Superbug resistenti agli antibiotici nella carne, l’allarme dalla Spagna

batteri antibiotici
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Uno studio spagnolo ha riscontrato presenza di Escherichia coli multi-resistente agli antibiotici nel 40% dei campioni di carne prelevati in alcuni supermercati spagnoli di Oviedo, e tra questi, anche alcuni ceppi in grado di causare gravi infezioni nell’uomo.

Lo studio sarà presentato al congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (ECCMID), a Copenhagen dal 15 al 18 aprile.

Quella dell’antibiotico-resistenza è una grave minaccia alla salute pubblica globale secondo l’Oms, anche perché sta raggiungendo livelli pericolosamente elevati in tutto il mondo. Si stima che già oggi le infezioni antibiotico-resistenti provochino circa 700.000 decessi l’anno, un numero destinato secondo le proiezioni a raggiungere i 10 milioni di decessi entro il 2050, se non verranno intraprese misure drastiche e urgenti.

I batteri multidrug-resistant possono essere trasmessi all’uomo dagli animali attraverso la catena alimentare; tuttavia non sono disponibili dati ufficiali sulla contaminazione del cibo da batteri resistenti agli antibiotici. Per approfondire la questione, la dottoressa Azucena Mora Gutiérrez e la dottoressa Vanessa Garcia Menéndez dell’Università di Santiago di Compostela-Lugo (Spagna), insieme a i colleghi di altri centri di ricerca hanno effettuato una serie di esperimenti per valutare, nella carne acquistata presso alcuni supermercati spagnoli, la presenza e il livello di Enterobacteriaceae multiresistenti agli antibiotici e in grado di dare patologie extra-intestinali (Klebsiella pneumoniae, di Escherichia coli e altri batteri che in grado di determinare infezioni resistenti agli antibiotici, come la sepsi o le infezioni del tratto urinario).

Gli autori, per effettuare la loro ricerca, hanno cominciato facendo shopping nei supermercati di Oviedo per poi analizzare in laboratorio 100 campioni di carne (25 di pollo, 25 di tacchino, 25 di manzo e 25 di maiale) scelti a caso sugli scaffali.

E i risultati non sono certo tranquillizzanti: il 73% delle carni era contaminato da Escherichia coli, anche se a livelli ancora all’interno dei limiti di sicurezza per gli alimenti. La metà dei campioni tuttavia è risultata contaminata da batteri multidrug-resistant o potenzialmente patogeni. In particolare, le analisi di laboratorio hanno consentito di isolare e caratterizzare Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae in 10 campioni di carne su 100 (in dettaglio in sette campioni di pollo, due di tacchino, uno di maiale).

Quaranta dei 100 prodotti analizzati contenevano Escherichia coli multidrug-resistant, compresi dei ceppi produttori di beta lattamasi ad ampio spettro, enzimi in grado di conferire resistenza molti antibiotici di impiego comune (penicilline, cefalosporine e aztreonam). Più in dettaglio, il problema riguardava il 68% dei campioni di tacchino, il 56% di quelli di pollo, il 16% di quelli di manzo e il 12% di maiale.

Il fatto che sia soprattutto il pollame ad essere contaminato da questi batteri, rispetto ad altri tipi di carni è probabilmente dovuto alle differenze di allevamento e di macellazione.

Il 27% dei campioni di carne analizzati conteneva Escherichia coli potenzialmente patogena a livello extra-intestinale (ExPEC). La ExPEC possiede geni che le consentono di causare malattie al di fuori del tratto gastrointestinale, come ad esempio infezioni delle vie urinarie. Questo ceppo di batteri è considerato inoltre una delle principali cause di sepsi o batteriemia dell’adulto e la seconda più comune causa di meningite neonatale.

Un altro 6% dei campioni analizzati conteneva Escherichia coli uro-patogena (UPEC), anch’essa parte delle ExPEC e dotata di tratti di virulenza specifica che le consentono di causare gravi infezioni delle vie urinarie. Infine, l’1% dei campioni di carne conteneva Escherichia coli portatrice del gene mcr-1, che conferisce resistenza alla colistina, un vecchio antibiotico al quale si ricorre in alcuni casi come l’ultima spiaggia per il trattamento di infezioni causate da germi resistenti a tutti gli altri antibiotici.

In una ricerca precedente, gli autori di questo studio avevano evidenziato elevati livelli di contaminazione con batteri potenzialmente in grado di causare gravi infezioni nell’uomo e resistenti agli antibiotici nel pollo nel tacchino; ma questo ultimo studio dimostra che neppure altri tipi di carne sono risparmiati.

Per questo, i ricercatori spagnoli auspicano che vengano implementati dei regolari controlli dei livelli di batteri antibiotico-resistenti (compreso l’ExPEC) nella carne. Ma non ci si può limitare a questo.

Servirebbero anche una serie di interventi farm-to-fork (dalla fattoria alla tavola) per proteggere in modo adeguato i consumatori: dalla creazione di laboratori di sorveglianza, per evidenziare tempestivamente la presenza di batteri ad alto rischio negli animali di fattoria e nella carne e per valutare le conseguenze delle restrizioni nell’uso degli antibiotici in medicina veterinaria, richieste dall’Europa.

L’impiego di vaccini negli allevamenti potrebbe ridurre la presenza di specifici batteri patogeni o multidrug-resistant e questo a sua volta contribuirebbe a ridurre il rischio per consumatori.

Ma gli stessi consumatori (cioè ognuno di noi) giocano un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza del cibo. È molto importante non interrompere la catena del freddo dal supermercato a casa, cuocere completamente la carne, conservarla in frigorifero in modo appropriato e ricordarsi di disinfettare coltelli, taglieri e altri utensili di cucina con i quali si sia manipolata la carne cruda, in modo da evitare contaminazioni crociate. L’adozione di tutte queste misure, farebbe sì che mangiare la carne torni ad essere un piacere e non un rischio per la salute.

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