La sanità a Roma fa squadra: la ‘ricetta’ di tre direttori

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Siamo nell’Area Sud-Est della Città di Roma, su una superficie di 470 km² e circa 1.300.000 abitanti, pari al 45% dell’intera popolazione comunale. Oltre ai presidi ospedalieri e territoriali a gestione diretta, sul territorio della Asl Roma 2 operano due importanti strutture della sanità regionale: il Policlinico Tor Vergata e il Campus Bio-Medico, con percorsi di diagnosi e cura trasversali e integrati.

Ne parliamo con Giorgio Casati, direttore generale della Asl Roma 2, Giuseppe Quintavalle, Dg del Policlinico Tor Vergata e Lorenzo Sommella, direttore sanitario del Campus Bio-Medico.

Giuseppe Quintavalle, Dg del Policlinico Tor Vergata e Giorgio Casati, direttore generale della Asl Roma 2/FOTO di Maria Novella De Luca
Sommella
Lorenzo Sommella, direttore sanitario del Campus Bio-Medico/FOTO Maria Novella De Luca

Più strutture insieme per una sanità moderna, su un territorio in comune. Perché scegliere l’integrazione interaziendale?

Quintavalle: “Da diverso tempo abbiamo iniziato una cooperazione importante con la Asl Roma 2 finalizzata a due aspetti principali: l’abbattimento delle liste d’attesa e la riduzione di accessi inappropriati al Pronto Soccorso, che possono trovare risposte in un territorio forte e con grandi competenze. Tutte le nostre attività sono differenziate in base al know-how, alle competenze e alle varie complessità. Abbiamo aggiunto da poco, con grandi risultati, anche la complessità sociale, che in questo quadrante territoriale rappresenta un elemento importante. L’insieme delle attività vede, e vedrà sempre più, l’utilizzo di strumenti digitali, di teleassistenza e di telemedicina”.

Sommella: “La collaborazione con la Asl Roma 2 è iniziata alcuni mesi fa, al fine di sviluppare percorsi diagnostico terapeutici integrati grazie ai quali il paziente, soprattutto quello affetto da patologie croniche, è seguito dall’inizio fino alla fine del suo percorso clinico. Abbiamo già messo a punto un iter diagnostico terapeutico comune per il tumore della mammella e per il tumore del polmone, con un abbattimento dei tempi di attesa e un iter più fluido per il paziente che si sente pienamente preso in carico”.

Casati: “ll percorso che farà il paziente sarà via via legato ai bisogni che esprime, ci saranno dei momenti in cui il luogo di cura sarà l’ospedale, altri in cui sarà il poliambulatorio o la Casa di Comunità, e altri ancora in cui sarà il domicilio del paziente stesso. È importante costruire dei Piani di salute individuali che siano capaci di fare sintesi dei vari problemi di salute di cui una persona è affetta e gestire su un’unica piattaforma le visite, i controlli, le prestazioni diagnostiche e la terapia farmacologica. Questo consente all’azienda di programmare meglio le attività e di garantire al paziente che tutto si svolgerà nei tempi e nei modi concordati con il medico curante. Far confluire dunque i vari Pdta che deve seguire una persona e sintetizzarli in un programma di salute unico”.

Obiettivi rilevanti per la sanità del territorio. Quali strumenti possono aiutarci? Il digitale è uno di questi?

Quintavalle: “Il digitale aiuta innanzitutto nella sburocratizzazione del Sistema. L’ospedale deve essere luogo di cura e bisogna snellire i tempi morti legati a prenotazioni, pagamenti, refertazioni, richieste di informazioni. È una grande rivoluzione che richiede, oltre alle infrastrutture e alla connettività, la diffusione e la facilità d’uso, l’attenzione alla cybersecurity e alla tutela della privacy, tariffe e nomenclatori delle prestazioni. Non è facile, ci sono delle resistenze che devono essere superate con regole chiare e cultura del cambiamento. E dobbiamo costruire indicatori per misurare le performance”.

Sommella: “Il digitale avvicina il paziente alla struttura, semplifica la comunicazione, integra tutte le competenze e dà completezza alla documentazione sanitaria. La televisita e il teleconsulto consentono un contatto diretto con il paziente, che non è costretto a spostarsi da casa, con un abbattimento dei costi sociali, economici e dei tempi di attesa. Questo è possibile soprattutto con alcune discipline, come quelle in ambito internistico, oncologico, neurologico e geriatrico, e con pazienti che hanno bisogno di un follow up, ossia un controllo da parte del medico e uno scambio di documentazione sanitaria, che può essere effettuato anche a distanza. I progetti basati sulla telemedicina hanno lo scopo di far venire in ospedale soltanto quando è necessario”.

Casati: “La digitalizzazione ha la grande capacità di abbattere le distanze e di fare in modo che tecnologie sofisticate e professionisti di grande esperienza possano arrivare fino al domicilio del paziente. Sarà una rivoluzione importante, soprattutto per quelle persone che non hanno possibilità di muoversi. I processi di cambiamento non sono semplici, c’è da cambiare la cultura complessiva delle persone, perché i professionisti tendono a lavorare da soli. All’interno dell’ospedale si creano delle aggregazioni in maniera più spontanea, ad esempio i cancer team, mentre sul territorio è sempre stato più difficile perché la persona ha tanti soggetti a cui riferirsi, il medico di medicina generale, l’infermiere di famiglia, lo specialista, che sono fisicamente in posti diversi. Il digitale consente a tutte queste professionalità di mettersi in rete e confrontarsi sui dati del paziente, con il paziente, e quindi condividere le migliori strategie terapeutich”e.

Oggi parte Move-Digital, un nuovo progetto che vi vede coinvolti. Cos’è e quali obiettivi avete?

Quintavalle: “Mi aspetto di partire con una grande innovazione: in un progetto che non è mai esistito, in un momento in cui il Pnrr sta creando i contenitori ma ancora non abbiamo i contenuti, in un cambio di paradigma per la sanità che è ormai non rinviabile. Se vogliamo che gli ospedali non crollino e che le persone siano effettivamente seguite bene, dobbiamo lavorare con questo concetto di squadra”.

Sommella: “Il progetto ha un’ambizione molto importante: fornire una piattaforma tecnologica che sia in grado di integrare i sistemi informativi delle singole strutture e i documenti che vengono scambiati. Questo vuol dire che ogni paziente preso in carico avrà una sua anagrafica e non dovrà ripetere l’identificazione passando da una struttura all’altra per recuperare l’intera documentazione. Quindi dare la possibilità al medico, anche a distanza, di poter fare un follow up completo e accurato”.

Casati: “Move-Digital è un’iniziativa che abbiamo deciso di intraprendere assieme per fare in modo che i nostri processi di digitalizzazione possano essere valutati anche con l’aiuto di un occhio esterno, che ci aiuti a capire dove siamo forti e dove dobbiamo migliorare. Avere un occhio esterno molto prestigioso, come quello rappresentato dal Politecnico di Milano, ci aiuterà a trovare spazi di miglioramento e piani di sviluppo futuri. Ci concentreremo su alcuni temi per poi estendere noi questa metodologia al resto dei progetti”.

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