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Roma capitale del golf, alla scoperta della Ryder Cup

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Quando il facoltoso commerciante di semi Samuel Ryder ricevette dal suo medico il consiglio di iniziare a giocare a golf per migliorare la sua salute, non immaginava nemmeno lontanamente che il suo nome sarebbe rimasto indissolubilmente legato alla più celebre sfida del golf mondiale. La prima edizione con in palio la Ryder Cup si svolse negli Stati Uniti nel 1927, dando seguito alle esibizioni precedenti del 1921 e del 1926, che per la prima volta videro fronteggiarsi le squadre composte dai migliori professionisti di golf britannici e americani. Prima di allora una simile sfida era ostacolata dal lungo e avventuroso viaggio in mare, non sempre agevole e sicuro. Con l’avvento dei più veloci e affidabili transatlantici attraversare l’Oceano divenne una consuetudine e per i campioni di golf divenne un’abitudine prender parte ai sempre più ricchi Open nei due continenti.

La Ryder Cup, fin dalla sua prima edizione, ha rappresentato molto più di una semplice sfida di golf. La sua formula innovativa prese forma dalla rivalità fra le due principali culture golfistiche mondiali, quella del Vecchio Continente che rappresentava la tradizione e quella americana, fondata sul nuovo concetto di sport professionistico come forma di intrattenimento per un pubblico sempre più vasto. Fu così che la Ryder Cup divenne, ogni due anni, l’appuntamento più atteso dagli appassionati di golf, che potevano finalmente tifare non per un singolo giocatore, ma per un intero Paese.

Edizione dopo edizione, anche il tifo a bordo campo, tradizionalmente compassato e attento al gioco, divenne parte integrante della competizione, avvicinando la sfida ai più seguiti sport di squadra sia in Europa che negli Usa. L’equilibrio delle prime edizioni, che vide sempre l’affermazione della squadra di casa, divenne già prima della Seconda Guerra mondiale un dominio del team americano, incolmabile durante il conflitto bellico che devastò l’Europa. Il team Usa conquistò tutte le sfide dal 1935 al 1955, concedendo una tregua solo nel 1957, quando sul percorso inglese di Lindrick si imposero i britannici sotto la guida del coriaceo gallese Dai Rees. Il dominio americano riprese dall’edizione successiva e non si interruppe fino al 1985, quando in terra inglese arrivò la prima vittoria del Team Europe, dove dal 1979 militavano oltre ai britannici anche professionisti dell’Europa continentale.

A questa storica svolta si arrivò nel 1977: al termine dell’ennesima disfatta, il pluricampione americano Jack Nicklaus e l’associazione dei professionisti britannica decisero di allargare il team UK, che già comprendeva anche l’Irlanda, al resto d’Europa. Una spinta decisiva in questa direzione la diede il successo planetario del giovane talento spagnolo Severiano Ballesteros, che a soli 19 anni, in una storica edizione dell’Open Championship al Royal Birkdale, giunse secondo appaiato al più vincente giocatore americano di tutti i tempi: Jack Nicklaus. Il carisma di ‘Seve’ e di tanti altri giovani talenti europei portò grande fortuna agli organizzatori della Ryder Cup e, nonostante le molte diffidenze iniziali, riuscì a ribaltare le sorti della sfida rendendola più equilibrata e avvincente.

Con le prime vittorie europee, a partire dal 1985, tutto il movimento del golf nel Vecchio Continente beneficiò di un nuovo impulso vitale e anche il nostro Paese vide affermarsi in campo internazionale il suo miglior talento. È stato il bergamasco Costantino Rocca (nella foto in evidenza) nel 1993 il primo italiano a prendere parte ad una sfida di Ryder Cup e il primo a vincerla, sia nel 1995 che nel 1997.

Proprio quest’ultima vittoria passò alla storia come la prima edizione disputata sul territorio continentale, a Valderrama in Spagna, e la prima che vide in campo l’astro nascente del golf americano e futuro fenomeno del golf mondiale Tiger Woods, battuto nella decisiva giornata finale proprio dal nostro Costantino Rocca. Ma per l’Italia il cammino in Ryder Cup era appena iniziato. Nel 2010 per la sfida di Celtic Manor, la prima disputata in Galles, fu ancora il nostro Paese a fornire al Team Europe non uno, ma addirittura due giocatori: i fratelli Edoardo e Francesco Molinari.

Francesco Molinari

Qualche edizione dopo, nel 2018, quando la Ryder Cup sbarcò nuovamente sul continente questa volta a Parigi, l’Italia con Francesco Molinari fu assoluta protagonista. Fu proprio il nostro Chicco, vincitore dell’Open Championship di Carnoustie, a trascinare l’Europa alla vittoria realizzando 5 punti su 5, un record conseguito in passato solo da pochi intramontabili campioni. È grazie alla sua impresa se il nostro Paese è riuscito ad aggiudicarsi l’edizione 2023, che si disputerà a fine settembre al Marco Simone Golf Club di Roma, un campo pensato e modificato appositamente per ospitare la Ryder Cup con le sue immense tribune e i suoi giganteschi spazi per l’ospitalità. Comunque vada, sarà per l’Italia e per il golf italiano un’occasione unica e irripetibile, un’opportunità da cogliere al volo, senza timore, ribaltando ogni pregiudizio nei confronti di uno sport in grande sviluppo in campo internazionale, che rappresenta una grande opportunità di rilancio economico per il nostro Paese.

 

*scrittore e sceneggiatore, si è occupato di marketing cinematografico e televisivo. È stato campione italiano a squadre nel ’97 ed è autore di “Tutti i fairways portano a Roma”, libro che racconta la storia della Ryder Cup attraverso i ricordi di una famiglia scozzese
emigrata in Italia

 

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