Dispositivi medici, Nicola Barni: “Il payback è la madre di tutte le insidie”

Nicola Barni Confindustria Dispositivi medici

È un momento cruciale per i dispositivi medici, alle prese con la ‘questione payback’ e la tassa sul fatturato. A guidare Confindustria Dispositivi medici è Nicola Barni, classe 1976, una laurea in Economia all’Università degli Studi di Brescia e un Mba alla MIB School of Management di Trieste.

General Manager & Managing Director di Hollister Incorporated, Barni all’indomani della sua prima assemblea pubblica da presidente invita a non ignorare i campanelli di allarme e le insidie che minacciano un settore vitale, con un mercato che vale 18,3 miliardi di euro. “Il payback è certamente la madre di tutte le insidie”, dice a Fortune Italia il manager, illustrando la sua ‘ricetta’ per superarlo e costruire una nuova strategia nazionale ad hoc.

Come è andato il 2023 per il settore dei dispositivi medici in Italia?

Se osserviamo l’impatto del settore nel nostro Paese ci accorgiamo di quanto sia strategico: oltre 4 mila aziende con un mercato che vale 18,3 miliardi di euro e che nell’ultimo anno ha visto crescere l’export del 3,5%. Senza considerare il livello di innovazione che ogni giorno portiamo nelle strutture sanitarie pubbliche e private, ma anche al domicilio del paziente, attraverso le nostre tecnologie. Tuttavia, il calo del 30,1% degli investimenti in ricerca e sviluppo è un campanello d’allarme che non va ignorato. Un segnale di incertezza e instabilità causato da una politica industriale poco lungimirante e da scelte di razionamento della spesa che continuano a penalizzare l’industria. Il settore dei dispositivi medici ha un valore enorme che non va disperso e un grande potenziale che necessita delle condizioni migliori per potersi esprimere. Per i cittadini, per il Paese.

Dal payback alla tassa sul fatturato, fino alle crisi internazionali: quali sono le maggiori insidie per il settore?

Il payback è certamente la madre di tutte le insidie. Abbiamo voluto con il nostro Centro Studi analizzare l’impatto attuale e potenziale di questa norma che consideriamo iniqua e che speriamo venga presto superata. Ne è emerso un quadro di incertezza: oggi 6 aziende su 10 si sono astenute dalla partecipazione alle gare pubbliche, limitando al mercato privato le soluzioni più avanzate. Sette imprese su 10 prevedono, nel 2028, di rivolgersi a mercati esteri condannando l’Italia a incrementare l’importazione di dispositivi medici. A questa situazione già di per sé drammatica si aggiunge il tema dello 0,75%. L’Italia è l’unica Nazione europea ad aver recepito la possibilità di implementare un fondo da destinarsi al governo dei dispositivi medici e crediamo che tale prelievo debba essere inserito in una visione organica, quindi una governance strutturata dei dispositivi medici. È necessario un disegno strategico che bilanci la sostenibilità economica del Ssn con lo sviluppo delle imprese nel Paese.

Quali sono le richieste di Confindustria dispositivi medici alla politica?

La prima assemblea della mia squadra di presidenza ha al centro la parola insieme. Siamo convinti che solo insieme ai pazienti, ai medici e alle istituzioni sia possibile ridisegnare la sanità del futuro. Vogliamo iniziare un percorso di lavoro e collaborazione con tutti gli stakeholder della salute per una sanità all’avanguardia: efficiente, equa, sostenibile e competitiva. Bisogna intervenire con visione e lungimiranza, superando il payback e costruendo una nuova governance dei dispositivi medici. Una governance concreta, credibile e documentata, sostenuta dal contributo delle società scientifiche e delle associazioni di pazienti, e supportata da evidenze non solo cliniche, ma anche economico-organizzative e di sostenibilità sociale.

In che modo coniugare l’accesso all’innovazione con la sostenibilità?

Il Ssn è più sostenibile se è più efficiente e risponde meglio alle esigenze dei pazienti. Bisogna cambiare l’approccio – e nella nostra proposta di governance è ben evidenziato – ragionando per patologia e bisogni di cura, non per tetti di spesa che niente hanno a che vedere con i reali fabbisogni dei cittadini. In questa logica è essenziale che il metodo di valutazione delle nuove tecnologie sanitarie, noto come HTA (Health Technology Assesment), assicuri un accesso rapido a tutte quelle innovazioni che abbiano ricevuto parere positivo, in modo che possano migliorare da subito la cura per i pazienti che ne avessero bisogno.

La spada di Damocle del payback ha rallentato le assunzioni?

Purtroppo sì. Secondo una indagine svolta sulle nostre aziende, già oggi il 61% ha bloccato le assunzioni e il 31% ha fatto ricorso a licenziamenti. Per questo parlo di potenziale che non va disperso e di rischio di impoverire non solo l’assistenza sanitaria ma anche il valore che la nostra filiera rappresenta in termini di occupazione, tra l’altro altamente qualificata, e di crescita.

Qual è, allora, la sua ‘ricetta’ per una nuova governance di questo settore?

Politica sanitaria e politica industriale sono strettamente collegate. La proposta di governance che le imprese hanno presentato alla politica è basata su tre pilastri: bisogna cambiare la programmazione dell’offerta sanitaria non più incentrata sulle singole prestazioni ma per patologia, rimodulare i tetti di spesa sulla base di cluster di patologia e delle spinte tecnologiche in atto e adottare l’innovazione tecnologica attraverso processi valutativi in grado di fare la differenza per il paziente e per la sostenibilità del sistema. Parallelamente bisogna rendersi conto che le imprese non possono essere messe in condizione di perenne incertezza e bisogna come sistema Paese tornare ad essere attrattivi per investimenti esteri e di imprenditori locali. E per fare questo la priorità assoluta è il superamento del payback.

Siamo ancora all’inizio dell’anno: se dovesse fare una scommessa, che 2024 ci aspetta?

Mi auguro che la nostra assemblea sia il punto di partenza per avviare un percorso di collaborazione con gli stakeholder della salute senza precedenti, che preveda il superamento del payback e la costruzione di una nuova strategia nazionale dei dispositivi medici. Siamo in un momento delicato a due mesi dall’udienza della Corte costituzionale sul tema. Mi auguro che proprio in questo momento cruciale si possa cominciare a ragionare sulla sanità del futuro, per salvaguardare la sostenibilità del nostro prezioso Sistema sanitario nazionale.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.