Sanità post Covid in affanno, il report Aiop

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Altro che post Covid. Dopo la grande fuga dagli ospedali causa virus, nel 2021 non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nella fase pandemica più acuta, e anche i volumi di attività non sono tornati ai livelli pre-Covid, né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti.

In particolare, il volume di ricoveri urgenti non ha subìto sostanziali variazioni tra il 2020 e il 2021, confermando così un -13% rispetto al periodo pre-pandemico: parliamo di circa 900 mila ospedalizzazioni perse sia nel 2020 sia nel 2021. E’ quanto emerge dal 20° Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia “Ospedali&Salute”, realizzato da Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) in collaborazione con Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema. E il 2022 non fa ben sperare.

Contrazione al Sud e nelle Isole

Il report conferma una contrazione soprattutto nel Sud e nelle Isole, comparativamente meno investiti dall’urto pandemico e dal conseguente sforzo di recupero. Per quanto riguarda, invece, i ricoveri programmati, si assiste a una ripresa dell’attività elettiva, pur restando un significativo scostamento (-16%) dalla situazione del 2019.

In questo caso, è più che evidente come il sistema fatichi a tornare sui livelli pre-pandemici, con quanto ne consegue anche in termini di non riuscito recupero delle prestazioni mancate nel 2020.

Male la specialistica ambulatoriale

Per quanto attiene le prestazioni di specialistica ambulatoriale, i volumi di attività restano fortemente al di sotto dei valori pre-Covid, con variazioni 2019-2021 che raggiungono scarti anche del -70% (Basilicata) e del -46% (P.A. di Bolzano).

Il Long Covid della sanità

Come dicevamo, la situazione nel 2022 non va meglio, tanto che l’Aiop parla senza mezzi termini di Long Covid del Ssn. Per Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop, “i dati parlano chiaro: a due anni dalla pandemia non solo non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nel corso della fase pandemica più acuta, ma i volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti. Le forze centrifughe dal Ssn sono sempre più evidenti, con sempre più utenti che, per ovviare alle liste d’attesa, si trovano costretti – ha detto Cittadini – se possono a pagare le prestazioni o, in caso di indisponibilità economica, a rinunciare alle cure”.

Attese sempre più lunghe

Il fenomeno dei tempi di attesa anomali cresce: ai ritardi pre-pandemici, si aggiungono quelli “straordinari” del 2020 e quelli provocati da un urto pandemico che stenta a esaurirsi.

Se possiamo definire fisiologici i blocchi e i rinvii del 2020 – per lla gestione dell’emergenza Covid e delle limitazioni delle prestazioni non-Covid per controllare il rischio di contagio – si fa fatica a spiegare il dato del 2021, ammettono gli stessi autori del report.

Dal punto di vista della domanda, l’indagine condotta da Ermeneia su un campione di 4.020 soggetti (rappresentativo della popolazione adulta italiana) rivela come, ancora nel 2022, il 73% degli intervistati senza esperienza di contagio e il 66% di quelli con una o più esperienze Covid abbiano dovuto sostenere blocchi o rimandi di prestazioni diagnostiche per patologie di gravità medio-alta.

Un’alleanza pubblico-privato

Per il ministro della Salute, Orazio Schillaci, “la doppia anima del nostro sistema ospedaliero, pubblico e privato, può rappresentare la chiave per risolvere alcune criticità esistenti e superare le inaccettabili disuguaglianze che tuttora persistono a livello territoriale. Dobbiamo implementare e allargare l’offerta, anche creando un sistema virtuoso tra pubblico e privato che possa garantire una presa in carico globale e appropriata delle esigenze di prevenzione, cura e assistenza di tutti i cittadini”.

Le cifre del rapporto Aiop “sono drammatiche – ha ammesso Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari sociali della Camera – è necessario invertire la rotta. La spesa sanitaria deve necessariamente diventare un investimento, passando dal concetto di Prodotto interno lordo a quello di Benessere interno lordo e comprendendo che in sanità spendere meno prima significa spendere di più dopo. I limiti riscontrati dal Servizio Sanitario Nazionale durante la pandemia si possono recuperare solo tramite un’integrazione vera tra pubblico e privato”.

“Il sistema pubblico è ingolfato e non riesce a utilizzare le risorse anche aggiuntive che gli sono, di volta in volta, assegnate – ha segnalato Domenico Mantoan, Direttore Generale Agenas – Il comparto privato è l’unico settore al quale sono rimasti applicati i tetti di spesa. Siamo in una condizione in cui i 300 milioni riconosciuti alle strutture di diritto pubblico per smaltire le liste d’attesa non sono stati utilizzati e in cui il privato accreditato è volutamente limitato nella sua capacità produttiva”.

Spesa sanitaria pubblica sotto la media Ocse

“Vogliamo riportare l’interesse del malato al centro del dibattito sulla sanità pubblica, troppo spesso orientato da visioni parziali, che prescindono dai principi di realtà” ha detto la presidente di Aiop. “La spesa sanitaria pubblica italiana in rapporto al Pil continua a restare fortemente al di sotto della media dei Paesi Ocse  e G7 e si continua a paralizzare l’erogazione di servizi alla salute, attraverso il meccanismo dei tetti di spesa, imponendo alle Regioni un limite massimo all’acquisto di prestazioni presso il privato accreditato e sacrificando i bisogni assistenziali dei pazienti sull’altare di una illogica predilezione per la proprietà pubblica degli asset”.

“È necessario comprendere – ha detto con forza Cittadini – che ogni euro impiegato in sanità è un investimento per il progresso del Paese e che è indispensabile procedere ad un’alleanza di sistema, basata su un approccio collaborativo/competitivo tra la componente di diritto pubblico e la componente di diritto privato del Ssn, preservando e aumentando gli ambiti di tutela, superando i condizionamenti ideologici, che, fino ad ora, hanno relegato la componente di diritto privato a un ruolo vicario”, ha concluso la numero uno di Aiop.

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