Record di caldo e gelo, investire sulla resilienza

gelo a NY
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Se il 2022 è l’anno più caldo di sempre per l’Italia, dall’altra parte dell’Oceano il bilancio di morti per l’ondata di gelo in Canada e Stati Uniti cresce di giorno in giorno.

Cnr, il 2022 è stato l’anno più caldo della storia per l’Italia

Come è possibile conciliare i dati del Consiglio nazionale delle Ricerche (e l’ultima settimana di dicembre caratterizzata da temperature più primaverili che invernali), con le notizie delle iguane congelate in Florida? E, soprattutto, quello che sta accadendo in Nord America potrebbe succedere anche da noi?

“Grande caldo e grande freddo sono anomalie aggravate dal cambiamento climatico – spiega a Fortune Italia Alessandro Miani, presidente della Sima (Società italiana di medicina ambientale – Quello che sta accadendo negli Usa è dovuto al vortice polare, sceso a latitudini cui normalmente non arriva. Il vortice polare è una massa d’aria fredda a bassa pressione che si forma abitualmente intorno al Polo Nord e che si può estendere alle zone circostanti per brevi periodi”.

Il vortice polare

Normalmente il vortice si trattiene al Polo “per via di una corrente a getto che si genera per la differenza di temperature tra il Polo e le zone a latitudini inferiori. La comunità scientifica ritiene che il riscaldamento globale abbia alterato le correnti a getto, e dunque questo è in grado di deviare il flusso di queste correnti, portando l’aria gelida fuori dalla sua traiettoria. Ecco dunque perché questa tempesta polare ha toccato zone come Miami, che di solito dovrebbero avere in questo periodo temperature caraibiche”.

Il riscaldamento globale sta portando allo scioglimento dei ghiacciai, “e questo già di per sè crea una grande perdita di acqua dolce. Ma la realtà è che quello che è successo negli Stati Uniti potrebbe verificarsi anche in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Se il cambiamento climatico è in atto da milioni di anni, l’accelerazione che il fenomeno ha avuto nel periodo post industriale è estremamente importante”, rileva l’esperto.

L’aumento dei fenomeni estremi

Proprio questa accelerazione si traduce in fenomeni estremi, legati a caldo e freddo, “che saranno sempre più frequenti e che costeranno tantissimo anche in termini economici. Dovremo far fronte a numerose emergenze, ma soprattutto dobbiamo imparare ad essere resilienti al cambiamento climatico“.

Se l‘accordo di Parigi punta a limitare al di sotto dei 2 gradi Celsius il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando a un aumento massimo della temperatura pari a 1,5 gradi Celsius, “già sappiamo che difficilmente ci riusciremo. Quindi dobbiamo preparci a un aumento degli eventi eccezionali, che entro la fine di questo secolo potrebbero diventare la normalità”, continua Miani.

Occorre attrezzarsi, in termini di infrastrutture e tecnologie, per fronteggiare la possibilità di temperature estreme. “Se non riusciamo a contenere il riscaldamento globale, per tutelare la salute pubblica, l’ambiente, le abitazioni dobbiamo almeno avere piani di constrasto e dotarci degli strumenti in grado di contrastare le emergenze”.

La lotta alle emissioni climalteranti

Cosa fare, nella pratica? “Abbandonare il fossile, cementificare meno perchè di recente è stato calcolato che il 7% delle emissioni climalteranti è dovuto alla produzione di cemento nel mondo. Ma anche cercare di utilizzare al meglio la scienza per diventare resilienti rispetto a ciò che sta accadendo, non solo a livello di cittadini ma anche di infrastrutture”.

Maltempo e clima, il record di eventi estremi

“Il fenomeno è in atto e aumenterà in frequenza, durata e forza nei prossimi decenni. Quindi dobbiamo imparare ad essere resilienti rispetto al cambiamento climatico”, ribadisce il presidente Sima. Che invita a usare scienza e tecnologia “per monitorare i fenomeni, allertare la popolazione e mettere in campo risposte in grado di evitare disastri per la salute delle popolazioni, magari collegati ad aridità, carestie o gelo. Serve un cambiamento culturale, ma anche tecnologie mirate a ridurre l’impatto del cambiamento climatico“.

Il problema è globale, comporta costi economici ma anche in termini di vite umane, “e deve essere affrontato a questo livello”, conclude Miani, convinto che occorra investire sulla resilienza.

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