Covid in Italia, numeri da plateau tra nuova variante e rischio baci

Covid bacio
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Mentre gli italiani fanno i conti con “un vespaio di virus respiratori, gli ultimi dati su Covid-19 ci dicono che potremmo essere vicini al plateau“. Parola di Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma, che commenta i dati del monitoraggio realizzato da ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità diffusi dall’Ansa. Con Fortune Italia Ciccozzi esamina anche la new entry nel valzer delle varianti: il sotto-lignaggio di Pirola JN.1. E, sulla questione delle effusioni nei giorni delle feste, sottolinea: “Rischiamo di più in metro che con un bacio a Natale“.

I numeri

I contagi Covid in Italia nel periodo 7-13 dicembre scendono a 55.542 contro i 59.498 della settimana precedente. In calo l’incidenza (94 casi su 100.000 abitanti) e l’indice di trasmissibilità Rt (0,80, dunque sotto la soglia epidemica). “È vero che il dato sui contagi è sottostimato, ma con tutte le cautele del caso questi valori suggeriscono che potremmo già aver raggiunto il plateau per questa ‘ondina’ di Covid”, dice l’epidemiologo.

A livello territoriale, l’incidenza più elevata è nel Lazio (148 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (2 casi per 100.000 abitanti).

Gli ospedali

Se il dato da osservare con attenzione è quello degli ospedali, nella settimana in esame aumentano leggermente i ricoveri in area medica e quelli in terapia intensiva. Al 13 dicembre l’occupazione dei posti letto Covid in area medica è pari all’11,9% (7.426 ricoverati) contro il 10,7% precedente. Sale leggermente anche l’occupazione in terapia intensiva: siamo a 2,7% (240 ricoverati) rispetto a 2,5%. Numeri comunque limitati, ma non dimentichiamoci che i pronto soccorso in questo periodo sono sotto stress. Inoltre i morti sono 316, +1,0% rispetto alla settimana precedente (313).

Il richiamo agli ospedali

“Gli indicatori epidemiologici riflettono un lieve decremento della trasmissibilità virale, che fa ben sperare circa la possibilità che si riducano sia la mortalità che il tasso di ospedalizzazione, anche se quest’ultimo al momento resta contenuto – ha commentato il direttore della Prevenzione, Francesco Vaia – Questo risultato potrà essere ulteriormente migliorato se continuiamo a proteggere anziani e fragili sia con la vaccinazione che con l’accesso precoce alle terapie antivirali. È pertanto indispensabile, proprio per garantire le terapie più appropriate, che gli ospedali attivino o potenzino percorsi sempre più ampi di sorveglianza epidemiologica con la ricerca di tutti i microrganismi, sia virali che batterici”.

Le varianti e i sintomi che cambiano

Quanto alle varianti in circolazione, nelle ultime settimane di campionamento consolidate (dati al 4 dicembre 2023), in Italia si osserva secondo il monitoraggio una predominanza di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB. Tra questi, Eris (EG.5), con diversi sotto-lignaggi, si conferma maggioritaria.

In crescita la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Pirola (BA.2.86), in particolare al suo sotto-lignaggio JN.1. “Lo stiamo studiando – commenta Ciccozzi – ma già si è visto che JN.1 dà spesso febbre alta, a causa dell’alto tasso di mutazioni e dell’escape immunologico tipici anche di Pirola”.

Ecco, “proprio questi sintomi un po’ più importanti, ovvero febbre e forte mal di gola, dovrebbero spingerci a stare a casa. Quando poi stiamo meglio e usciamo, per evitare di diffondere il virus dovremmo mettere per almeno tre giorni la mascherina – raccomanda l’esperto – Questo perchè ormai l’infezione non dà problemai alla maggioranza della popolazione, ma nei fragili e negli anziani Covid può essere pesante. E purtroppo proprio queste persone non hanno fatto il vaccino”.

Tra metro e baci

Quanto alle effusioni nei giorni di festa “sicuramente rischiamo di contagiarci di più in un vagone affollato della metro piena di gente senza mascherina, che dando un bacio a un familiare o a un amico a Natale, che almeno nel 50% dei casi potrebbe non essere infetto – conclude Ciccozzi, scherzando ma non troppo – La speranza è che chi ha sintomi stia comunque a casa. Perchè non dimentichiamo che stiamo facendo i conti con un vespaio di virus respiratori”.

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