colto come questo allarme si stia mitigando (considerando che a marzo 2022 era pari al 76%), insieme al timore che si arrivi a uno stop dell’arrivo del gas in Italia: dal 58% di marzo scorso al 53% di oggi.

Segnali questi, che la diversificazione delle fonti di approvvigionamento sia riuscita ad alleggerire la situazione, contribuendo al contempo a spingere ulteriormente verso la corsa alle rinnovabili. 

Molto diffusa ma non generalizzata resta la paura di una escalation del conflitto fino all’uso delle armi nucleari: a vederla come prospettiva realistica è il 61% del campione dell’indagine, con una marcata differenziazione di genere: la percentuale sale al 70% tra le donne e scende al 51% tra gli uomini.

Crolla, infine, il timore che il conflitto possa estendersi a paesi dell’Unione Europea: dal 65% al 45%.

Indipendenza non solo energetica

Dopo l’energia, è il cibo a focalizzare l’attenzione degli italiani. E anche in questo caso, il pessimismo dei mesi scorsi si allenta: se infatti a marzo il 54% dei cittadini credeva che la guerra avrebbe determinato una grave carenza delle scorte nazionali di cereali, ora a temerlo è il 47%.

“Pur se in attenuazione – ha commentato la professoressa Graffigna – dopo decenni di situazione pacifica, la sicurezza sull’approvvigionamento alimentare è diventata un elemento di forte preoccupazione nella popolazione italiana. Il nostro Monitor continuativo ha rilevato che il 67% del campione ritiene che l’Italia dovrebbe chiedere con determinazione alle istituzioni europee di rafforzare le politiche a favore della produzione interna di cereali, per diminuire la nostra dipendenza da Paesi terzi».

Legato al cibo è naturalmente il discorso sulla spesa. Con i prezzi in forte rialzo a causa dell’inflazione. Quasi sette italiani su dieci (67%) sono in allarme per il continuo aumento del prezzo del carrello per i beni alimentari. E anche in questo caso, a preoccuparsi sono soprattutto le donne (73%).

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