Covid in Italia frena: in calo contagi e ricoveri. Ecco cosa sta succedendo

Covid

Ad anticipare l’inversione di tendenza era stata l’ultima rilevazione degli ospedali sentinella aderenti a Fiaso. Ma ora la conferma arriva dal monitoraggio Covid di Istituto superiore di sanità e ministero della Salute: nella settimana di Natale torna finalmente il segno meno sul numero di contagi, Rt e ricoveri ordinari con Sars-Cov-2.

Se nel primo caso il fenomeno potrebbe essere legato anche ai giorni di festa – i dati sono relativi al periodo tra il 21 e il 27 dicembre – e alla riduzione di diagnosi, in realtà il ‘cacciatore di varianti’ Massimo Ciccozzi non si stupisce troppo: “Il picco, come avevamo detto, è stato raggiunto e ora la curva sta iniziando a scendere. È importante il dato dell’Rt a 0,76 (era a 0,96 sette giorni fa, ndr): ci dice che non siamo più in una situazione epidemica. Non c’è neanche più lo stress ospedaliero, almeno per Covid. E abbiamo passato il Natale con le persone care. Insomma – ribadisce il responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma – la probabilità di prendere Covid-19 è più alta in metro o sul bus, tutti attaccati e senza la mascherina, che nelle cene in famiglia”.

Covid in Italia, numeri da plateau tra nuova variante e rischio baci

Ma vediamo i numeri, mentre l’Iss segnala la brusca crescita nel nostro Paese della sottovariante JN.1.

I dati in discesa 

Sono stati 40.988 i nuovi casi di Covid-19 tra il 21 e il 27 dicembre, in diminuzione rispetto ai 60.556 della settimana precedente. Scende l’incidenza: da 103 a 70 casi ogni 100mila abitanti, mentre negli ospedali al 27 dicembre l’occupazione dei letti in area medica è pari a 11% con 6.834 ricoverati, in leggera diminuzione rispetto all’11,8% del 20 dicembre.

Stabile – e comunque limitata – l’occupazione Covid in terapia intensiva: siamo al 3,2% con 281 ricoverati rispetto alla settimana precedente (3,1%). Ancora una volta, a rischiare di più “sono gli anziani: il tasso di ricovero aumenta con l’età”, rileva Ciccozzi.

Quanto ai territori, come riferisce Ansa l’incidenza più elevata è stata riportata in Abruzzo (149 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (3 casi per 100.000 abitanti).

In calo anche il dato dei morti: sono 279 i deceduti positivi a Covid, -34,4% rispetto alla settimana precedente (425) e sotto quota 300. Cautamente ottimista il direttore della Prevenzione, Francesco Vaia, che guarda a Capodanno: “I dati pervenuti dalle Regioni, pur presumibilmente non completamente notificati a causa delle giornate festive, confermano comunque un andamento sostanzialmente buono della situazione epidemica, sia in numeri assoluti di contagi che per quanto attiene all’impatto sulle strutture ospedaliere che continua a mantenersi a livelli di buona tollerabilità. Cresce l’epidemia influenzale, ma anche il tasso di vaccinazione sia per l’influenza che per Sars-CoV-2, grazie all’impegno delle Regioni e agli open day, impegno che va mantenuto ed esteso in ogni Regione. Vanno ancor più incentivate le misure prudenziali e di difesa delle persone fragili, soprattutto nei giorni di presumibile maggiore socialità dovuta alle festività di fine anno”.

Il report degli ospedali sentinella

Il report Fiaso indica un -6,6% dei ricoveri ordinari di pazienti positivi al virus nell’ultima settimana. Una riduzione che riguarda anche i casi per Covid: i pazienti con sindromi respiratorie e polmonari che hanno fatto ricorso al ricovero in ospedale sono calati del 8%. I soggetti in ospedale per altre cause, senza sintomi respiratori rilevanti ma positivi al coronavirus si riducono del 5% e continuano a rappresentare i tre quarti dei ricoverati adulti con infezione da Sara Cov-2. L’età media di questi pazienti è di 76 anni.

Stabile la situazione negli ospedali pediatrici, con un leggero aumento dei bambini ricoverati per Covid. Non ci sono bambini in terapia intensiva e i ricoveri dei piccoli continuano a concentrarsi nell’80% dei casi nella fascia di età tra 0-4 anni. “Sono dati ancora interlocutori – ha detto il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore – potremmo assistere a oscillazioni nelle prossime settimane. Il periodo natalizio, infatti, può aver in qualche modo influito sulla decisione di accedere all’ospedale e il gran numero di virus alternativi circolante può aver avuto un ruolo competitivo. Quello che possiamo confermare in positivo è l’esiguo numero di accessi in terapia intensiva, anche se purtroppo si accentua la proporzione di anziani fragili che ormai domina il quadro generale dei ricoverati. La vaccinazione avrebbe potuto proteggerli dalle conseguenze gravi della malattia e dal ricovero”.

Il valzer delle varianti e i sintomi

Cambia anche la diffusione delle varianti: secondo i dati della piattaforma nazionale I-Co-Gen (al 25 dicembre), crescono i sequenziamenti di JN.1, ‘figlia di Pirola’ (37,1% nella settimana 4-10 dicembre 2023). “Il fatto è – puntualizza Ciccozzi – che in mancanza di una attenta sorveglianza genomica non abbiamo un quadro chiaro di quanto circoli effettivamente la variante JN.1, che comunque – come abbiamo definito nel nostro ultimo studio – non aumenta la contagiosità o l’aggressività del virus. Siamo insomma in una fase di endemia”.

“Quanto ai sintomi – continua l’esperto – non sono cambiati, ma spesso possono avere diverse gradazioni: possiamo trovarci davanti a una febbricola o a una temperatura di 38, specie in chi non è vaccinato. Stesso dicasi per mialgie e dolori muscolari. Il raffreddore c’è e la tosse può venire, ma i sintomi sono molto molto più leggeri con la vaccinazione. Infine spesso capita che in famiglia il virus non si trasmetta più come un tempo”. Questo coronavirus resterà con noi a lungo, prevede Ciccozzi, ma tra mutazioni, vaccini e anticorpi la via della normalizzazione appare segnata.

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