Aifa, il terremoto Palù e l’importanza di decidere presto (e bene)

Aifa

Dopo oltre un anno di attesa, la nuova Aifa (Agenzia italiana del farmaco) stenta ancora a decollare. Il terremoto innescato dal passo indietro del presidente Giorgio Palù – confermato il 9 febbraio scorso – e i ‘sassolini’ che l’ex numero uno di via del Tritone si è sfilato dalla scarpa prima dell’addio hanno fatto rumore. Anche a livello internazionale. E mentre arrivano le reazioni alle parole del virologo, è iniziato il valzer dei nomi per la successione. Una scelta importante, che dovrà essere fatta presto e bene. 

La sfida

Non dobbiamo dimenticare, infatti, il peso dell’Italia del farmaco in Europa. Ma anche il fatto che ormai il compito principale della nostra Agenzia è quello di gestire la questione (delicatissima) di prezzi e rimborsi, dopo il via libera ai dossier che arriva da Amsterdam e da Ema (Agenzia europea dei medicinali).

Insomma, nel settore è chiara la consapevolezza che alla presidenza di Aifa serva un esperto di negoziazione dei prezzi, magari di statura internazionale. Dove ‘pescarlo’? L’ideale sarebbe fra gli (ex?) manager di grandi aziende del pharma, con alle spalle anni di esperienza e conoscenza delle strategie del settore (qualcuno li chiamerebbe ‘trucchi’).

Una selezione complessa e accurata, che richiede tempo, anche senza tutti i pesi e contrappesi della politica. Mentre, dopo il terremoto Palù, l’idea è che si punti piuttosto a un interim di tipo, appunto, politico: la soluzione del commissariamento per 3 mesi appare più rapida, anche se non indolore. E già spuntano i nomi di ex esperti del farmaco eccellenti, che ciclicamente ritornano sul tavolo, giovani o meno giovani, dall’Italia o dall’estero (cervelli di ritorno, potremmo chiamarli). Ma vediamo, intanto, le reazioni all’addio di Giorgio Palù.

Aifa: Palù si dimette, le ragioni dell’addio

L’identikit del nuovo presidente

“Credo si sia volutamente confuso il mio silenzio con la chiara non accoglienza di richieste non in linea col progetto di profonda riforma dell’Agenzia”, sottolineava nella serata di ieri il ministro della Salute, Orazio Schillaci, commentando l’uscita dell’ex presidente senza nascondere il suo “stupore” nel leggere – badate bene – “le motivazioni che hanno portato il prof. Palù alle dimissioni”.

Insomma, il ministro non si stupisce più di tanto e non smentisce gli attriti con il virologo che ha firmato il progetto di rilancio dell’Agenzia, il quale aveva a sua volta lamentato “la totale assenza di ascolto da parte del ministro nelle scelte operate per Aifa”. D’altronde a chiamare Palù era stato un altro ministro, non medico, di un altro governo.

Schillaci intanto, raccogliendo “di buon grado il suggerimento di nominare un successore con un mandato temporale e professionale più ampio”, puntualizza una caratteristica chiave per quello che dovrà essere il successore di Palù.

Oltre “a una forte e qualificata rappresentanza di Aifa in seno alle commissioni Europee, all’informatizzazione dei dati farmaco-economici”, “al coinvolgimento di esperti di altissimo profilo a sostegno della Cse” (la super commissione unica che avrà in mano i dossier chiave dell’Agenzia, ndr) e a tutte le caratteristiche suggerite nella ‘lettera d’addio dal virologo, il nuovo timoniere di Aifa, chiosa Schillaci, dovrà avere “anche la capacità di lavorare in squadra per il bene del Paese”.

Le priorità di Gemmato

Un tema, quello della capacità di lavoro di squadra, che torna anche nelle parole del sottosegretario Marcello Gemmato. Che, pur ribadendo “sincera stima” per Giorgio Palù e la sua competenza scientifica ed accademica, registra “un mancato allineamento di vedute sul progetto di profonda revisione dell’Agenzia e sulla necessaria capacità di lavorare in squadra”. Insomma, tra via del Tritone e Lungotevere Ripa i rapporti non erano sereni. Ma ora dal ministero si guarda al dopo: “Faremo tesoro del suo invito a nominare un successore con un mandato temporale e professionale più ampio – ha assicurato Gemmato – che possa avviare con tempestività il ridisegno dell’Aifa e rilanciarla come merita”.

Un’incertezza che preoccupa

L’incertezza in cui versa l’Aifa dopo l’uscita del virologo “desta profonda preoccupazione”, sottolinea Daniela Sbrollini, vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato. “Non è accettabile che, a oltre un anno dalla riforma, ancora non si riesca a dare un assetto di stabilità e di piena operatività a un’Agenzia che svolge funzioni così rilevanti per la salute dei cittadini. È urgente che l’Aifa abbia rapidamente un assetto di massima efficienza che non solo le restituisca la dignità che le è stata sottratta con questi inaccettabili tempi di riforma, ma che le consenta anche e soprattutto di contribuire con il suo fondamentale ruolo a un più ampio rilancio del nostro sistema sanitario, che è quantomai urgente”.

I rumor

Ma torniamo un attimo ai candidati per la presidenza. Due sono infatti i nomi chiamati più spesso in causa da chi in queste ore si interroga sul futuro dell’ente regolatorio nazionale. Come si legge su Adnkronos Salute si tratta di Marco Cavaleri, che all’Agenzia europea del farmaco Ema è responsabile Rischi sanitari e Strategie vaccinali e presiede la Task force emergenze e del suo ‘maestro’ Guido Rasi, che ha già guidato sia l’Ema che l’Aifa.

Cavaleri – curriculum internazionale, posizione apicale all’Ema consolidata dall’impegno durante l’emergenza Covid e desiderio mai nascosto di poter tornare un giorno in Italia – e Rasi, che dalla sua ha esperienza e rete di relazioni, ma sconta anche il fatto di essere già stato direttore generale dell’Agenzia (quando il Dg era la figura che contava). Non resta che attendere.

Questione di tempo (e di genere)

Dopo oltre un anno di impasse, è ormai tempo che la nuova e più snella Aifa dia mostra delle sue capacità. I dossier si accumulano e sul tavolo c’è anche la questione dei precari Aifa in attesa di stabilizzazione, sprofondati “nel buio e nell’incertezza totale” dopo l’uscita di Giorgio Palù.

E se negli ultimi mesi l’Agenzia di via del Tritone era alle prese con i lacci della nuova governance, non è più tempo di aspettare. Ma allora, mentre si fanno i nomi di figure di statura internazionale e con una più o meno lunga esperienza in Ema, perchè – dopo tanti uomini – non puntare sulle capacità dialettiche e strategiche di una donna del pharma per guidare un’Agenzia così importante per la salute degli italiani? Che conosca le strategie del settore e sappia, naturalmente, fare gioco di squadra.  

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