Medici in pensione a 72 anni, la rivolta dei sindacati

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Ci risiamo. La proposta di mandare in pensione i medici a 72 anni, su base volontaria, per far fronte alla carenza di specialisti, aveva suscitato preoccupazioni e contrarietà nel settore, ma anche alcune caute aperture. Ma l’idea a un certo punto sembrava tramontata. Ora invece l‘emendamento ad hoc ritorna. Suscitando le ire dei sindacati.

“La norma sul pensionamento dei medici e dirigenti sanitari a 72 anni uscita dalla porta è rientrata dalla finestra, ma ci impegneremo con ogni mezzo possibile per evitare alla categoria questo ulteriore schiaffo”, assicura l’Intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria formata da Anaao Assomed – Aaroi-Emac – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Fp Cgil Medici e dirigenti Ssn – Fvm Federazione veterinari e medici – Cisl Medici.

La carenza dei medici

Entro il 2024 sono previsti 40mila medici in meno nel Servizio sanitario nazionale (Ssn), secondo i dati diffusi nei mesi scorsi dall’Anaao Assomed. Tra le cause, anche il pensionamento: entro i prossimi 5 anni circa 22mila medici specialisti lasceranno per limiti d’età. A pesare anche le dimissioni volontarie: dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale circa 9mila camici bianchi e si stima che fino al 2024 potrebbero essercene ulteriori 9mila.

Lobby e potentati

Per i sindacati quelli contenuti nel nuovo emendamento della Lega segnalato al Senato – che mira a rendere possibile fino al 31 dicembre 2026 il mantenimento in servizio fino a 72 anni dei dirigenti medici, del personale medico convenzionato, delle professioni sanitarie e dei docenti universitari di medicina e chirurgia – sarebbero “segnali precisi a lobby e potentati”. 

“L’ossessione di riproporre una norma inaccettabile la dice lunga anche sull’incapacità a trovare soluzioni strutturali alle criticità del nostro Sistema sanitario, che vive ormai nella totale assenza di programmazione”, sottolinea l’Intersindacale.

“Non ci accontenteremo certo del prolungamento al 2026 delle assunzioni con il Decreto Calabria, elemento positivo dell’emendamento, ma che rappresenta un contentino rispetto alla volontà ormai evidente di voler proteggere e foraggiare lobbies e classi di potere”.

La minaccia dello stato di agitazione

Quello dei sindacati è un no senza se e senza ma. “Si aprirà una frattura difficilmente sanabile tra parti sociali e Governo, che porterà a uno stato di agitazione della categoria, in mancanza di risposte esaustive alle criticità strutturali della sanità pubblica”, conclude l’Intersindacale.

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