Rossi (Campus Bio-Medico): L’alleanza tra Università e impresa

Andrea Rossi Campus Bio-Medico

Mentre nei corridoi e nei tendoni appositamente allestiti continua la RomeCup 2023, la manifestazione di 3 giorni che ha riunito ragazzi e ragazze da tutta Italia per mostrare i loro robot e ascoltare esperti di grandi aziende e università, Andrea Rossi sorride. Parlando con Fortune Italia, nel suo ufficio, l’amministratore delegato e direttore generale dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – che ha organizzato l’evento con la Fondazione Mondo Digitale – si dice contento: dalle gare di robotica tra ragazzi alle innovazioni in esposizione dei centri di ricerca italiani, ogni pezzo della manifestazione si può ricondurre a quel puzzle che, secondo Rossi, è l’innovazione.

Andrea Rossi, partiamo dalla RomeCup: cosa le sta piacendo di più? Ha fatto un giro tra gli stand?

La cosa che mi è piaciuta di più è vedere tutta questa folla di ragazzi di età diverse che hanno animato il Campus Bio-Medico e questa sicuramente è la cosa più. Ho fatto anche qualche domanda a qualche ragazzo, osservando la passione e l’entusiasmo di bambini più piccoli e ragazzi più grandi. Questa penso che sia la cosa più bella, perché spesso sentiamo in maniera negativa delle prospettive dei giovani. Invece questa manifestazione è la dimostrazione che se riesci ad avere la chiave giusta, a stimolarli, gli dai una prospettiva futura.

Scuole, università, aziende. A cosa serve riunire così tanti attori diversi?

Il ruolo dell’università penso che debba essere proprio questo: non vendere un prodotto o convincere qualcuno a iscriversi al corso. Questo sinceramente ci sta, ma penso che il primo ruolo dell’università sia sociale, cioè quello di dare l’opportunità a un ragazzo di scuola superiore di pensare al proprio futuro. E di fare una scelta consapevole, che è un qualcosa che non avviene spessissimo, perché spesso i ragazzi a quell’età fanno la scelta sbagliata, perché magari scelgono un percorso non avendolo ben maturato. L’importante è che i ragazzi che vengono da noi abbiano qualche ora per dire: voglio pensare a cosa fare da grande, e in questo è fondamentale l’alleanza scuola, università, impresa. Un ragazzo non può decidere visitando un edificio o vedendo una brochure, innanzitutto è fondamentale l’esperienza. Per questo quest’anno lanciamo una Summer School che riguarda tutti e tre le nostre facoltà e sarà una settimana immersiva in cui fai lezione, vedi la sala operatoria, vedi il laboratorio di ingegneria, vivi l’università a 360 ° per una settimana.

In che modo, concretamente, il rapporto con le imprese aiuta i ragazzi a trovare lavoro?

Bisogna distinguere molto in base al corso di laurea. Tutta la parte di medicina e professioni sanitarie è ‘garantita’, tra virgolette, perché da noi già dal terzo anno di medicina vai in ospedale a fare il tirocinio. Per quanto riguarda gli ingegneri, abbiamo dei laboratori in cui si fanno cose pratiche. Già durante l’anno organizziamo delle Challenge e poi ci sono dei periodi in azienda. Le tesi ormai le fai in azienda, dove risolvi una problematica aziendale e porti avanti un progetto. Per questo abbiamo un tasso di collocamento sul mercato quasi al 100% in tempi brevissimi.

Come sta cambiando la formazione allora? Nel 2022 è arrivato ChatGpt e il mondo del lavoro è andato nel panico. Quello accademico invece come sta cambiando?

La formazione sta cambiando, in parte secondo me è già cambiata, ma deve cambiare ancora di più. Noi su questo stiamo lavorando molto. Prima la formazione era trasferimento di conoscenza. Perché la conoscenza era un qualcosa di stabile, di sicuro. Adesso la velocità di cambiamento e di evoluzione è spaventosa e soprattutto sono le tecnologie che hanno velocizzato in maniera importante il tutto. Allora l’approccio della formazione universitaria non può più essere un trasferimento di conoscenze, ma deve essere un trasferimento di strumenti mentali che possano permettere ai ragazzi di farsi le giuste domande. Questo è fondamentale. Ormai è sempre di più un approccio basato sulla domanda, più che sulla risposta. Perché, appunto, in un mondo che cambia continuamente, tu devi dargli quegli elementi di spirito critico, di analisi dei casi, di ricerca delle soluzioni. Poi nel tempo, continuando sempre a studiare (perché ora devi studiare sempre, non è più come un tempo), avrai un approccio mentale fresco, dinamico, molto tecnologico, perché questo ti permette di fare il salto, di seguire l’evoluzione, altrimenti non c’è la fai.

