AI: dimmi che vino gusti e ti dirò che berrai

brindisi

State preparando il pranzo di Natale e il cenone di fine anno? Se per i piatti ci si affida alla tradizione, per le bevande occorre dare fiducia ai consigli di chi indica vini, spumanti e bollicine sulla scorta delle nostre indicazioni del passato. Magari abbiamo gustato un processo che ci ha affascinato, siamo stati rapiti dal perlage di uno champenoise non proprio noto ai più, abbiamo sentito le papille gustative sussultare ad un sassicaia, un chianti, un buon barolo, un amarone, un syrah o uno chardonnay d’annata.

Quindi, il nostro obiettivo è ripetere quell’esperienza, con un bicchiere (mai esagerare anche nelle feste) che davvero ci soddisfi. E allora? Allora, certo ci si può affidare al parere della cantina di fiducia. O magari si può vagolare sul web, sfruttando moniti, consigli ed indicazioni delle tante App dedicate.

Ma quando si deve ritrovare un gusto, per il vino come per altre bevande, non c’è nulla di meglio dell’esperienza. Solo che è difficile trovare indicazioni su misura per le nostre papille gustative e per le loro percezioni. Difficile. Ma non impossibile. Anche e soprattutto se gli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale (AI) diverranno la guida per la scelta, riproducendo le impressioni personali relative al gusto soggettivo e proponendoci quindi vini, liquori, birre o addirittura miscele di caffè (e magari in futuro anche mix di cacao per cioccolati) “ad hoc”.

A proporre questa soluzione è una sperimentazione condotta da esperti dell’Università Tecnica della Danimarca (DTU), dell’Università di Copenaghen e del Caltech, coordinati da Thoranna Bender e Serge Belongie, presentata su Arxiv.

La ricerca dimostra che le preferenze soggettive possono essere associate al percorso di studio di una bevanda o di un vino, consentendo quindi di “personalizzare” la consumazione anche quando non ricordiamo cosa vorremmo per riprovare sensazioni gustative che hanno lasciato il segno. L’importante è che l’algoritmo dell’AI riesce a proporre previsioni sulla scorta di degustazioni, combinando quindi tutte le informazioni disponibili senza dimenticare il sapore del “nettare di Bacco”.

Perché proprio il gusto, assieme all’aroma, diventa la variabile che ci fa scegliere tra un vino e l’altro. Il test che ha dato origine al percorso dell’algoritmo è nato dalle percezioni gustative di 256 persone, che hanno posto i bicchieri di vino assaggiati su una superficie, distanziandoli in base alla percezione del sapore. Quanto più i bicchieri erano vicini, quindi, tanto maggiori erano le somiglianze di sapore percepite.

Digitalizzando queste informazioni si è creato un algoritmo che diventa un possibile aiuto per la scelta di consumazioni simili a quelle che più hanno soddisfatto il nostro gusto. L’algoritmo che può aiutare a guidare il consumatore, ovviamente, non lascia da parte il parametro prezzo. Ed è solamente in fase sperimentale. Ma pare proprio – e gli studiosi lo prevedono – che arriverà a preconizzare le preferenze enologiche delle persone ben meglio dei semplici programmi che utilizzano solo immagini e testo. Perchè la componente soggettiva ha un peso. Eccome se lo ha. E non solo per il vino.

L’importante è capire che i dati multimodali, che vanno oltre i classici parametri utilizzati negli algoritmi per l’AI, possono diventare una fonte d’informazione basilare. Per un futuro in cui, forse, i sistemi di Intelligenza Artificiale su algoritmi che prendono in esame anche le preferenze gustative del singolo potranno diventare strumenti di immediata consultazione. Magari prima di fare la spesa. Per ottenere ciò che più ci piace o comunque ciò che più si avvicina ai nostri gusti. E allora, davvero, anche il “prosit” magari sarà personalizzato. Per ora, salute!

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