Farmaceutica, obiettivo attrarre investimenti

tavolo farmaceutica
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L’industria farmaceutica in Italia conta più di 235 aziende con almeno 10 addetti e rappresenta uno dei principali poli a livello europeo e mondiale. Con la pandemia è emerso il tutto valore del settore, non solo per la salute ma anche per l’economia del nostro Paese. Se ne è parlato a Roma, al primo e affollato Tavolo per il settore Farmaceutica e Biomedicale, presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal ministro della Salute, Orazio Schillaci.

Presenti anche i sottosegretari, Massimo Bitonci e Marcello Gemmato, i rappresentanti delle aziende farmaceutiche, i rappresentanti delle aziende biomedicali, i rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni, i sindacati e le associazioni di categoria.

Il contesto globale

L’intera filiera farmaceutica ha avviato in tutto il mondo politiche pubbliche di attrazione investimenti che stanno determinando le scelte localizzative per i prossimi 10 anni, cambiando di fatto i rapporti di forza tra Paesi e continenti. In questo scenario è diventato essenziale un profondo cambiamento verso “politiche volte ad aumentare l’autonomia strategica dell’Italia e azioni per incrementare gli investimenti delle aziende del settore”, ricordano dal Mimit.

Il tavolo nasce dunque “dall’esigenza di aumentare, alla luce della sua strategicità in Italia e in Europa, gli investimenti per salute, crescita, occupazione e sicurezza. Per questo motivo è fondamentale definire un piano di politica industriale e l’aumento dell’attrattività dell’Italia per gli investimenti nel settore”, dicono dal ministero.

La politica industriale e la lezione della pandemia

“Oggi l’industria farmaceutica è centrale e strategica su scala globale. Dobbiamo sviluppare investimenti nel settore e attrarne di nuovi e utilizzare al meglio gli strumenti che abbiamo. La politica industriale italiana – ha affermato Urso – deve essere al passo. La pandemia ci ha insegnato quanto importante sia l’industria farmaceutica e quanto necessario sia raggiungere una autonomia strategica su ricerca e approvvigionamenti. Per questo – ha detto il ministro – è importante il coordinamento tra il sistema sanitario e quello industriale”.

“Si tratta di un tavolo molto importante – ha spiegato il ministro Schillaci – dall’innovazione in campo farmacologico e farmaceutico possono venire nuove cure per i malati, come è stato dimostrato soprattutto nel periodo che abbiamo appena vissuto. Sarà, quindi, molto utile un confronto con tutti gli stakeholder del settore”.

Numeri e territori

Sono 68,5 mila gli addetti diretti nel 2022, 90% laureati e diplomati, 44% donne (53% nella R&S) e 150 mila addetti inclusi i fornitori. La farmaceutica registra un +9% dell’occupazione 2017-2022, +16% per i giovani e +13% per le donne. Nel 2022 il settore vanta 49 miliardi di produzione con 47,6 miliardi di export, a crescente valore aggiunto; 3,2 miliardi di investimenti in produzione (1,4) e R&S (1,8).

Nel Centro-Nord ci sono l’87% delle imprese e il 91% degli addetti. Le prime 5 regioni per addetti sono Lombardia (24 mila diretti, 53 mila con i fornitori diretti), Lazio (13 mila diretti, 29 mila con i fornitori diretti), Toscana (7 mila diretti, 16 mila con i fornitori diretti), Emilia Romagna (5 mila diretti, 11 mila con i fornitori diretti) e Veneto (5 mila diretti, 10 mila con i fornitori diretti).

Le priorità per Farmindustria

Farmindustria considera l’incontro “estremamente positivo, anche perché ha interconnesso finalmente e per la prima volta in Italia la politica sanitaria e la politica industriale. Che possono così concorrere in un’azione sinergica alla qualità dell’accesso alle cure dei cittadini e all’attrazione degli investimenti”.

Fra le priorità evidenziate dagli industriali del pharma, il “grave problema del payback con interventi normativi da applicare già dal 2023, usando le risorse già stanziate per la farmaceutica e senza ulteriori oneri per la finanza pubblica; la tutela della proprietà intellettuale e la disponibilità di incentivi efficaci per gli investimenti sull’intero territorio nazionale;  la garanzia della presenza e della massima attenzione sui dossier Ue sulla farmaceutica per valorizzare l’interesse nazionale; l’introduzione di regole aggiornate all’evoluzione del settore e all’innovazione sempre più veloce che genera”.

“Sarà così possibile lavorare insieme nella linea tracciata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ‘con uno Stato alleato delle imprese’, offrendo importanti segnali concreti agli investitori nazionali ed esteri per favorire l’attrattività dell’Italia nella farmaceutica”, sottolineano da Farmindustria.

I produttori di equivalenti

Per le aziende aderenti ad Egualia – che operano in un settore da circa 3,2 miliardi di euro di fatturato che fornisce oltre il 30% dei medicinali dispensati nel nostro Paese, e vede oltre 60 aziende associate – la prima vera sfida da vincere è quella della sostenibilità industriale.

Questo per il comparto si declina in tre nodi: costi totali di produzione dei medicinali equivalenti aumentati nel 2022 del 21% rispetto al 2021 (quasi un miliardo di euro di extra costi); prezzi di rimborso dei farmaci Ssn per oltre il 25% dei farmaci in lista di trasparenza (circa 2mila prodotti utilizzati da migliaia di persone) inferiori ai 5 euro; payback: i nuovi farmaci determinano il 76% della crescita complessiva della spesa per acquisti diretti e nel 2023 farmaci innovativi per una spesa pari a 300 milioni usciranno dal fondo dedicato, incrementando il ripiano a carico di tutti. Oggi il ripiano delle aziende di equivalenti e biosimilari quota oltre il 10% del fatturato: un onere non più sostenibile che mette a rischio la continuità delle forniture.

Per la delegazione di Egualia che ha partecipato al tavolo, “è divenuto improcrastinabile programmare un adeguamento dei livelli di rimborso delle fasce di farmaci a più alto rischio di indisponibilità: prima di tutto quelli in lista di trasparenza entro i 5 euro di rimborso e quelli sterili iniettabili fuori brevetto venduti in ospedale. È necessario poi eliminare o sospendere almeno l’onere dell’1,83% sui farmaci della convenzionata, che da temporaneo è diventa tassa strutturale. È infine importante aprire un confronto sulle risorse disponibili per la spesa per acquisti diretti: per le imprese off patent che vendono in gara il payback è diventato insostenibile, mentre ci sono risorse non utilizzate per potrebbero servire a ridurre l’impatto per le imprese. È poi urgente mettere mano al sistema di preavviso delle carenze, riportando i termini, le procedure e le sanzioni a meccanismi più efficaci sulle reali carenze, più sostenibili e gestibili per le imprese e la Pa”.

“Siamo fiduciosi – hanno affermato i rappresentanti di Egualia – che il Governo vorrà sostenere le imprese con solide politiche industriali che agevolino investimenti produttivi locali e che garantiscano maggiore indipendenza strategica nell’approvvigionamento di farmaci e principi attivi per l’Italia. Urge quindi il coordinamento di tutte le misure da mettere in campo”.

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