Lo sport fa bene alla salute, lo diciamo spesso. Una ‘regola aurea’ che vale anche per il golf, tornato un po’ nell’ombra in Italia dopo i fasti della Ryder Cup. Ma dal momento che proprio il golf è fra gli sport individuali più praticati al mondo (con oltre 65 milioni di giocatori), continuano studi e ricerche focalizzati sulla salute degli appassionati. A preoccupare, anche in ottica One Health, è l’effetto dei pestici usati per assicurare ai praticanti un tappeto erboso a prova di Ace. Ma quanto rischiano i golfisti per colpa di queste sostanze chimiche?
I prodotti nel mirino
Per scoprirlo, i ricercatori dell’American Chemical Society guidati da John M. Clark hanno chiesto a un gruppo di volontari (nella foto, mentre indossano tute di cotone e ‘coperture’ ad hoc/credits: John M. Clark) di giocare 18 buche su un campo simulato, irrorato con comuni pesticidi. Il team ha progettato uno studio per indagare sui potenziali pericoli per i golfisti legati, in particolare, a quattro pesticidi, che hanno bassa volatilità e tossicità relativamente ridotta per gli esseri umani e, soprattutto, sono comunemente usati sull’erba dei campi da golf: ciflutrina (insetticida), clorotalonil (fungicida), MCPP-p (erbicida) e 2,4-D (erbicida).
Lo studio
I ricercatori hanno ricreato così un campo da 18 buche con lo “scenario peggiore”: tutte le aree sono state trattate con la quantità massima suggerita dai produttori di tutti e quattro i pesticidi. Poi gli scienziati hanno reclutato otto golfisti volontari chiedendo loro di fare un giro completo sull’erba trattata, esattamente un’ora dopo l’applicazione dei pesticidi e di restare a giocare sul campo per quattro ore.
Per misurare l’esposizione alle sostanze chimiche, quattro volontari hanno indossato tute integrali di cotone con veli, calzini e guanti che raccoglievano i residui da contatto e campionatori d’aria che catturavano i le particelle volatili presenti nell’aria. Gli altri quattro volontari indossavano abiti di cotone tagliati sopra i propri abiti da golf (e sono stati sottoposti ad esami delle urine).
Alla fine della ‘sessione’ di gioco, il team di Clark ha misurato i residui di pesticidi sulle tute dosimetriche e sui campionatori d’aria. E qui sono arrivate le sorprese: sono le dita e la parte inferiore delle gambe a ‘raccoglierne’ la maggior parte, mentre l’aria contribuiva poco all’esposizione. I ricercatori hanno anche misurato il rischio di esposizione dei volontari dai livelli di pesticidi trovati sulle tute e nei campioni di urina.
Le conclusioni
Come si legge su ‘ACS Agricultural Science & Technology’, probabilmente esistono “limitati motivi di preoccupazione” legati all’esposizione prolungata all’erba trattata con pesticidi. Ma stando ai ricercatori il rischio per i golfisti dovuto ai pesticidi utilizzati sul tappeto erboso è “probabilmente basso”.
Non solo. Alla fine della ricerca, Clark e colleghi hanno confrontato i risultati ottenuti con quelli di un loro studio del 2008, fatto usando insetticidi neurotossici più vecchi, sempre su un campo da golf simulato e adottando gli stessi protocolli. Il confronto mostra come i pesticidi moderni, a bassa volatilità e meno tossici, ridurrebbero ulteriormente il rischio di effetti avversi nei golfisti.