Menarini: 4,3 mld di fatturato nel 2023. Il futuro e l’AI

Menarini

“Siamo attenti all‘innovazione, alle potenzialità dell’AI e alle nuove frontiere della scienza”, con “una traiettoria di sviluppo molto chiara, che cerca di fare a meno delle banche” e ignora le sirene della Borsa, ma è allo stesso tempo “capace di mosse coraggiose”. Parola di Lucia Aleotti, azionista e membro del board di Menarini, che da Firenze presenta i risultati 2023 del gruppo farmaceutico italiano. E, alle domande della stampa, chiarisce: “Come azienda italiana tengo a sottolineare che la nostra attenzione al Paese non diminuisce in parallelo alla nostra ispirazione internazionale, al contrario: non fa parte della nostra logica alcuna idea di delocalizzazione“.

I numeri del 2023 e il peso degli Stati Uniti

Come ha sintetizzato Aleotti, il 2023 per gruppo Menarini è stato un anno “veramente interessante, per certi versi entusiasmante. Con profili di sfida che abbiamo affrontato e superato”. Con 4,375 miliardi di euro di fatturato, il gruppo porta a casa un +5,3% rispetto al 2022 e un Ebitda fra i 340 e i 350 milioni di euro. “Un po’ in calo, ma questa è una cifra attesa nella nostra traiettoria che nel 2023 ci ha visti impegnati a creare un’azienda forte in Usa nei tumori solidi”.

Per avere un’idea della produzione Menarini – divisa in farmaceutico (96%), diagnostica (3%) e altro (1%), con un fatturato per il 79% realizzato fuori dall’Italia – si pensi solo che nel 2023 l’azienda ha prodotto prodotto 833 milioni di confezioni, di cui 609 mln internamente. Con i suoi 18 stabilimenti e 9 centri di ricerca, Menarini ha il suo cuore produttivo in Europa e nel 2023 realizzato “16 miliardi di compresse”, ha detto ancora Aleotti.

Nell’anno passato “abbiamo avuto la sorpresa di avere gli Usa come secondo Paese” in termini di peso dopo l’Italia. “Si tratta del mercato farmaceutico più grande del mondo e del primo per capacità di ricerca. E questo è un risultato importante per un’azienda italiana”, ha sottolineato l’imprenditrice. Un risultato costruito in un tempo relativamente breve, con l’ingresso nel 2020 negli Stati Uniti e l’acquisizione di Stemline, che ha segnato anche l’ingresso del gruppo nell’oncologia.

La delusione cinese

Nella classifica Menarini dopo Italia e Stati Uniti abbiamo “la Spagna e la Polonia”. Se la “Germania ha vissuto un momento difficile per la scadenza di alcuni brevetti”, in realtà è “la Cina che non ha mantenuto le promesse e le attese“. E le prospettive del colosso asiatico non lasciano intravedere un cambiamento, ha aggiunto Aleotti.

L’impatto dei costi delle guerre e delle materie prime

C’è poi il tema delle crisi internazionali. “L’aumento dei costi legato all’inflazione, alle materie prime, alle retribuzioni in tutte le parti del mondo, si ripercuote in maniera diretta su un’azienda farmaceutica come la nostra – ha sottolineato l’imprenditrice – e questo perché i prezzi dei farmaci, a differenza di quelli che sono i beni e servizi di qualsiasi altro genere, non possono essere adeguati all’inflazione, sicuramente non in Europa e nella maggior parte dei Paesi, perché sono fissati dai governi, negoziati magari vent’anni fa e sempre spinti al ribasso per aumentare la sostenibilità dei sistemi sanitari: però su gran parte dei portafogli ora ci sono degli elementi di criticità che devono essere gestiti accuratamente, considerato l’aumento di tutti i costi industriali”.

L’azionista Menarini rivendica l’importante crescita di dipendenti in 10 anni, arrivati a quota 17.800 (erano 12.900 nel 2010), al 50% donne anche nei ruoli apicali. E gli importanti investimenti nel nostro Paese (“l’Ebidta resta in azienda da oltre 25 anni”).

Le prospettive per il 2024

“Continueremo a crescere in Usa, con lanci in oncologia in Europa e guarderemo con interesse ma prudenza alla Cina“, ha assicurato Aleotti. Il tutto “senza una bulimia espansionistica, ma un passo alla volta”.

“Le priorità sono oncologia, biotech, innovazione e Stati Uniti”, ha aggiunto la Ceo Elcin Barker Ergun, parlando di accordi importanti in vista anche nel cardiovascolare. E della sfida dell’antibiotico-resistenza: “Abbiamo un portafoglio di prodotti, ma i prezzi non incentivano a investire”. Ecco perchè Menarini si batte, anche a livello europeo, perchè ai nuovi antibiotici sia riconosciuto uno status simile a quello dei farmaci orfani.

Ma se questa è l’epoca dell’AI generativa, anche Menarini intende esplorare le potenzialità di questa innovazione: “Quello dell’intelligenza artificiale – ha detto Elcin Barker Ergun – è un settore molto interessante: può accelerare la scoperta farmaceutica screenando rapidamente le molecole, accelerando i trial clinici”, ma anche favorendo l’efficienza dal punto di vista legale o regolatorio. “Siamo solo all’inizio”, chiosa la manager di origini turche, che è anche un’ingegnera.

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