Leadership, se l’autocontrollo è il segreto del successo

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Il vostro capo sbraita, urla, va fuori dei gangheri non appena qualcosa non va per il meglio? Ha difficoltà a controllare la propria impulsività nelle riunioni di lavoro? Se vi ritrovate con un superiore che si lascia andare a reazioni estreme, sappiate che forse la sua non è la strada giusta per la carriera. Perché quando un potente tende a perdere il controllo, probabilmente avrà maggiori difficoltà a raggiungere o a mantenere una posizione di leadership.

Una ricetta per gli amministratori delegati, così come dovrebbe essere anche per chi si trova ai vertici delle piramidi organizzative e politiche, passa infatti attraverso un sapiente impiego della capacità di autocontrollarsi. Ma non basta: per il leader, conta anche saper fissare obiettivi ragionevoli. Meglio raggiungere quelli, in termini di riconoscimento di leadership, piuttosto che porre mete lontanissime e poi dover condividere la mancanza dei risultati.

Siamo nell’ambito degli spunti di riflessione psicologica. Ma certo queste indicazioni vanno ragionate. Anche perché vengono dalla ricerca. A dirci che la strada verso il potere in azienda, sul lavoro – e non solo – passa attraverso un sapiente e misurato controllo delle proprie azioni e dei propri pensieri, evitando di reagire con eccessiva foga ma contando magari fino a 100 prima di esprimersi, è infatti un’originale indagine condotta da esperti della Rady School of Management dell’Università della California di San Diego e dell’Università Texas A&M.

Lo studio, apparso sul ‘Journal of Personality and Social Psychology’ (primo autore Shuang Wu), mostra chiaramente come la percezione dell’autocontrollo del boss da parte dei colleghi e comunque di chi opera nello stesso ambiente sia alla base del riconoscimento del valore del superiore.

E soprattutto segnala che la capacità di mostrare il proprio “self control” sia alla base della sensazione di potere riconosciuto dagli altri. E apre la strada a un’apertura di fiducia che certo può essere di grande aiuto per chi opera facendo scelte strategiche per l’organizzazione, in virtù del suo ruolo.

Più che la forza della reazione, insomma, ai capi viene richiesta la capacità di controllarsi. L’analisi, come riporta una nota della stessa Università della California di San Diego, ha preso in esame una serie di esperimenti condotti su quasi 3.500 persone, studenti di college o adulti, alle prese con individui con diversi livelli di autocontrollo.

In termini generali, chi ha mostrato di saper tenere a bada le proprie pulsioni e le conseguenti reazioni è stato riconosciuto come in grado di esprimere una maggior sensazione di potenza e quindi di rivelarsi maggiormente portato a trovarsi ai vertici di organizzazioni complesse.

I test hanno preso in esame una serie di situazioni di vita comune, che però hanno permesso di comprendere quanto e come la capacità di controllarsi è stata vista come strada per il raggiungimento degli obiettivi, anche sul lavoro. Dallo studio appare questo l’elemento chiave per il giudizio degli altri, piuttosto che l’analisi di quanto stava alla base del pensiero di chi viene valutato. Il tutto, in diverse attività della vita di ogni giorno, dalla capacità di risparmio alla gestione delle abitudini alimentari. Leadership a 360 gradi, dunque.

Un esperimento presentato nello studio spiega in modo chiarissimo questo concetto chiarendo come le persone sono percepite come meno adatte a ruoli di potere quando non riescono a raggiungere obiettivi ambiziosi. A prescindere dalle prestazioni. Un gruppo di studenti universitari ha interagito con individui che fissavano vari obiettivi di lettura. C’era chi si prefiggeva l’obiettivo ambizioso di leggere 200 pagine a settimana, mentre altri fissano un obiettivo inferiore, ovvero leggere 50 pagine a settimana.

Tutti questi individui hanno letto la stessa quantità – 100 pagine – ma coloro che non hanno raggiunto il loro obiettivo sono stati visti come meno potenti dai partecipanti allo studio. Inoltre, i partecipanti erano meno interessati ad avere coloro che non avevano raggiunto il loro obiettivo come leader del gruppo nei compiti successivi.

Insomma: autocontrollo e pacatezza negli obiettivi sembrano essere le due doti che si richiedono al leader. Magari senza fissare obiettivi troppo ambiziosi per l’organizzazione: in chiave di leadership, insegna la ricerca, è meglio non porsi fini lontani ed irraggiungibili ma qualcosa di semplice. Per essere abbastanza certi di raggiungere lo scopo.

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