Pubertà, identità di genere e triptorelina: la parola agli esperti

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Sulla triptorelina, farmaco antitumorale utilizzato per bloccare la pubertà nei giovanissimi transgender e gender diverse, non erano mancate polemiche già negli anni scorsi. Sull’eticità del suo utilizzo si era espresso nel 2019 anche il Comitato nazionale di bioetica.

Ora, dopo le ipezioni al Careggi di Firenze e la richiesta del ministero della Salute ad Aifa e Comitato nazionale di Bioetica di valutare nuovamente l’opportunità di usare la triptorelina sui giovanissimi con disforia di genere, arriva la presa di posizione di 12 tra Associazioni, Società Scientifiche e Osservatorio Italiano di Identità di Genere.

A cosa serve il farmaco nel mirino

“Purtroppo, in questi ultimi mesi stiamo assistendo alla diffusione di informazioni errate dal punto di vista scientifico e fuorvianti su tale importantissima e serissima problematica, con l’utilizzo di un linguaggio inappropriato che nulla ha a che vedere con la reale funzione di questo tipo di terapia che non ha certo lo scopo di far cambiare sesso (sic) ai bambini (sic) – scrivono gli specialisti – ma ha il serissimo scopo di evitare conseguenze negative sul benessere psicologico e fisico, sia a breve che a lungo termine, di una popolazione particolarmente fragile e vulnerabile”. La terapia con triptorelina, infatti, è indicata proprio nei casi in cui il rischio per la salute psicofisica dell’adolescente sia significativo.

Terapia salvavita

Ma di che farmaco si tratta? La triptorelina è un bloccante transitorio e reversibile della pubertà ed è un farmaco salvavita nei giovanissimi transgender e gender diverse, prescritto solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, il cui scopo non è né castrare chimicamente e definitivamente, né modificare orientamento e identità sessuale, ma dare tempo ai giovani sofferenti e alle famiglie di fare scelte ponderate. Oltretutto, sottolineano gli esperti, ostacolando in questo modo stigma sociale, autolesionismi e suicidi.

È questo, in sintesi, il messaggio di Associazione Culturale Pediatri (ACP), Associazione Italiana della Tiroide (AIT), Associazione Medici Endocrinologi (AME), Osservatorio Italiano di Identità di Genere (ONIG), Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) Società Italiana di Diabetologia (SID), Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Società Italiana di Pediatria Endocrinologia e Diabetologia (SIEDP), Società Italiana Genere identità e Salute (SIGIS), Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA), Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA-sezione di Psichiatria) Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).

Identità di genere non conforme

Adolescenti transgender e gender diverse (l’acronomi è Tgd) “hanno un’identità di genere non conforme al sesso assegnato alla nascita. Essere Tgd è un aspetto previsto dello sviluppo umano e tutte le identità di genere possono essere considerate possibili variazioni dell’identità sessuale di una persona, come è stato dichiarato univocamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e dall’Associazione Psichiatrica Americana (APA).

Quello della pubertà è un momento delicato: “Può insorgere un intenso disagio fisico e disforia nell’osservare e vivere i cambiamenti corporei che si sviluppano progressivamente in una direzione non voluta e non desiderata, come può essere la crescita dei peli del viso e del corpo, l’abbassamento del tono di voce e lo sviluppo dei genitali, negli adolescenti maschi alla nascita, e lo sviluppo del seno o la comparsa delle mestruazioni, nelle adolescenti femmine alla nascita”.

Gli adolescenti Tgd possono provare una intensa sofferenza causa della loro incongruenza di genere, sia psicologica che fisica. “Purtroppo, a volte, lo stigma è presente anche fra il personale sanitario e le persone Tgd devono affrontare numerosi ostacoli per avere accesso alle cure e si devono confrontare, in alcuni casi, con professionisti che non sono adeguatamente formati”, sottolineano le associazioni.

Lo stigma

Proprio a causa dello stigma sociale e istituzionale e del disagio fisico, questi adolescenti sono ancor più vulnerabili rispetto ai coetanei dal punto di vista psicologico, “con un rischio più elevato, scientificamente ben documentato, di sviluppare ansia, depressione, abbandono scolastico, isolamento sociale, mancata relazione tra pari , sino ad arrivare ad atti di autolesionismo e suicidio”.

Per ridurre questo disagio, “oltre a guadagnare tempo e dare la possibilità all’adolescente stesso di esplorare ulteriormente il proprio percorso di affermazione di genere”, è stato proposto da alcuni anni l’uso di farmaci come gli analoghi del GnRH (GnRHa). Obiettivo, “sospendere temporaneamente la progressione delle modificazioni puberali e sono impiegati da molto tempo nella terapia della pubertà precoce”.

Come funziona la prescrizione

Come stabilito dalla determina Aifa, la prescrizione della triptorelina, avviene “solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, con il contributo di una équipe multidisciplinare e specialistica, composta da neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, psicologi dell’età evolutiva, bioeticisti ed endocrinologici. L’assenso fornito dall’adolescente e il consenso informato fornito dai genitori o da altri tutori secondo le normative attuali” è richiesto dalla stessa etermina Aifa, pertanto i genitori sono sempre parte attiva del processo decisionale relativamente alla terapia.

“A molti purtroppo sfugge la natura assolutamente transitoria e largamente reversibile del trattamento“, concludono gli esperti, il cui obiettivo non è la “castrazione chimica” o influenzare le scelte dei giovanissimi o delle famiglie, ma dar loro tempo per poter effettuare scelte più mature e ponderate.

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