Inquinamento, l’impatto su mortalità e ricoveri nei 46 siti italiani

inquinamento fiume

Inquinamento e malattie. Nei 46 siti italiani inquinati monitorati dal rapporto Sentieri, coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, l’eccesso di rischio della mortalità generale è del 2%, i deceduti per tutti i tumori maligni contribuiscono maggiormente rappresentando il 56% degli eccessi osservati e il maggior rischio di ospedalizzazione è di circa 3% per tutte le cause naturali.

I numeri restituiti dalla sesta edizione del rapporto evidenziano la chiara correlazione tra inquinamento ambientale e maggiore incidenza di numerose patologie, spesso tumorali e con prognosi negativa, non solo nella popolazione adulta ma anche in quella pediatrica.

I nomi delle patologie in questione sono mesotelioma, la cui mortalità è tre volte superiorie al normale nei siti inquinati da amianto e mesotelioma pleurico, per il quale i decessi sono doppi in presenza di amianto e nelle aree portuali. Ma c’è anche il tumore al colon-retto che provoca un eccesso di mortalità del 3-4% nelle aree in cui insistono impianti chimici, e il cancro alla vescica che ha un’incidenza maggiore del 6% nei maschi che vivono in zone in cui sono presenti discariche.

Quanto ai più giovani, i dati delle ospedalizzazioni mostrano un eccesso di rischio dell’8% per tutte le cause nel primo anno di vita, e in età pediatrico-adolescenziale e giovanile del 3-4% tra maschi e del 5% tra le femmine.

Commenta a Fortune Italia il presidente società italiana di Medicina ambientale (Sima), Alessandro Miani: “La pressione ambientale causata dalle attività antropiche è particolarmente evidente ne 46 siti monitorati da Sentieri. Qui i livelli di inquinamento ambientale sono molto più elevati rispetto ad altre zone d’Italia.
L’importanza del progetto sta nella mappa periodica che esso fornisce in quanto a epidemiologia e incidenza dell’inquinamento nelle diverse matrici che agiscono sulla salute umana e hanno ricadute su di essa, anche quantificabili economicamente come maggiore spesa per il Ssn”.

Molti tra i 46 siti monitorati – che includono 316 comuni di cui 104 nel Nord-Ovest, 15 nel Nord-Est, 32 nel Centro e e 165 al Sud e Isole – sono territori in cui gli indicatori del rapporto mostrano la presenza di fragilità particolarmente spiccate: il litorale vesuviano, le aree industriali della Val Basento, il basso bacino del fiume Chienti, Biancavilla, l’area Crotone-Cassano-Cerchiara, il litorale domizio-flegreo, l’agro aversano, Livorno, Massa Carrara e Trieste.

Comunicare costantemente la correlazione diretta tra inquinamento e danno alla salute va oltre il dovere di informazione istituzionale. Il perché lo ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro: “Comunicare i dati di questo rapporto è importante per rendere consapevole ciascun cittadino delle diverse comunità rispetto ai rischi dell’ambiente in cui vive e dell’importanza delle scelte personali e di comunità per controllare questi rischi, al fine di migliorare la propria qualità di vita e quella dei propri figli. Il dato scientificamente solido e incontrovertibile deve servire per rendere tutti i cittadini consapevoli dei rischi (ambientali, ndr) e di come agire concretamente per ridurli”.

“Il progetto Sentieri fornisce anche evidenze su come questo processo accada già dove sono state messe in atto azioni specifiche. Si può fare. E quindi – ha detto Brusaferro – abbiamo il dovere morale di farlo nel rispetto delle future generazioni”.

“Non ci dobbiamo limitare a mitigare le diverse forme di inquinamento in questi siti – avverte Miani – perché ci sono patologie ambiente-correlate anche gravi che interessano diversi distretti dove il principale elemento inquinato è l’aria, che non possiamo decidere di non respirare e che provoca 80 mila decessi prematuri in Italia (dati dell’ultimo rapporto dell’agenzia europea per l’ambiente)”.

“Il nostro Paese è al primo posto in Europa per neoplasie in età pediatrica, con una media di nuovi casi doppia rispetto alla media Ue in età pediatrica e tripla nei bambini al di sotto dell’anno di età. Ciò significa – continua il presidente Sima – che questi bambini, che ancora non hanno iniziato a condurre uno stile di vita malsano, assumono gli inquinanti dannosi dall’ambiente in cui vivono. Principalmente atmosferici per quanto riguarda la componente di cancerogenicità. Senza dimenticare le molte altre sorgenti inquinanti che originano dall’alimentazione, che stanno portando a una pandemia silenziosa con aumento di forme di malattie metaboliche, come il diabete di tipo 2 o ritardi del neuro sviluppo. Parlo ad esempio della dispersione di ftalati dai packaging primari di alimenti e bevande”.

Il presidente della Sima lancia l’idea per un upgrade dell’analisi degli effetti dell’inquinamento ambientale: “In Italia sarebbe importante eseguire una lettura sanitaria del dato ambientale con algoritmi validati da Oms contestualizzati per il territorio italiano. E quindi usare le azioni del Pnrr per mitigare le situazioni locali. Si potrebbe stilare un rapporto annuale sull’impatto delle politiche ambientali e degli investimenti sull’ambiente dettagliati fino alla singola provincia e al singolo comune”, conclude.

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