Sanità, l’Italia spende troppo poco: gap con l’Europa da 47,6 mld

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Mentre il Governo lavora alla manovra, e fatica a trovare i 4 mld per la sanità chiesti dal ministro della Salute Orazio Schillaci, gli italiani con problemi di salute hanno affrontato un’estate di passione e liste d’attesa, mentre il Ssn si trova a fare i conti con le conseguenze di un imponente sotto-finanziamento.

A dircelo è il confronto con il resto d’Europa: l’Italia è al 16.mo posto per la spesa pro-capite: “Al cambio corrente dollaro/euro il gap con la media dei Paesi europei dell’area OCSE oggi ammonta ad oltre 808 euro pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente Istat di oltre 58,8 milioni di abitanti, si traduce nella cifra di oltre 47,6 miliardi di euro“, puntualizza il presidente di Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. Fondazione Gimbe ha infatti analizzato la spesa sanitaria pubblica nei Paesi Ocse, utilizzando il database OECD Stat, aggiornato al 3 luglio 2023 con dati 2022. Ecco cosa è emerso.

Spesa pubblica e Pil

La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media OCSE del 7,1% che alla media europea del 7,1%. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del Pil investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del Pil) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del Pil)

Spesa pubblica pro-capite

In Italia, anche la spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2022, pari a 3.255 dollari, rimane al di sotto sia della media Ocse (3.899 dollari) con una differenza di 644 dollari, sia della media dei Paesi europei (4.128 dollari) con una differenza di 873 dollari. E in Europa ben 15 Paesi mettono più di noi in sanità, con un gap che va dai +583 dollari della Repubblica Ceca ($ 3.838) ai +3.675 della Germania ($ 6.930).

Quello con il Paesi europei è un gap ampliatosi progressivamente dal 2010, sino a raggiungere 590 dollari nel 2019. Una situazione peggiorata con la pandemia, quando, a fronte di un netto incremento della spesa sanitaria in Italia, gli altri Paesi europei hanno comunque investito più del nostro. Ecco come si arriva “alla cifra monstre di oltre 47,6 miliardi di euro”, dice Cartabellotta.

Trend 2008-2022 della spesa sanitaria pro-capite nel G7

Dal confronto con gli altri paesi del G7 sul trend della spesa pubblica 2008-2022 energe come la crisi finanziaria del 2008 non ha minimamente scalfito la spesa pubblica pro-capite per la sanità: infatti dopo il 2008 il trend di crescita si è mantenuto o ha addirittura subìto un’impennata. In Italia, invece, si è sostanzialmente appiattito dal 2008, lasciando il nostro Paese sempre in ultima posizione.

“L’Italia tra i Paesi del G7 è stata sempre ultima per spesa pubblica pro-capite: ma se nel 2008 le differenze con gli altri paesi erano modeste, in 15 anni sono ormai divenute incolmabili”. Nel 2008 tutti i Paesi del G7 destinavano alla spesa pubblica pro-capite una cifra compresa tra 2.000 e 3.500 dollari, con il nostro Paese fanalino di coda insieme al Giappone. Nel 2022 l’Italia rimane ultima con una spesa pro-capite di 3.255, mentre la Germania l’ha più che raddoppiata sfiorando i 7.000 dollari.

La situazione post-Covid

E adesso, dopo l’emergenza Covid il gap con gli altri Paesi europei del G7 continua a crescere: la spesa sanitaria pubblica nel 2022, rispetto al 2019, è aumentata di 625 dollari in Italia, quasi la metà di quella francese (1.197) e 2,5 volte in meno di quella tedesca (1.540).

I confronti internazionali vedono un’Italia in Europa prima solo rispetto ai Paesi dell’Est (Repubblica Ceca esclusa), oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. “Tra i Paesi del G7 – sottolinea Cartabellotta – siamo fanalino di coda con gap ormai incolmabili, frutto della miopia della politica degli ultimi 20 anni che ha tagliato o non investito in sanità ignorando che il grado di salute e benessere della popolazione condizionano la crescita del Pil. Ovvero che la sanità pubblica è una priorità su cui investire continuamente e non un costo da tagliare ripetutamente. Ecco perché il nostro Paese ha urgente bisogno di invertire la rotta, con segnali già visibili nella NaDEF 2023 e, soprattutto, nella prossima Legge di Bilancio. Altrimenti – avverte – sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute”.

Certo, non sono poche le difficoltà per l’esecutivo, con una  legge di Bilancio da impostare in un clima di risorse limitate. Ma lo stato di salute del Ssn è di quelli da terapia intensiva. E il timore è che i fondi necessari, gli ormai famosi 4 mld chiesti dal ministro della Salute, siano difficili da reperire.

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