Sembra un po’ un discorso simile a un corso per usare bene ChatGpt, no? Devi saper fare le domande giuste, scrivere il giusto prompt.

Sì, il concetto è quello. Quindi la modalità di didattica cambia, nel senso che è più diretta a piccoli gruppi e non è monodirezionale da parte del docente.

Questo è un processo che non sta avvenendo solo quest’anno.

Sì, assolutamente, secondo me dobbiamo ancora di potenziarlo e stiamo lavorando in tal senso. È un apprioccio abbastanza diffuso, non è un qualcosa che scopriamo oggi. Noi essendo un’università piccola ci modifichiamo più facilmente. Gli atenei più grandi fanno più fatica.

Siete un’università piccola, però svolgete un ruolo sul territorio importante, anche se non necessariamente riguarda poi i campi di cui vi occupate voi, perché magari molti di questi ragazzi andranno a studiare da qualche altra parte. A che ruolo puntate, anche sul territorio nazionale? E cosa volete diventare?

Allora, senza dubbio la prima cosa è poter avere un impatto sul territorio, quindi far sì che l’università sia riconosciuta come un riferimento su alcune tematiche. Sicuramente su tutta la parte di sanità, sulla parte ingegneristica e sulla parte tecnologica. Noi comunque siamo un’università eticamente orientata, un’opera apostolica dell’Opus Dei: ci teniamo molto che la tecnologia sia uno strumento, ma non sia il fine. Quindi l’importante è che le scelte sia sempre la persona, l’uomo a farle, non possiamo delegare le scelte a una macchina, non possiamo essere comandati dalle macchine.

Poi c’è tutta la parte di sviluppo sostenibile One Health, la nostra terza facoltà dipartimentale, che abbiamo rinominato proprio quest’anno e che vuole anch’essa crescere, in particolare su tutta quella che è la parte di economia circolare. Su queste tematiche ci piacerebbe essere un riferimento nazionale e pian piano anche internazionale, sempre con una dimensione ridotta, cioè noi non saremo mai un’università da 15.000 studenti. Adesso abbiamo circa 3.000 studenti, e cresceremo un pochino. Però non abbiamo il desiderio di crescere in numeri, vogliamo farlo più in qualità che in quantità. E avere un rapporto con le aziende. Stiamo per inaugurare un nuovo edificio di 10.000 m² che avrà all’interno un Simulation center di ultima generazione, dove collaboreremo con le aziende nel fare simulazione prodotti biomedicali, testing di processi ingegneristici.

Quello che si vede in costruzione davanti al Campus Bio-Medico.

Esatto, potremo lavorare alla formazione del personale, per esempio della Regione Lazio, o di quello sanitario. All’interno dell’università c’è un’Academy che di fatto segue tutta la formazione post laurea, quindi con master, corsi post universitari ECM, che in medicina sono una componente molto importante, e anche corsi executive per le aziende. Negli ultimi tre anni noi abbiamo triplicato il fatturato di questo academy, avevamo 2000 studenti tre anni fa, lo scorso anno ne abbiamo formati quasi 9000.

E quant’è il fatturato?

È 1,5 mln; siamo partiti tre anni fa che avevamo mezzo milione di fatturato, quindi c’è stata una crescita importante.

Intanto è cresciuto anche il fatturato del Campus Bio-Medico.

La raccolta di finanziamenti del 2022 è stata di 15,6 milioni di euro, solo ricerca e quindi ad oggi la nostra università ha un fatturato superiore a 50 milioni. Anche qua siamo cresciuti molto negli ultimi anni. Ma ci interessa l’impatto del nostro brand, che sia riconosciuto.

La collaborazione con le grandi società quanto è importante in un Paese dove il 90% delle imprese sono Pmi?

Abbiamo grandi aziende, ma abbiamo molte piccole aziende, perché noi, collaborando moltissimo con Unindustria, l’Unione industriale del Lazio, abbiamo la possibilità di interagire con tante piccole imprese, per esempio del settore alimentare. Ci sono molte aziende territoriali piccole, per esempio per tutta la parte dell’ambito del master in home security, quindi sulla cyber security. Chiaramente poi al Campus Bio-Medico abbiamo anche le grandi aziende, collaboriamo con con banche, con assicurazioni, con la Ferrero, con Medtronic, con Cisco.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.