L’aumento del casi di Covid-19 registrato a novembre in Italia sembra legato alla corsa di Eris. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità e relativi ai campioni analizzati tramite sequenziamento genomico dal 13 al 19 novembre, nel nostro Paese circolano diversi ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB e, in particolare, alla variante d’interesse EG.5, meglio nota come Eris.
La prevalenza di questa variante Covid risulta in leggero aumento in questa indagine rispetto a quella precedente: 52,1% sul 51%. A conti fatti EG.5 rappresenta circa la metà dei sequenziamenti disponibili su scala globale e, ad oggi, “non sono stati segnalati cambiamenti nella gravità della malattia ad essa associata”, precisano dall’Iss. Quanto ad HV.1, tra i discendenti emergenti di EG.5, presenta le seguenti mutazioni addizionali nella proteina Spike S:Q52H, S:F157L, S:L452R7.
La crescita di Pirola
Anche in Italia si osserva un aumento della prevalenza della variante d’interesse BA.2.86, detta Pirola: è al 10,8% contro il 1,3% della precedente indagine. In questo caso a livello regionale il range “è compreso tra 0% e 60%. In relazione alle evidenze disponibili, BA.2.86 non sembra essere associata a rischi addizionali rispetto agli altri lignaggi del virus Sars-CoV-2 co-circolanti”, puntualizzano comunque dall’Iss.
Si continua ad osservare la circolazione della variante sotto monitoraggio DV.7 (discendente di BA.2.75), sebbene con valori di prevalenza complessivamente stimata in diminuzione (2,6% vs. 4,1% della precedente indagine). Tra le forme più note di Covid-19, nel nostro Paese resiste ancora Kraken: XBB.1.5 è al 12,9%.
Il commento dell’esperto
“Trovo molto singolare il dato su Pirola – afferma a Fortune Italia Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma – in base alla survey BA.2.86 avrebbe un range di prevalenza tra 0 e 60% a livello regionale. Insomma non c’è per nulla, oppure è preponderante. Che sia in crescita sarebbe comunque normale – aggiunge l’epidemiologo – perchè è un sottolineaggio con delle peculiarità. La cosa importante è che non presenti rischi maggiori in termini di virulenza rispetto alle varianti e sottovarianti Covid che abbiamo visto finora. Anche se l’Oms l’ha classificata fra le forme da monitorare, come è giusto che sia e come si è sempre fatto”.
Tenere alta la guardia
Covid-19 c’è ancora, ed è bene non farsi trovare impreparati. Ecco allora che sapere cosa accade al virus in un periodo di endemia è fondamentale. “Nell’attuale scenario – concludono dall’Iss – è necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali e internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti virali e in particolare di quelle a maggiore trasmissibilità”. O con mutazioni correlate a una potenziale evasione della risposta immunitaria.