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Oblio oncologico, guariti dal tumore dopo 1-6 anni. Ecco il decreto

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Quella dell’oblio oncologico è una ‘rivoluzione in corso’. E i segnali sono decisamente positivi. Dopo il via libera alla legge per cancellare lo stigma che ostacolava la vita delle persone guarite da un tumore e alle prese con un mutuo, un’assicurazione o un concorso pubblico, arriva il decreto del ministero della Salute sui termini per l’applicazione dell’oblio oncologico. Ebbene, la novità è che diverse patologie sono considerate guarite in 1-6 anni e una dopo 7 anni.

“Scienza e diritto marciano uniti nel decretare che di cancro si guarisce, anche a pochi anni dalla diagnosi. A quasi quattro mesi dalla legge sull’oblio oncologico il ministero della Salute ha emanato il decreto che stabilisce, per alcune patologie oncologiche, tempi di guarigione più brevi di quelli previsti dalla norma generale della legge (10 o 5 anni)”, commenta sorridente a Fortune Italia Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia), che per anni si è battuta perché l’oblio oncologico fosse riconosciuto anche nel nostro Paese.

La premessa

Facciamo un passo indietro: la legge del 7 dicembre 2023, n. 193, con ‘Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono affette da malattie oncologiche’ – entrata in vigore il 2 gennaio scorso – prevedeva la definizione, attraverso un apposito decreto del ministro della Salute, dell’elenco delle eventuali patologie oncologiche per le quali si applicano termini inferiori rispetto a quelli previsti dalla norma generale, ovvero dieci anni (o cinque se la diagnosi è precedente al compimento del 21° anno di età) dalla fine del trattamento o dall’ultimo intervento chirurgico.

L’allegato chiave con i termini

Ebbene, come stabilisce ora il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, l’oblio oncologico nel caso del tumore del colon retto stadio I (qualsiasi età), della mammella stadio I-II (qualsiasi età), del testicolo (qualsiasi età), della tiroide (donne con diagnosi <55 anni, uomini <45, esclusi i tumori anaplastici) scatta dopo un anno dalla fine del trattamento.

“È la risposta che centinaia di migliaia di persone stavano aspettando, un ulteriore passo verso il superamento dell’anacronistico quanto inaccettabile stigma che affligge chi ha avuto una diagnosi oncologica, che ancora incute tanto terrore”, aggiunge Iannelli.

Nel caso del linfoma di Hodgkin (<45), delle leucemie acute (linfoblastiche e mieloide) e del tumore del corpo dell’utero, invece, l’obio scatta a 5 anni dalla fine del trattamento. Dovranno passare 6 anni, inoltre, per melanoma (>21 anni) e tumore del collo dell’utero (>21 anni) e 7 anni per il tumore del colon-retto allo stadio II-III > 21 anni.

Un segnale importante

Sono circa 3,6 milioni le persone che in Italia vivono con una diagnosi di cancro e circa un milione deve essere considerato guarito, stimano gli oncologi. Ebbene, “l’emanazione di questo primo decreto è un importante segnale da parte del ministero nel dare piena attuazione alla legge. Favo con la rete delle Associazioni di pazienti, insieme ad Aiom, dopo aver promosso e lavorato intesamente per l’emanazione della legge sul diritto all’oblio oncologico, continueranno a monitorarne l’attuazione in tutte le sue declinazioni. A breve – conclude Iannelli – è attesa l’emanazione del decreto del ministero della Salute che regola il certificato di guarigione”. C’è soddisfazione, perchè tutti i tasselli del puzzle stanno andando al loro posto.

Il parere degli oncologi

Soddisfatti anche gli oncologi, che hanno partecipato al tavolo tecnico del Ministero della Salute per definizione di questi nuovi criteri. Le tabelle, “elaborate con gli epidemiologi e basate sui dati Airtum dei registri tumori italiani, si inseriscono nel percorso di attuazione concreta della norma”, sottolineano l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e Fondazione Aiom.

“Per alcuni tumori può bastare un solo anno dalla fine dei trattamenti – puntualizzano Francesco Perrone (presidente Aiom) e Saverio Cinieri (presidente Fondazione Aiom) – Per determinate patologie oncologiche sono stati, quindi, definiti tempi più brevi di quelli generali di 10 e 5 anni, perché l’eccesso di rischio di morte per cancro diventa trascurabile dopo pochi anni dalla fine dei trattamenti, raggiungendo un’aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale. Il fatto che una persona che ha avuto una patologia oncologica possa essere considerata guarita rappresenta un radicale cambiamento di paradigma: da ‘cancro male incurabile’ a ‘cancro patologia cronica da cui si può guarire’. Questa consapevolezza può diventare anche un elemento motivante per l’adesione agli screening, una volta che si sia compreso che la guarigione è tanto più probabile quanto più precoce è la diagnosi”, concludono gli specialisti.

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