Cinquant’anni dopo Riace i bronzi di San Casciano

statua femminile
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Lo Zeus di Capo Artemisio, l’auriga di Delfi, i ‘nostri’ Bronzi di Riace, il principe ellenistico e il pugile di Fidia. Non sono molte le celebri statue in bronzo arrivate fino a noi dall’antichità. Ebbene, in questi giorni gli archeologi italiani hanno reso nota la scoperta di un tesoro nascosto per oltre duemila anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre di un sito in Toscana.

Cinquant’anni dopo la scoperta, nel 1972, dei Bronzi di Riace, dagli scavi di San Casciano dei Bagni è emerso un deposito votivo con oltre 24 statue in bronzo di raffinatissima fattura, cinque delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfetto stato di conservazione.

Un giovane efebo, Igea – la dea della salute che fu figlia di Asclepio e di Lampeggia, ed era venerata come dea della salute – col serpente arrotolato sul braccio, ma anche un Apollo, matrone, imperatori. E un tesoretto di cinquemila monete antiche in oro, argento e bronzo.

Parte del tesoro di San Casciano/ANSA

“Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo”, ha detto l’archeologo Jacopo Tabolli, docente dell’Università per Stranieri di Siena che dal 2019 guida il progetto con la concessione del ministero della Cultura e il Comune toscano.

San Casciano
Un giovane togato riemerge durante la scoperta di un deposito votivo negli scavi di San Casciano dei Bagni, 8 novembre 2022. ANSA/ JACOPO TABOLLI

Il ritrovamento risale alle prime settimane di ottobre. E già sappiamo che a San Casciano, grazie ai recenti finanziamenti del MiC, nascerà un nuovo museo per ospitare i reperti.

Meraviglie accompagnate da iscrizioni in etrusco e in latino e al quale si aggiungono migliaia di monete oltre ad una serie di offerte vegetali. “Un ritrovamento eccezionale – ha commentato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dopo aver visitato il laboratorio di restauro che ha appena accolto le statue e ora applaude: che ci conferma una volta di più che l’Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici.La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana”.

Il Ministro dei Beni Culturali, Gennaro Sangiuliano (D), l’archeologo Jacopo Tabolli (C), dell’Università di Siena, ed il dg musei del Mic, Massimo Osanna, osservano alcuni reperti provenienti dagli scavi di San Casciano dei Bagni (Siena) ANSA / Ufficio stampa Ministero dei Beni Culturali

Gli archeologi hanno portato alla luce il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo. Un ritrovamento senza eguali soprattutto perché, finora, di questa epoca si conoscevano prevalentemente statue in terracotta.

“Lo studio e la valorizzazione di questo tesoro sarà un’ulteriore occasione per la crescita spirituale della nostra cultura e per il rilancio di territori meno noti al turismo internazionale, ma anche come volano per l’industria culturale della Nazione”, ha detto Sangiuliano.

Una delle teste votive iscritte in etrusco, uno dei reperti trovati in occasione della scoperta di un deposito votivo negli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana, 8 novembre 2022. ANSA/ JACOPO TABOLLI

Il filo della storia della scoperta di San Casciano si lega a quello di un altro tesoro italiano. “È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai avvenuti nella storia del Mediterraneo antico”, ha sottolineato il direttore Generale Musei, Massimo Osanna, che ha appena approvato l’acquisto del palazzo cinquecentesco che ospiterà nel borgo di San Casciano le meraviglie restituite dal Bagno Grande. “Un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico”.

“L’importanza del metodo usato in questo scavo è rappresentata anche dalla collaborazione tra specialisti di ogni disciplina: dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica”,ha spiegato il direttore della Direzione generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del MiC, Luigi La Rocca.

Le statue e le iscrizioni di San Casciano

I bronzi raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro, assieme agli organi e alle parti anatomiche per le quali si chiedeva l’intervento curativo della divinità attraverso le acque termali, una sorta di ex voto.

Dal fango caldo sono riemerse in queste settimane effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo che richiama il celebre Arringatore scoperto a Perugia e nelle collezioni storiche del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Igea
Igea a San Casciano dei Bagni/MiC

 

L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare iscrizioni in etrusco e latino che furono incise prima della loro realizzazione. Nelle iscrizioni si leggono nomi di potenti famiglie etrusche del territorio dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese.

Accanto a onomastica e forme dedicatorie in etrusco troviamo iscrizioni in latino, che menzionano anche le aquae calidae, le fonti calde del Bagno Grande, dove le statue furono collocate.

Gran parte di questi capolavori, spiegano gli archeologi, si data tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C, un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra Etruschi e Romani. Un’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte all’interno del tessuto sociale dell’Urbe. Nel santuario del Bagno Grande le nobili famiglie etrusche, in una fase in cui l’espansione di Roma significa anche osmosi culturale, dedicarono le statue all’acqua sacra.

Il sito

I commenti degli esperti

“Il santuario con le sue statue appare come un laboratorio di ricerca sulla diversità culturale nell’antichità, testimonianza unica della mobilità etrusca e romana”, ha detto Jacopo Tabolli. “Rispetto alle note scoperte di antiche statue in leghe di bronzo – pensiamo per esempio al celebre Arringatore scoperto a Perugia ed esposto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze – quanto riemerso dal fango a San Casciano dei Bagni è un’occasione unica di riscrivere la storia dell’arte antica e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana”.

“Le scoperte di Bagno Grande costituiscono un’eccellenza straordinaria nel pur ricchissimo patrimonio archeologico sul quale la Soprintendenza è chiamata a esercitare le funzioni di tutela, confermando ancora una volta che il settore dell’archeologia può sorprenderci in ogni momento con nuove e straordinarie scoperte e possibilità di ricerca”, dichiara Il Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, Gabriele Nannetti.

Cultura e turismo per la rinascita

Gli occhi del mondo si sono rivolti all’Italia e a un territorio che potrà giocare un ruolo da protagonista, attirando gli appassionati di arte antica. “Questa scoperta offre a San Casciano un’opportunità che non è solo culturale e turistica, ma è una vera e propria occasione di rinascita”, ha detto la sindaca del Comune toscano, Agnese Carletti.

“A San Casciano nasceranno un nuovo museo, che ospiterà le eccezionali statue, e un parco archeologico. Due nuovi luoghi – ha aggiunto – che saranno per il territorio un vero e proprio motore di sviluppo che andrà ad aggiungersi alla già entusiasmante presenza dei giovani archeologi provenienti da tutto il mondo che, grazie a questo scavo, stanno ripopolando il paese ormai per molti mesi all’anno”.

Gli occhi delle divinità di San Casciano sembrano guardare benevoli il lavoro e la passione dei giovani talenti dell’archeologia che stanno riportando alla luce questo tesoro a lungo sepolto.

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