Influenza, il punto sul virus H1N1 tra contagi e morti

Influenza H1N1

Siamo nel pieno della stagione influenzale, con un crogiuolo di virus respiratori che sta mettendo sotto pressione i pronto soccorso. Una situazione segnalata in molte parti d’Italia dai sanitari ed evidenziata dai numeri: nelle ultime due settimane i medici sentinella dell’Istituto superiore di sanità hanno stimato oltre 2 milioni di contagiati. 

Ma se l’aumento dei malati è innegabile, come pure il fatto che l’influenza causi (come ogni anno) ricoveri e decessi in soggetti non vaccinati, forse è bene fare un po’ di chiarezza dopo gli articoli sulle morti associate al virus dell’influenza H1N1, la cosiddetta  suina protagonista – nel lontano 2009 – di una pandemia. Lo facciamo con l’aiuto dell’Iss, ma anche di alcuni esperti. Cominciando col dire che non parliamo di un virus insolito, ‘cattivo’ o nuovo. Piuttosto, il problema è legato alle mancate vaccinazioni contro l’influenza (e Covid-19, ma questa è un’altra storia).

“Sebbene i livelli raggiunti nelle ultime settimane siano i più alti dall’inizio della sorveglianza – precisano dall’Istituto superiore di sanità – la situazione complessivamente rientra nell’alternarsi di intensità annuale delle stagioni di trasmissione dei virus respiratori, e anche il periodo in cui si è verificato il picco non presenta anomalie, ed è anzi in linea con quanto riportato da altri Paesi europei”. Al momento l’incidenza delle sindromi simil influenzali in Italia è nella fascia di intensità ‘Alta’, ed è pari, secondo l’ultimo bollettino, a 17,5 casi per mille assistiti.

Il ceppo più diffuso

Dopo un inizio in sordina, dove Sars-Cov-2, Rhinovirus e virus respiratorio sinciziale erano preponderanti, è il momento della vera influenza: ormai la quasi totalità dei casi positivi a influenza è dovuta a infezioni da virus A H1N1pdm09. “Questo ceppo è derivante da quello che ha causato la pandemia influenzale nel 2009/2010, ma è fra quelli normalmente circolanti nel mondo in questi ultimi anni, tanto che è tra quelli inseriti nel vaccino antinfluenzale”, sottolineano gli esperti dell’Iss, ribadendo l’importanza della vaccinazione specialmente per le categorie per cui è raccomandata.

I casi gravi

Anche i dati della sorveglianza dei casi gravi (Sari) legati all’H1N1 fino a questo momento non presentano anomalie e sono coerenti con il quadro epidemiologico complessivo, assicurano dall’Iss.

Il picco e la pressione sulle strutture

Parliamo di grandi numeri, ma dobbiamo anche pensare che dopo le feste c’è stata la riapertura delle scuole. Dunque al momento è difficile prevedere quando ci sarà il picco che, come ricordano molti esperti, si certifica solo dopo.

“Dati alla mano, a livello nazionale stiamo registrando una fortissima pressione su tutti i pronto soccorso e i ricoveri dovuti alle complicanze dell’influenza stanno aumentando in tutta Italia”, ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico di Osservatorio Influenza e direttore della scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva dell’Università degli studi di Milano. I pazienti più a rischio sono gli anziani e i fragili, ma anche le persone giovani possono essere ricoverate per l’insorgenza di complicazioni.

“Tra l’altro, più è elevato il numero di nuovi casi, più è probabile che qualcuno finisca in ospedale o al pronto soccorso. Ecco perché è importante sostenere in ogni modo la vaccinazione antinfluenzale, che risulta essere l’arma più efficace a nostra disposizione per ridurre la diffusione di queste patologie che, soprattutto per le categorie a rischio, possono essere causa di grave sofferenza e di potenziale rischio vita”.

Più che gli allarmi, servirebbero i vaccini

Insomma, se il virus dell’influenza suina non è nuovo o ‘cattivo’, a preoccupare è il fatto che troppo pochi italiani si sono vaccinati. Il ministero della Salute raccomanda infatti una copertura minima del 75% e una ottimale del 95% per ridurre la mortalità correlata all’influenza nonché i costi sanitari e le perdite di produttività legati alle epidemie influenzali stagionali. Ma noi siamo ben lontani da questi dati. “Una strategia – suggerisce Pregliasco – è senza dubbio quella di promuovere la chiamata attiva dei soggetti candidabili alla vaccinazione, con il coinvolgimento e l’impegno dei medici di medicina generale ma anche di farmacisti, specialisti, infermieri e associazioni pazienti”.

Invece…

In alcune Regioni, i medici in ferie sono stati richiamati in servizio per far fronte a questa nuova grave emergenza. Ma, al di là della carenza cronica di posti letto ospedalieri e di personale medico ed infermieristico, qual è la causa principale di questa situazione? “Certamente la combinazione delle acuzie prodotte contemporaneamente dall’infezione Covid e dall’influenza“, rispondono gli esperti di Foce (ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi).

“Abbiamo assistito a una totale rimozione del Sars-CoV-2, è come se il virus fosse stato dimenticato. Di conseguenza la campagna vaccinale è stata del tutto insoddisfacente. Dall’inizio della campagna autunno-inverno al 4 gennaio 2024, nel nostro Paese sono stati vaccinati appena 1.927.035 cittadini.  Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia continuano ad essere le Regioni in cui si concentra la maggior parte delle dosi somministrate nell’ambito della campagna, mentre tutte le Regioni del Sud, Lazio, Marche e Abruzzo hanno prodotto numeri infimi. La crisi attuale acutissima dei Pronto Soccorso – dicono gli esperti Foce – è quindi anche dovuta alla fiacca ed insufficiente campagna vaccinale sull’influenza, con dati di copertura estremamente inferiori rispetto agli anni precedenti”.

A farne le spese sono i più anziani e i pazienti fragili, concludono gli specialisti, puntando il dito anche  sullo spreco di risorse pubbliche dovuto al mancato utilizzo di enormi quantità di vaccini già acquistate dallo Stato.

Insomma, il caos dei pronto soccorso non è legato a un virus nuovo, insolito, inatteso o particolarmente aggressivo. Piuttosto è il frutto (prevedibile) della nostra mancata risposta a una (forse troppo timida?) campagna vaccinale contro l’influenza abbinata al desiderio (comprensibile, per carità) di non sentir più parlare di Covid-19.

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