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Cervello smart in terza età, ecco come

cervello anziano
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Non fermate mai il cervello. Coltivate le abitudini che mantengono attiva l’attenzione, vivete quanto più possibile la socialità, anche mediata dal Pc o dallo smartphone. Perché utilizzare il computer, contribuendo con i propri pareri ai social network, interagire nelle chat, verificare l’acutezza mentale con partite a scacchi o con cruciverba e sudoku, diventano strategie utili per contrastare il decadimento cognitivo.

Forse anche più della stessa socializzazione, del dedicarsi alle arti come la pittura, di passare il tempo con il cucito. Ogni hobby, insomma, ha un valore. Ma alcuni ne avrebbero più di altri in chiave di conservazione delle attività cognitive, stando ai risultati di una ricerca condotta dagli esperti dell’Università Monash, apparsa su Jama Network Open.

Oltre 10.000, va detto, sono gli over 70 considerati in due indagini di popolazione, il progetto ASPREE e il sottostudio ALSOP (ASPREE Longitudinal Study of Older Persons). Dall’analisi dei dati raccolti nelle osservazioni è emerso chiaramente come chi nella terza età manteneva acuto il cervello, con lezioni ad hoc, con la gestione della classica agenda per la giornata o comunque con i tradizionali cruciverba e conseguente ricerca di termini più o meno complessi presentava il 9-11% in meno di probabilità di sviluppare demenza rispetto ai coetanei.

Leggermente più bassi sono invece apparsi i risultati per chi si dedicava alla creatività espressa attraverso l’artigianato, il lavoro a maglia e la pittura, così come con la lettura: in questi casi la riduzione del rischio è risultata inferiore, intorno al 7%. Come segnala la ricercatrice Joanne Ryan, insomma, l’obiettivo dell’esercizio per mantenere il cervello pronto e in forma deve essere la manipolazione attiva della conoscenza precedentemente immagazzinata.

Al contrario, pur se sempre valide in chiave preventiva, le attività maggiormente “passive” risultano meno associate al mantenimento di buone capacità cognitive nella terza età. Non è la prima volta – va detto – che risuonano questi consigli.

Già qualche tempo fa si diceva che un sudoku – o per  chi è più umanistico le parole crociate – come passatempo per i tempi vuoti, poteva rappresentare una sorta di “meccanismo di controllo” per la pressione arteriosa, ovviamente associato all’attività fisica e al controllo del peso. a ricordarlo era una ricerca apparsa su Hypertension.

Non bisogna mai dimenticare che nello sviluppo dei disturbi cognitivi, oltre a fattori biologici  e genetici non modificabili, esistono possibilità di intervento preventivo che incidono almeno nel 30% nel ridurre il rischio di demenza.  Questi fattori protettivi sono la riserva cognitiva, l’allenamento a tenere impegnata la mente e a risolvere problemi e acquisire nuove conoscenze, la attività fisica e la attività motoria in genere.

Su questo fronte, peraltro, va ricordata un’altra “curiosità” scientifica che sembra mettere in luce un vantaggio per il sesso femminile in età avanzata rispetto all’uomo. In pratica il cervello delle donne invecchierebbe più lentamente rispetto a quello maschile, tanto che il gentil sesso presenta un’età “cerebrale” mediamente inferiore di tre anni rispetto a quella anagrafica.

In ultimo, non dimentichiamo che per un sano invecchiamento cerebrale anche il vivere con gli altri diventa un aiuto. A patto che chi assiste la persona anziana non imponga le proprie scelte. Si possono proporre hobby, dalla cura dell’orto fino alla cucina o al cucito, si possono individuare modalità di stimolo per l’attività intellettuale che rispettino i gusti di chi ci accompagna, dalla lettura fino all’ascolto di libri e a cruciverba e sudoku, si può vedere assieme un film o più semplicemente seguire le notizie di politica e cronaca al telegiornale per discuterle, si può uscire per fare quattro passi, vedere il mondo, seguire i nipoti per mantenere una freschezza intergenerazionale. Il tutto, rigorosamente in compagnia. E poi, conta incontrare amici.

Proprio gli amici, magari anche a quattro zampe, possono infatti diventare uno strumento in grado di aumentare l’efficacia dell’intervento di chi assiste, offrendo ulteriori stimoli di discussione e argomenti per “rompere” la barriera che a volte chi è anziano tende a frapporre tra sé e gli altri. Una barriera che va frantumata. Con l’allenamento per il sistema nervoso. Che ognuno, in base ai suoi gusti, può identificare. E percorrere come ritiene. 

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