Donare il corpo alla scienza sarà possibile anche in Italia

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Donare il corpo alla scienza dopo la morte sarà possibile anche in Italia. Arriva l’ok del Garante della Privacy per la trasmissione telematica delle dichiarazioni  di consenso, che autorizzano l’utilizzo del corpo e dei tessuti post mortem ai fini di studio, formazione e ricerca scientifica.

Come precisa la newsletter del Garante, le dichiarazioni di consenso saranno conservate nella banca dati delle ‘disposizioni anticipate di trattamento’ (Dat) in cui è stata prevista la creazione di una sezione dedicata a questa nuova forma di donazione.

La Dat si trova presso il ministero della Salute, e spetterà alle Asl di inserire telematicamente le dichiarazioni di consenso dei donatori che, oltre ai dati relativi al soggetto, dovranno anche indicare il fiduciario e il sostituto – che il donatore è tenuto a nominare e indicare – e l’accettazione espressa di questi due soggetti. Nel caso si tratti di donatori minorenni, è necessario il consenso di entrambi i genitori. E’ prevista anche la possibilità di consegnare i documenti di persona presso l’ufficio di stato civile del comune di residenza, che a loro volta dovranno trasmetterli alle Asl affinchè possano essere depositate nel Dat.

L’utilizzo di questi dati ai fini statistici potrà avvenire solo in forma anonima e aggregata, e se ne prevede la cancellazione dopo dieci anni dal decesso del donatore.

L’importanza del provvedimento

La donazione del corpo e dei tessuti post mortem rappresenta una nuova opportunità nel campo medico, che permetterà di sperimentare e formare i medici in condizioni di sicurezza. La norma di riferimento è la Legge n.10 del 10 febbraio 2022, che definisce le modalità di donazione del corpo a fini scientifici. La scelta può essere operata dal soggetto maggiorenne, capace di intendere e di volere, secondo le norme previste dal regolamento approvato dal Garante della Privacy, ed è espressione libera al pari della volontà di diventare donatori di organi, una scelta che sarebbe compatibile anche con la donazione dei propri tessuti per finalità di ricerca scientifica.

Il ministero della Salute, a seguito dell’approvazione della legge n.10/22, ha indicato nella regione Emilia Romagna la capofila del progetto nazionale di diffusione e divulgazione, che vede coinvolta anche l’Università di Bologna Alma Mater, il cui centro di anatomia clinica e chirurgica sperimentale e molecolare del dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie  è stato riconosciuto come Centro di riferimento nazionale per la conservazione e l’utilizzazione dei corpi dei defunti.

“La donazione del corpo alla scienza – spiega la professoressa Lucia Manzoli, responsabile del Centro di riferimento nazionale e direttrice del Dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie dell’Università di Bologna – è un gesto nobile che deriva da una profonda motivazione interiore, raggiunta solo attraverso la conoscenza del significato che tale azione riveste. Si tratta di un atto di generosità nei confronti della collettività, che ha ricadute positive sulla salute pubblica attraverso l’avanzamento della conoscenza, la formazione medica di eccellenza e il miglioramento della sicurezza mediante la sperimentazione e lo sviluppo di tecniche e tecnologie di ultima generazione e la simulazione di procedure ad alta complessità prima di applicarle al paziente. L’Alma Mater, forte della propria storia, ha compreso, prima in Italia, l’importanza strategica che, anche in un’epoca caratterizzata dal rapidissimo sviluppo scientifico e tecnologico, riveste lo studio anatomico sul cadavere e ha investito risorse su un progetto lungimirante che ha portato all’edificazione di due moderne sale settorie all’interno dello storico Istituto di anatomia umana, dove è sorto il Centro di riferimento nazionale di Unibo”.

Il prossimo passo sarà quello di avviare una campagna di comunicazione nazionale –  realizzata dall’Alma Mater e dalla Regione Emilia Romagna – per informare gli italiani in merito a questa nuova forma di donazione. A questo scopo il ministero ha finanziato 500 ml di euro che saranno destinati a far conoscere questo nuovo strumento, utile ai fini della tutela della salute pubblica.

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