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Malaria, il ritorno della zanzara scomparsa da mezzo secolo

zanzara malaria
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Forse ne avrete sentito parlare: dopo oltre 50 anni di assenza dall’Italia, è stata scoperta in Puglia la zanzara Anopheles sacharovi, capace di trasmettere la malaria. Delle circa 3.720 specie di zanzare conosciute al mondo è forse fra le più note, anche se di recente è stata ‘spodestata’ dalle cronache dalle ‘cugine’ Aedes albopictus e Aedes aegypti per via della Dengue.

Ebbene, la ‘zanzara della malaria’ è stata rilevata nel Salento, tra Lecce e Otranto, grazie a un progetto di sorveglianza condotto dai ricercatori dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata, dell’Asl di Lecce e dell’Istituto superiore di sanità. Ma di che si tratta, e questa scoperta deve allarmarci? Fortune Italia lo ha chiesto a Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma.

L’indagine

Facciamo un passo indietro. La zanzara ‘nel mirino’ è stata uno storico vettore della malaria in Italia, presente fino alla fine degli anni Sessanta, scrivono gli autori nello studio su ‘Parasites & Vectors’. Una prima rilevazione nel settembre 2022 aveva portato alla scoperta di un singolo esemplare. Dopodichè la sorveglianza avviata nel corso del settembre 2023 ha portato i ricercatori a rilevare la presenza della zanzara anofele in 6 siti su 11 analizzati.

“Al primo isolamento – spiega  Ciccozzi – è seguita la sorveglianza che ha permesso di individuare la presenza delle zanzare vettore della malaria. Ma da qui a dire che la malaria sta tornando in Italia ce ne vuole: non ci sono le condizioni epidemiologiche ambientali affinchè questo accada”.

La ricerca – firmata da Donato Antonio Raele e Maria Assunta Cafiero dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata, Francesco Severini, Luciano Toma, Michela Menegon, Daniela Boccolini e Marco Di Luca del Dipartimento Malattie infettive dell’Iss, e Giovanni Tortorella del servizio veterinario sanità animale dell’Asl di Lecce – ha suscitato un certo scalpore.

E, secondo gli autori, “ha una forte rilevanza sanitaria. Poiché ogni anno vengono segnalati casi di malaria importata nei Paesi europei, il rischio di introduzione del Plasmodium da parte di portatori di gametociti tra i viaggiatori provenienti da Paesi endemici dovrebbe essere preso in maggiore considerazione”. Inoltre “per prevenire il rischio di reintroduzione della malattia, va considerata la necessità di rafforzare la sorveglianza in tutto il Mezzogiorno”, raccomandano gli autori.

L’analisi dell’esperto

“Certo, bisognerebbe sorvegliare tutte le persone che si recano nelle zone endemiche – afferma Ciccozzi – un po’ come abbiamo detto nel caso della Dengue. Ancora una volta, dunque la parola chiave è sorveglianza. Perchè se in Puglia il genere Anophele è stato rilevato, è importante tenere alta la guardia. Senza però fare alcun genere di terrorismo sulla malaria”, conclude l’epidemiologo.

La posizione dell’Istituto superiore di sanità

La scoperta della zanzara “non deve destare allarme per un possibile ritorno della malaria in Italia”, concordano gli esperti dell’Istituto superiore di sanità in una nota. “Le condizioni socio-economiche e igienico-sanitarie del nostro Paese sono certamente molto diverse da quelle del passato. Inoltre una specifica Circolare ministeriale dà chiare indicazioni per la costante sorveglianza dei casi umani di malaria importata e stabilisce gli interventi da mettere in atto sul territorio in presenza di presunti casi autoctoni”.

Si tratta comunque di una scoperta rilevante dal punto di vista scientifico e sanitario perché, dopo le opere di bonifica e la campagna di lotta antimalarica del secondo dopoguerra, questa zanzara era ritenuta ormai scomparsa dal nostro territorio.  “Fino ad ora erano state identificate solo Anopheles labranchiae, già segnalate in altre regioni italiane e ritrovate nel Gargano e nel Metaponto e Anopheles superpictus, ritenuto vettore secondario,in limitate aree della Basilicata. In entrambi i casi comunque le loro densità non sembrano epidemiologicamente rilevanti”, dicono dall’Iss.

Ora il ritrovamento in Puglia di questa zanzara “conferma, ancora una volta, la necessità di mantenere alta l’attenzione e rafforzare tutte le misure di prevenzione, oltre al monitoraggio entomologico per la sorveglianza dell’anofelismo residuo”, dicono dall’Iss. Ancora una volta le zanzare finiscono sotto i riflettori. 

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