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Mancano i medici, da Sassari e Cagliari in elicottero per un’appendicite

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Mancano i medici specialisti. Tra il 2023 e il 2032 quasi 109mila andranno in pensione. Il tutto mentre l’appeal del Ssn si è drammaticamente ridotto, come dimostrano gli oltre 11mila ‘camici bianchi’ che hanno trovato lavoro all’estero tra il 2008 e il 2018. Così, specie in alcune aree, gli ospedali rischiano di trasformarsi in ‘gusci vuoti’. Lo dimostra un caso raccontanto in questi giorni dalla stampa: per un’appendicite una bimba di 5 anni da Sassari è stata trasferita d’urgenza in elicottero a Cagliari. Nella sua città, infatti, mancavano i chirurghi pediatrici. Non proprio un’eccezione: sulla ‘Nuova Sardegna’ il racconto di casi simili torna con una certa regolarità.

“In alcuni casi abbiamo dei contenitori vuoti, in altri contenuti che non sappiamo, o meglio presto non sapremo, dove mettere. C’è infatti una discrasia, organizzativamente parlando, a livello di Ssn. Alcune branche oltretutto, con l’aumento dei posti a Medicina, ci porteranno ad avere medici che da qui a 10 anni non sapremo dove far lavorare. Oggi invece ci scontriamo con ospedali vuoti perchè non sappiamo dove reperire medici. Il tutto aggravato da condizioni di lavoro che ‘svuotano’ le strutture ospedaliere soprattutto nelle zone disagiate: penso alle isole o alle zone interne, dove nessuno vuole andare”, dice a Fortune Italia Pierino Di Silverio, segretario Anaao-Assomed. “Tutto questo deriva da una scorretta organizzazione delle strutture ospedaliere: abbiamo bisogno di medicina di prossimità”, sottolinea Di Silverio.

Il trasferimento in elicottero

Torniamo al caso della bimba con appendicite: è facile immaginare lo sgomento dei genitori dopo la diagnosi, alla notizia del viaggio in elicottero. Una soluzione che può stupire ma che, “alle condizioni attuali, consente di garantire la migliore assistenza possibile”, assicura al quotidiano sardo il direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio Lorenzo Spano.

Il trasferimento in volo da Nord a Sud dell’isola è stato necessario per via della chiusura della chirurgia pediatrica, per assenza di medici. “Non c’è affinità o equipollenza tra chirurgia pediatrica e chirurgia generale, pertanto i nostri specialisti di chirurgia generale non possono intervenire. La situazione deriva da una carenza di medici specialisti per la quale l’Aou è intervenuta più volte, attraverso selezioni pubbliche. I risultati, tuttavia, non sono stati quelli sperati”, ammette il Dg.

La lunga ricerca

Un eufemismo, se guardiamo a quello che è accaduto negli ultimi anni. Le selezioni di marzo e giugno 2021 sono andate deserte. A dicembre 2021 era stata espletata la procedura di mobilità compartimentale ed intercompartimentale, senza successo. A febbraio 2022 finalmente è arrivato un concorso per 2 posti ma, nonostante la presentazione di 6 domande, l’unica candidata presentatasi, vincitrice, ha rifiutato l’incarico.

A novembre scorso poi è andato in pensione il direttore della struttura. Nel reparto sono in servizio due chirurghi pediatrici e un chirurgo generale. Ma non bastano a garantire gli interventi. Così, dopo la diagnosi, al momento non resta che l’elicottero. “Siamo fiduciosi che il percorso avviato con l’Università di Sassari, per la nomina di un docente ordinario e uno associato di Chirurgia pediatrica, possa concludersi nei tempi dovuti e dare così le risposte che il nostro territorio chiede”, ha detto Spano.

I numeri

Che siamo di fronte a un problema diffuso ce lo dicono anche i numeri di Anaao Assomed. Nel 2021 sono stati banditi 74 posti in Chirurgia pediatrica, per il 12,2% non assegnati e per il 16,9% abbandonati (il totale è del 27%). Nel 2022 siamo a 38 posti messi a bando, di cui il 2,6% non assegnato. Nel caso della Medicina d’urgenza e di emergenza nel 2021, a fronte di 1.077 posti banditi, il 52,6% risulta non assegnato e il 19,4% abbandonato (per un totale pari al 61,7%). Trend analogo per il 2022: a fronte di 807 posti, quelli non assegnati o abbandonati sono stati il 59,4%.

La soluzione? La medicina di prossimità

Il fatto è che quello della bimba non è stato un caso isolato. In diverse parti d’Italia “ci ritroviamo con strutture non funzionanti perchè prive di medici”, ammette Di Silverio. La soluzione? “I piccoli ospedali vanno chiusi, anche per una questione di sicurezza: i medici vanno trasferiti in strutture più grandi e i piccoli ospedali vanno trasformati in strutture intermedie, che il oltretutto Pnrr prevede. In questo modo si può dare valore alla medicina del territorio e offrire al paziente la possibilità di non doversi recare in ospedale per avere la diagnosi, ma solo per curarsi“. Cosa che inciderebbe anche sul problema delle liste di attesa. “Si considera le liste d’attesa come un problema, mentre invece è l’effetto di un’assenza di filtro sul territorio”, conclude Di Silverio.

 

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